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Monitoraggio GDS Brico&Garden Giugno 2020. L’analisi

Avevamo chiuso il 2019 con entusiasmo, con la rete della Gds del bricolage che aggiungeva oltre 30 negozi alla sua lista. Poi gennaio e febbraio 2020 erano iniziati nel solco dello stesso ottimismo e poi…il Covid-19 che ha stravolto tutte le possibili ipotesi e strategie commerciali per il 2020.

Va detto che il nostro è stato un comparto fortunato perché da subito, al di là delle naturali incertezze, tutta la distribuzione ha potuto rimanere aperta – eccetto i garden center, quelli no -, anche se con molte limitazioni a settori merceologici non compresi nei famigerati codici Ateco, protagonisti costanti dei bollettini quindicinali del Governo.

Durante il lockdown più rigoroso la maggior parte delle insegne ha comunque deciso per la chiusura che per pochi giorni chi per un periodo più prolungato, Obi, in particolare e chi, invece ha preferito rimanere sempre aperto.

Al di là delle incertezze le opinioni, le impressioni, le stime che abbiamo raccolto trasversalmente, parlano un marzo e aprile disastrosi per la GDS, con flessioni mediamente superiori al 40%, numeri che si sono prontamente ribaltati da maggio in poi con una sorta di “febbre” da bricolage che ha prodotto file di clienti un po’ ovunque. Ora la situazione, pur rimanendo positiva, si va normalizzando, tuttavia su quelli che saranno i numeri della distribuzione del bricolage nel 2020, quest’anno più che mai è necessario aspettare la fine dell’anno.

Molto meglio sembrano essersela cavata i negozianti del dettaglio tradizionale o trade. Hanno contenuto meglio le perdite, sono stati i grandi protagonisti di questo primo semestre, insieme a tutto il commercio di prossimità e, come mi hanno raccontato alcuni operatori della distribuzione, non sono casi isolati i commercianti di ferramenta che chiuderanno un 2020 ben al di sopra del 2019.

Qualche ipotesi la fa GS1

Nel frattempo, è uscita proprio in questi giorni l’anteprima del Rapporto Non Food realizzata da GS1 con la collaborazione di Trade Lab (qui trovate l’articolo dedicato). Le stime per tutto il non food sono impietose e presentano tutte un segno negativo per il 2020. L’unica consolazione è che la GDS del bricolage si attesta tra i canali che hanno sofferto meno e lo studio prevede una flessione compresa tra l’1,2 e l’1,9%. Meglio del bricolage solo l’Edutainment che la forbice previsionale colloca tra l’1,2 e l’1,6%. Tutte le altre categorie del Non Food dovrebbero fare peggio.

Ciò nonostante l’Osservatorio stima una variazione percentuale in negativo, dell’intero mercato del bricolage per il 2020, con una stima variabile tra il -18,5% e il -25%. E’ solo una previsione e il Rapporto è un’anteprima cui seguirà a settembre l’edizione definitiva. Francamente e molto prudentemente ci pare una flessione elevata ma potrebbe aver tenuto conto del peggiore scenario possibile per il prossimo autunno (seconda ondata, nuovi lockdown, ecc).

Primi sei mesi. Cosa è successo alla rete del bricolage?

Ma ora i numeri del monitoraggio. Il primo semestre 2020 chiude al 30 giugno con una flessione del numero totale dei punti vendita, che passa da 788 a 786. Ma qui, subito, si rende necessaria una dichiarazione di merito. Nel senso che la flessione sarebbe stata più importante, se non fosse che in questa rilevazione fa il suo ingresso l’insegna Centro Brico LoGatto con i suoi 4 negozi, tutti ubicati nella regione calabrese. Tra le altre novità segnaliamo anche la comparsa di una nuova insegna. Si tratta di Bricoware con 3 negozi in Campania. La proprietà è nota al mercato, è la famiglia Cangianiello, presente nel settore brico da tempo con punti vendita importanti e che sono stati affiliati Bricofer. Ora hanno scelto l’indipendenza e se volete approfondimenti potete leggere l’intervista pubblicata su TEN lo scorso 10 giugno.

L’affiliazione ritorna in negativo

Rispetto alla precedente rilevazione il numero dei punti vendita diretti sale a 600, con 12 unità in più, mentre quello dei negozi in affiliazione in un semestre passa da 200 a 186 punti vendita. Dopo una serie fortunata che ha visto l’affiliazione aumentare positivamente il numero die negozi, la colonna torna negativa.

Ricordiamo che mediamente il franchising non ha, a differenza di altri settori, una gran fortuna nel bricolage. Anche in questo caso vale la pena di fare una precisazione. A cavallo tra la fine del 2019 e i primi mesi del 2020 è stata perfezionata la cessione di 5 punti vendita a proprietà Fraschetti (ex Defì per intenderci) a Brico io: quindi da affiliati sono diventati diretti. Infine, un’altra precisazione di metodo va fatta sulla superficie espositiva totale. Da questa rilevazione, finalmente, possiamo dare le metrature ufficiali dei negozi di Bricoman che l’insegna ha deciso di pubblicare sul suo sito. Quindi, basta stime ma dati certi.

Dove, come, quando

Cosa è successo in questo semestre e quali sono state le insegne protagoniste? Il primo movimento dell’anno, a gennaio, è da attribuirsi al consorzio Bricolife con l’ingresso di 3 nuovi associati: BricoFormica, Brico Mio Emporio Chiacchia e Edidfornitura, rispettivamente nelle zone di Modena Pescara e nell’area Barletta-Andria-Trani.  Poco dopo, a febbraio, Bricolife fa ancora parlare di sé con l’apertura a Cagliari del nuovo negozio CFadda-Qui, un punto vendita cittadino di 300 mq.; un vero e proprio test, come ci ha raccontato Roberto Fadda, che va nella direzione della vera prossimità. Sempre a febbraio, non apre nulla, ma l’insegna Brico io ha un nuovo consigliere delegato. Si tratta di Paolo Micolucci, storica figura dell’insegna che prende il posto dell’uscente Danilo Villa.

Nel mese di marzo, appena pima dell’inizio del lockdown Bricoman apre Roma Fidene, l’insegna, a parte forse un paio di giorni per la preparazione di negozi, è tra quelle che non ha mai chiuso. Fidene ha una superficie di 14.000 mq, di cui 6.000 mq di area vendita interna e 3.000 mq dedicati all’area edilizia, ed è la seconda apertura nella citta romana.

Per vedere una nuova apertura dobbiamo aspettare il mese di maggio con Brico OK che apre a Podenzano, in provincia di Piacenza, un 2.000 mq. a gestione diretta e, successivamente il mese di luglio con Brico io che a Magione apre in affiliazione con la società Energiko s.r.l. dell’imprenditore PierLuigi Di Turi, già proprietaria di 2 punti vendita ad insegna Brico io a Città della Pieve (PG) e Sinalunga (SI).

Per contro le chiusure o i fuoriusciti, coinvolgono due insegne Brico io e Bricofer. Brico io chiude in marzo due unità. Entrambe nel mese di marzo: un affiliato di quasi 1.500 mq a Montenero di Bisaccia, entrato a far parte dell’insegna nel 2016 e un diretto, quello di Novara, un negozio di 2.000 mq aperto nell’agosto del 2008.

Per quanto riguarda il Gruppo Bricofer, segnaliamo la chiusura del negozio di Olbia ad insegna Self, anzi ex “dotto brico”. Uh 1.700 mq che era del tutto prevedibile che chiudesse vista la vicinanza con l’altro negozio dell’insegna del gruppo, Ottimax. Per quanto riguarda la rete a insegna Bricofer, se per i diretti la situazione è stabile, nella rete degli affiliati si registrano 8 defezioni. Di queste 3 rappresentano i negozi di proprietà Cangianiello, fuoriusciti e diventati un’insegna indipendente. Altri 3, rispettivamente Legnano, Vicenza e Cava Manara sono ex Granbrico, mentre per l’ultimo negozio si tratta di un affiliato, appartenente al Gruppo Adamante, situato a Crotone. In questo modo l’insegna Bricofer passa da 95 a 87 punti vendita. E’ evidente che il gruppo non ha ancora trovato un assetto definito e prosegue nel suo lavoro di assestamento, sia per quanto riguarda i punti vendita sia in sede centrale.

E il garden?

Il settore e quindi la distribuzione , sono stati maggiormente penalizzati in periodo di lockdown perché non hanno potuto aprire inegozi ma soltanto lavorare con consegne a domicilio, ordini telefonici o e-Commerce. Peraltro, il settore è stato anche particolarmente scombussolato da differenti DPCM e ordinanze regionali che hanno creato non poca confusione sia negli operatori sia nei consumatori.

Detto questo rileviamo solo un punto vendita in più per l’organizzazione Giardinia, che da 20 passa a 21 centri.



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