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Dove va a parare la Gds del bricolage?

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Ten minutes DIY and Garden

In una recente intervista, realizzata dal nostro Giulio Le Serre, Fabio Girola, dell’omonima ferramenta, rispondendo ad una domanda, dichiarava che “Se si vuole restare competitivi e mantenere una dimensione di medie proporzioni, bisogna per lo meno garantire degli elementi distintivi. Un valore aggiunto che, noi, abbiamo espresso tramite il servizio al banco e la cura con cui seguiamo i clienti. Da noi il cliente è sempre servito al banco, sia che sia un privato sia un professionista”.

Quindi il banco come valore aggiunto, distintivo. Quel banco che sempre più insegne, della Gds del bricolage, tendono ad inserire nei loro lay out, in eterna evoluzione. La questione non è nuova e il banco ridiventa, progressivamente, il simbolo di un approccio di vendita che si sta sempre più trasformando in qualcosa d’altro; qualcosa che, però, ancora, non definisce, in modo preciso e chiaro, l’esperienza d’acquisto.

Mi spiego. La Gds del bricolage vanta ormai oltre 30 di vita nel nostro Paese, non pochi e, comunque, abbastanza per fare un’analisi della sua evoluzione, che ha avuto tratti prevalentemente quantitativi, nel senso di aumento del parco negozio sul territorio nazionale. Tutto qui? No, naturalmente. Sono arrivate le insegne straniere, grandi multinazionali che hanno, di fatto, monopolizzato il mercato. Multinazionali che, grazie alle risorse disponibili, hanno e continuano a fare da apripista alla moderna distribuzione del settore non solo in termini di massa critica, ma contribuendo all’evoluzione del formato “gdsdelbricolage”. In particolare, in termini di contenuti e, quindi, di esperienza d’acquisto, argomento che, ormai da qualche anno, affolla quotidianamente le pagine della stampa dedicata.

Ed è proprio in relazione alle risorse disponibili e, quindi alla maggiore possibilità di fare sperimentazione, che il gap, la distanza concettuale tra le grandi insegne internazionali e quelle italiche si è sempre più ampliata. L’aspetto non è da sottovalutare, soprattutto in un periodo, come questo, dove la concorrenza è sempre più agguerrita.

Se la ferramenta “tiene botta”, come si suol dire, e una buona quantità di rivendite edili entrano nel mercato del bricolage forti di specializzazione, ampi spazi da riconvertire e una presenza capillare sul territorio, perché mai dovrei scegliere, io, cliente, un punto vendita di piccola e media dimensione di una delle insegne del bricolage che conosciamo? E’ giusto puntare solo ed esclusivamente sul fatto che sei il negozio più vicino (la prossimità, parola d’ordine dell’ultimo quinquennio)?

Cosa offre in più? Maggiore superficie di vendita e quindi maggiore assortimento? Non sono molto convinta. Solo un esempio: giorni fa ho avuto la necessità di acquistare dei tasselli con gancio e mi sono recata in una Gds di media superficie (2.500 mq circa). L’assortimento comprendeva solo due modelli da 6 mm, il primo di marca e l’altro no name, e un modello con diametro di 9 mm. Non ho trovato quello che cercavo.

La mia non vuole essere una critica, ma uno spunto per dare il via ad una serie di riflessioni. Beninteso so perfettamente che il nostro è un settore, merceologicamente parlando, molto difficile complesso, tuttavia considerate giusta e calibrata quell’offerta? Si tratta di un caso isolato? Si tratta di una chiara e definita scelta di metodo? Non mi è chiaro, ma personalmente non ne sono molto convita.

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