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Un passaporto per le piante


Dopo la pubblicazione del regolamento comunitario è arrivato un importante documento (nazionale) che vuole fare chiarezza sull’applicazione e agevolare le imprese negli adempimenti da seguire.

“È un risultato importante, di cui siamo soddisfatti, perché interviene in direzione di una semplificazione per le aziende – dice Nada Forbici, presidente di Assofloro -. Negli ultimi mesi l’associazione dei florovivaisti ha lavorato di concerto con Coldiretti e il Servizio Fitosanitario Nazionale per divulgare prima e declinare poi, nella variegata realtà del mercato italiano, il regolamento europeo.

In vigore dal dicembre 2019, il regolamento che legifera sulla tracciabilità delle piante, dalla loro “nascita” alla messa a dimora, vede garden center e florovivaisti impegnati nella sua applicazione.

«”L’obiettivo del nostro impegno degli ultimi mesi è stato quello di migliorare l’applicazione per renderla agevolante per le imprese. Se infatti da una parte il regolamento svolge un’importante azione per il controllo degli organismi nocivi, dall’altra rischiava di mettere in serie difficoltà le aziende, arrivando a dare il colpo di grazia alle più piccole”.

I risultati ottenuti al termine del lavoro di confronto tra Assofloro, Coldiretti e Servizio Fitosanitario Nazionale chiariscono i casi in cui è necessario produrre il passaporto delle piante in base al tipo di acquirente  . La documentazione richiesta cambia infatti in funzione dell’utente finale.

Spiega Nada Forbici: “Chi produce o vende prodotti florovivaistici, definito OP cioè operatore professionale impegnato, ha diversi utenti finali: giardinieri, privati, altre aziende agricole florovivaistiche oppure persone giuridiche come per esempio gli alberghi, o i condomini”. Il passaporto fitosanitario, che riguarda tutte le piante, è necessario per la vendita ai giardinieri, mentre non lo è per la vendita al privato. C’è però un’eccezione e riguarda garden e florovivaisti che si trovano nelle cosiddette “zone protette” per alcune patologie: in questo caso il passaporto deve essere emesso per alcuni tipi di piante. L’obbligo invece non sussiste nel caso della vendita a persone giuridiche, come alberghi o condomini. Semplificando, se si immagina il processo di produzione e vendita come una catena che coinvolge diversi soggetti, il passaporto è necessario fino all’operatore professionale che mette a dimora la pianta. Il passaporto è invece obbligatorio sempre per chi fa vendita online.

“Il regolamento comprende anche indicazioni sull’import/export e, nel caso di garden come per le aziende agricole florovivaistiche produttrici, prevede anche tutta un’altra serie di obblighi che riguardano per esempio la descrizione dei processi produttivi (strutture, irrigazione, tipi di substrato…) fino alla pianta matura, oltre al controllo preventivo delle malattie e la gestione della quarantena, per fare qualche esempio”, prosegue Nada Forbici.

Fine ultimo del nuovo regime fitosanitario delle piante è infatti il contrasto in tutta Europa ed extra UE, della diffusione degli organismi da quarantena, quelli cioè che non hanno antagonisti (si pensi al disastro provocato dalla Xylella, ma anche quello dell’Anoplophora Chinensis o Glabripennis), preservando ogni paese dall’ingresso, e viceversa impedendone l’uscita.

Qual è stato il ruolo di Assofloro in questo frangente? “In un primo momento, a ridosso dell’entrata in vigore, abbiamo cercato di divulgare il più possibile il regolamento, per farlo recepire, in collaborazione con il servizio fitosanitario regionale, anche se non ancora tutti lo hanno recepito e applicato. Poi, avendo trovato molta collaborazione da parte dapprima del servizio fitosanitario regionale lombardo e in seguito nelle altre regioni fino a quello nazionale, ci siamo messi al lavoro per spiegare cosa cambia rispetto alla vecchia normativa”.

Quello che prima era il RUP oggi è infatti diventato il RUOP (il registro ufficiale degli operatori professionali) ed era importante definire chi avesse l’obbligo o meno di iscrizione. “Quindi – continua la presidente di Assofloro – per andare incontro alle esigenze delle aziende e delle imprese coinvolte, che in Italia sono molte e molto variegate, per ciascuna situazione abbiamo chiarito e dettagliato il regolamento in base al tipo di attività, esonerando per esempio dall’iscrizione al RUOP e dal passaporto i microproduttori, magari a conduzione familiare, che vendono solo al privato. La complessità per le imprese si traduce anche in un termini economici e di gestione, se pensiamo che il passaporto riguarda ogni singola pianta venduta e, novità rispetto a prima, tutti i tipi di piante. Ci sono ancora alcune questioni aperte, come alcune riguardanti l’import/export, su cui ancora ci stiamo lavorando, ma possiamo ritenerci soddisfatti. La collaborazione con il servizio fitosanitario è stata fondamentale sia in direzione della divulgazione, sia per la sua applicazione andare incontro alle imprese”.



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