L’elemento umano della Logistica
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Cosa sta succedendo nel Piacentino? Succede che operatori di magazzino non dipendenti, protestino creando disagio a tutta la catena.
Propongo un momento di studio e riflessione sul panorama della logistica in Italia e il suo ruolo, divenuto strategico. L’analisi impone la conoscenza di un minimo glossario che è internazionale e quindi in inglese.
Intanto mi preme far capire che esistono tre diverse soluzioni logistiche per le aziende clienti: magazzini propri con operatori propri dipendenti; magazzini propri e operatori esterni – tipicamente coop; magazzini e operatori esterni che possono essere coop o personale diretto della azienda logistica.
Rispettivamente: magazzini “in house”, in “co-sourcing” in “outsourcing”.
Per decine di anni, molte realtà hanno utilizzato i magazzini in house come “depositi di cose e persone” senza dare troppa importanza a come queste occupassero i rispettivi spazi, subendone “ob torto collo” i costi – capex – ineludibilmente, fissi.
Lo sviluppo dell’offerta logistica conto terzi in Italia, negli anni passati è stato senza dubbio disordinato: è cresciuto il numero di imprenditori improvvisati senza scrupoli e competenze, che ha provocato non pochi disastri. Diverse sono state le aziende che hanno ceduto – a fronte di prezzi bassi – la loro merce a logistiche impreparate per personale, flussi e sistemi di magazzino, con conseguenze che si sono riversate, nelle ipotesi migliori, su produttività velocità e accuratezza delle spedizioni.
In quegli anni, la sola parola Logistica, provocava mal di testa un po’a tutti, in azienda.
Oggi la tendenza è sicuramente invertita: i Direttori della Logistica o, più ampiamente Supply Chain Director, hanno peso nelle decisioni strategiche, non c’è imprenditore che non abbia chiaro o gli sia stato chiarito il ruolo del magazzino nella catena del valore, passato da centro di costo a centro di profitto nei casi migliori, a facilitatori o addirittura acceleratore di business, negli altri.
Nel “nuovo mondo” globalizzato e veloce, la tendenza più seguita è quella dell’outsourcing completo: la gestione del magazzino viene ceduta a chi possiede competenze e expertise. L’azienda diventa cliente, variabilizza il costo, supervisiona e non opera quasi più sui flussi di merce portati in deposito direttamente dai fornitori.
La richiesta – poi- non si esaurisce quasi mai in una gestione dei pallet, IN (inbound) e OUT (outbound) dentro/fuori; “il manuale del bravo logistico” impone al 3PL (Third Party Logistic – terza parte logistica) la capacità di offrire servizi a valore aggiunto (Value Added Services) come controlli qualità, assemblaggi, piccole riparazioni…etc , flessibilità in termini di spazio e personale addetto, posizione geografica strategica (vicino a porti e/o snodi ferroviari e autostradali importanti), servizi doganali interni, software gestionale (WMS – warehouse management system) solido, qualità, velocità e, ovviamente, affidabilità.
Il driver nella scelta non è più soltanto il prezzo come accadeva prima, ma uno dei parametri chiave per il 3PL è rappresentato dall’elemento umano: farsi scegliere come datore di lavoro, da personale selezionato, formato che sia e si senta parte della catena, è fondamentale ed è la chiave di volta per evitare disagi, ritardi nella preparazione e spedizione degli ordini da magazzino a punto vendita e – quindi – al cliente finale.
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