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Che fine fanno piante e fiori invenduti?


La proposta di Assofloro è stata condivisa dall’Assessorato all’Agricoltura, Alimentazione e Sistemi Verdi di Regione Lombardia. Il materiale vegetale destinato al macero, potrà essere riutilizzato nell’ambito delle pratiche agricole, evitando i costi di smaltimento.

Infatti, per piante e fiori invenduti, provenienti da aziende agricole florovivaistiche, potrà essere adotatta la procedura per il corretto riutilizzo di “Sfalci e Ramaglie, secondo l’art.185 del Decreto Legge 152/2006.

L’Assessorato all’Agricoltura, Alimentazione e Sistemi Verdi di Regione Lombardia, in risposta al quesito di Assofloro, ricorda che l’art. 185 lett. f) esclude dall’applicazione della Parte quarta – Norme in materia di gestione dei rifiuti e di bonifica dei siti inquinati, ..” le materie fecali, se non contemplate dal comma 2, lettera b), del presente articolo, la paglia e altro materiale agricolo o forestale naturale non pericoloso quali, a titolo esemplificativo e non esaustivo, gli sfalci e le potature effettuati nell’ambito delle buone pratiche colturali, nonché gli sfalci e le potature derivanti dalla manutenzione del verde pubblico dei comuni, utilizzati in agricoltura, nella silvicoltura o per la produzione di energia da tale biomassa, anche al di fuori del luogo di produzione ovvero con cessione a terzi, mediante processi o metodi che non danneggiano l’ambiente ne’ mettono in pericolo la salute umana.”

Piante e fiori provenienti dalle aziende agricole florovivaistiche e destinati al macero andranno accumulati, ovviamente separandoli da eventuali materiali destinati ad altra gestione come contenitori, supporti, protezioni, ecc., e destinati ad un utilizzo agronomico tramite interramento, sovescio o altro utilizzo della sostanza organica e del terriccio collegato a buone pratiche agricole, all’interno della stessa azienda agricola o presso altra azienda agricola. In quest’ultimo caso, è necessario un documento di trasporto che identifichi il materiale, la sua provenienza, la sua quantità e natura e la sua destinazione finale. Si ritiene che la presenza di un contratto tra le parti, affiancato al documento di trasporto, sia garanzia di corretto e totale utilizzo del materiale agricolo (o forestale naturale) tra i contraenti.

“Ringraziamo Regione Lombardia per il chiarimento importante – scrive Assofloro – perché mette in evidenza che eviterà alle aziende agricole, già colpite dalla crisi, di dovere sostenere i costi di smaltimento. Le aziende, prima di provvedere al corretto riutilizzo del materiale vegetale, dovranno ovviamente documentarlo secondo le modalità già definite da Regione Lombardia, necessarie alla denuncia relativa al mancato/minor reddito derivante dalla vendita dei vegetali in produzione. Pensiamo che questa procedura per la gestione del macero debba essere seguita anche dalle altre Regioni italiane, per sostenere le aziende colpite dall’emergenza Coronavirus”.



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