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In calo la fiducia degli italiani

Il tema transnazionale che ha condizionato maggiormente il terzo trimestre del 2016 (in particolare la prima parte) è stata la decisione del popolo britannico di uscire dall’Unione Europea.

Ma il dibattito politico è stato animato anche da tematiche che hanno riguardato più nello specifico i singoli paesi europei. Di conseguenza, le prospettive economiche e di reddito e gli indicatori che misurano la propensione all’acquisto hanno evidenziato un andamento tutt’altro che uniforme in Europa.

Nel complesso, l’indice di fiducia dei consumatori per l’area EU28 rilevato da GfK ha subito una contrazione da 13,1 a 12,3 punti nel periodo compreso tra giugno e settembre 2016.

In Italia le speranze di ripresa sono ancora scarse

In questo contesto, gli italiani sembrano avere poche speranze nella ripresa, almeno per i prossimi mesi. A settembre, le aspettative economiche dei consumatori hanno toccato quota -40,6 punti, ovvero il valore più basso da gennaio 2014.

Nel complesso, il dato risulta in calo di 9,3 punti dal giugno di quest’anno e di ben 25,2 punti rispetto a settembre 2015. A pesare su questo clima di scarsa fiducia sono sicuramente il persistere della crisi economica e finanziaria e l’arrivo di un elevato numero di migranti.

L’indicatore delle aspettative di reddito ha toccato invece i livelli più bassi dal gennaio dello scorso anno (-10,0 punti), con contrazione di 2,9 punti rispetto a giugno 2016. A pesare sulle ridotte aspettative di reddito è soprattutto l’andamento del livello di disoccupazione in Italia, sempre elevato o addirittura in aumento negli ultimi mesi.

Di nuovo in calo anche la propensione all’acquisto degli italiani: se nella prima parte dell’anno questo indicatore aveva raggiunto livelli soddisfacenti, nel terzo trimestre è calato drasticamente di 13,9 punti, andandosi ad assestare a 6,8 punti a settembre. L’elevata disponibilità ad acquistare registrata negli ultimi mesi pare dunque essersi esaurita.

I risultati della ricerca a livello europeo

L’inizio del terzo trimestre è stato segnato dai risultati del referendum di fine giugno sull’appartenenza del Regno Unito all’Unione Europea. Ciò ha avuto ripercussioni sulla fiducia dei consumatori e sulle aspettative economiche, nel Regno Unito come in quasi tutti i paesi europei, evidenziando contrazioni particolarmente significative in alcune circostanze.

Il clima di consumo per l’EU28 è risultato pari a 10,0 punti a luglio, in calo rispetto ai 13,1 punti del mese precedente. Il dato di settembre mostra invece un parziale recupero a quota 12,3 punti. È bene notare che, già nel mese di agosto, l’intensità del dibattito sulla Brexit si era sensibilmente attenuata nei paesi europei, lasciando spazio a tematiche di stampo nazionale. Le implicazioni della Brexit e l’impatto della stessa sugli atteggiamenti di consumo saranno valutabili con certezza solo una volta avviati i negoziati con Bruxelles e con l’avvicinarsi dell’effettiva data di “uscita”.

Sul fronte economico, l’Europa sta attraversando una positiva fase di sviluppo. Quasi tutti i paesi evidenziano segnali di crescita economica, registrando in alcuni casi tassi particolarmente sorprendenti. Questo trend trova riscontro anche nei dati sulla disoccupazione. Il numero di occupati risulta infatti in aumento nella maggior parte dei paesi europei, con una conseguente riduzione dei tassi di disoccupazione.

Eppure, tali segnali positivi non sembrano produrre incrementi altrettanto significativi a livello delle aspettative economiche e di reddito tra i consumatori. Anche la propensione all’acquisto non è risultata sempre in linea con la crescita economica evidenziata in ciascun paese. Ciò potrebbe essere imputabile ad aspetti diversi prettamente nazionali, ma anche a fattori psicologici generali e incertezze fondamentali, quali la guerra in Siria, gli attacchi terroristici che hanno colpito Francia e Germania, l’ascesa dei movimenti politici di estrema destra alle elezioni o nei sondaggi e le imminenti elezioni presidenziali americane.

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