ManoMano, gli investimenti in Italia
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“Gli ultimi due mesi sono stati intensi ma i risultati sono stati positivi. 355 milioni di dollari in nuovi investimenti è una bella cifra, per non parlare della valorizzazione di 2.6 miliardi di dollari”. Con queste parole Francesco Caravello, Sr Vice President Sellers’ Partnership – Worldwide e Sr Vice President Business Development South Europe & Executive Committee Member, inizia l’intervista raccolta all’indomani della comunicazione dei risultati raggiunti da ManoMano.
Il nuovo round di finanziamenti, il conseguimento dello status di azienda unicorno e l’apprezzamento del presidente francese Emmanuel Macron che , com’è noto ha molto a cuore le start up, tanto da voler fare della Francia una fare della Francia una “Startup Nation”.
Un nuovo round di finanziamento. Quali sono gli elementi attrattivi che vi hanno consentito questo risultato?
Ormai siamo a quota 725 milioni di dollari negli ultimi 8 anni, l’azienda dà i suoi frutti e i risultati iniziano a parlare da soli, in termini di metrics economy, oltre al fatto che il mercato ha un enorme opportunità. Questo non è un segreto per nessuno e l’anno scorso è stato un anno particolare per tutti gli operatori dell’home improvement. Per noi è stata la tempesta perfetta che ha accelerato il business e ci ha fatto scalare in anticipo uno o due anni di crescita e non è cosa da poco in termini di operazioni, energie, supporto seller e clienti. Tutti questi elementi e risultati sono la ragione per cui i fondi di investimento hanno creduto nel nostro progetto ed è la spinta che ci porta a credere e ad innovare su questo mercato.
Tralasciando Amazon che è un generalista o le realtà locali, anche sono molto importanti, chi sono i concorrenti di ManoMano?
Con lo stesso progetto, la stessa impronta a livello europeo nei sei Paesi dove operiamo, non c’è nessuno, non c’è un altro market place che sia vertical specializzato nell’home improvement, giardinaggio, bricolage.
Si sconta la complessità del settore?
Credo di sì, ma è anche un settore in cui la complessità può essere un’opportunità. Ci sono categorie che hanno un tasso di penetrazione online effimero, minuscolo, ma non credo che voglia dire che sono categorie che non riusciranno mai a svilupparsi online. E’ più che altro una questione di quante risorse e tempo si vogliono investire, per trovare delle soluzioni che possano rispondere ai veri bisogni dei clienti. Sappiamo che ci sono delle categorie per cui ci vuole più tempo, pazienza e impegno nell’educare l’utente, e poi è necessario essere pronti al momento giusto nel portare nuove soluzioni. Certamente la complessità sta nello sconfinato spettro merceologico esistente, perché ogni comparto ha la sua ha la sua specificità. A questo s aggiunge l’importanza di avere un approccio che non sia solamente globale, ma che possa adattarsi ad ogni mercato locale. Per farlo è necessario investire per avere le risorse necessarie per sviluppare un progetto dello stesso tipo su più paesi. Non tutti hanno la struttura per farlo.
Avete dichiarato l’assunzione di 1000 dipendenti. In Italia quanti saranno?
Al momento è prematuro, non abbiamo ancora fatto il piano dettagliato per Paese, quindi non voglio comunicarti cifre che non siano reali. Posso dire che la maggior parte delle nuove risorse saranno impiegate nei reparti tech, quindi applicato a tutti i paesi, per rinforzare e migliorare ancora di più la consumer experience, inoltre continueremo ad investire sui servizi che dedichiamo ai seller. Per quanto riguarda l’Italia, continueremo ad implementare i due progetti chiave sui quali abbiamo investito: lo sviluppo della piattaforma ManoMano Pro, dedicata ai professionisti, e la logistica di Cremona.
A proposito della piattaforma Pro. Possiamo già azzardare qualche analisi?
E’ estremamente presto parlare di risultati, siamo in fase di costruzione perché l’apertura della piattaforma è solo l’inizio, poi viene tutto il lavoro di educazione, di evangelizzazione del servizio. Al momento i risultati son positivi ed incoraggianti e molte risorse di questo ultimo foundraising saranno destinate allo sviluppo di ManoMano Pro. E’ una grande opportunità perché, sui sei paesi che copriamo, si parla di un potenziale di 200 miliardi di euro b2b. E’ ovvio che bisognerà essere pazienti, lavorare molto per farsi conoscere e convincere gli artigiani che hanno bisogno di servizi dettagliati, con offerte specifiche, modalità di consegna adeguate, in cantiere e comunque sui luoghi di lavoro. Attualmente in Francia, dove abbiamo iniziato 2/3 anni fa, 1 professionista su 10 è cliente della piattaforma ManoMano Pro, mentre 2 professionisti su 5 ne conoscono l’esistenza.
Passiamo dal lato del fornitore, del marketplace, la raccolta aziende come sta procedendo, li avete convinti della bontà del progetto?
No, certamente abbiamo ancora del lavoro da fare, ma procediamo velocemente. L’anno scorso abbiamo integrato 170 seller sulla piattaforma italiana, sempre con un approccio selettivo. Le richieste sono elevate ma ne accettiamo poche e lavoriamo con un approccio molto più outbound che inbound. Certamente ogni azienda ha una strategia di sviluppo diversa, ci sono società per cui non ha molto senso lavorare con noi, per una questione di struttura, di costi, di propensione all’export. Il vantaggio di ManoMano è che ogni società è un mondo a parte e ogni contrato che facciamo è specifico, nella ricerca di un setup conveniente sia per noi sia per il seller. L’obiettivo è quello di creare partnership a lungo termine dove possiamo veramente consentire del valore aggiunto ai seller.
Voi avete il vantaggio di mettere a disposizione dei clienti un mercato europeo. In che modo si concentreranno gli investimenti in questo ambito?
Sì, tra gli investimenti che realizzeremo per i seller, sarà naturalmente coinvolta la piattaforma tecnica che verrà migliorata per offrire sempre le migliori performance, con una maggiore quantità di dati e informazioni da mettere a disposizione per migliorare le strategie di vendita o sapere su quali prodotti vale la pena concentrarsi. Per quanto riguarda l’internazionalità abbiamo creato dei team specifici dedicati alla tematica di cross border, per creare tutti i servizi e i programmi, di cui i seller possano avere bisogno. Per esempio l’anno scorso abbiamo iniziato a testare servizi di traduzione dei cataloghi, servizi di collaborazione con società all’estero che sono in grado di facilitare l’ingresso nel mercato di appartenenza in modo più rapido e dinamico. Puntiamo a creare servizi che semplifichino i processi e ne riducano i tempi. Se si pensa a tutti i touch point che il seller deve realizzare quando decide di andare all’estero, potersi avvalere di soluzioni che ti fanno guadagnare tempo, e sui quali noi garantiamo la qualità dei partner che proponiamo, può essere molto importante. In questo senso un buon esempio è l’ultima collaborazione che abbiamo stretto con ICE Parigi. E’ un’ottima opportunità e spero che le aziende italiane ne approfittino.
Aprirete in nuovi Paesi?
Ad oggi no, potremmo, ma non è nostra intenzione. Al momento volgiamo concentrarci sui sei Paesi dove siamo presenti, lavorando per migliorare l’esperienza dei seller sui mercati dove presenti.
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