Mercatone Uno e Grancasa, se ne riparla a fine maggio
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Un mese di maggio di fuoco per due insegne della distribuzione nazionale che escono dal confronto con Ministero e sindacati rimandando ad un prossimo appuntamento di aggiornamento, in relazione ai rispettivi piani industriali di rilancio.
Per quanto riguarda Mercatone Uno, il tavolo al Mise, previsto per il 18 aprile scorso, non ha risolto tutte le perplessità sul tavolo. All’incontro , secondo quanto riportato dalla nota Fisascat Cisl, è stato fatto il punto sulla situazione dei 13 negozi ceduti a Cosmo, dei quali 4 – Palermo, Alto Pascio, Mister Bianco e Castel Franco Veneto – sono stati riavviati, con la ricollocazione 93 lavoratori sui 200 complessivamente occupati prevedendo di completare il piano di aperture entro la fine dell’anno.
Più complessa la situazione per l’altro acquirente, Shernon Holding che, dopo l’annuncio di una ricapitalizzazione, mai avvenuta, ha chiesto l’accesso al concordato preventivo e ha palesato l’ingresso di nuovi soci. Al momento sono 47 i punti vendita aperti e 1800 le persone impiegate, tuttavia molti fornitori hanno sospeso le consegne e i punti vendita si mostrano in sofferenza. Insomma, una situazione difficile dove, purtroppo, torna a profilarsi il rischio di fallimento, anche in merito – sempre secondo quanto riporta Fisascat – ad una esposizione debitoria pari a oltre 94 milioni di euro.
I prossimi passi prevedono che Shernon Holding presenti al Tribunale competente un piano industriale (più o meno il 20 di maggio) che contemperi garanzie per i creditori e impegni certi di risanamento aziendale. Successivamente, il 30 maggio, è previsto un nuovo incontro al Mise, con tutte le categorie sindacali.
La segretaria nazionale della Fisascat Cisl Aurora Blanca auspica: ” nell’opera che in questo breve lasso di tempo metterà in campo il pubblico ufficiale nominato dal tribunale meneghino al fine di far chiarezza sulla situazione e valutare tutte le azioni da porre in essere per salvaguardare i posti di lavoro non disperdendo gli sforzi profusi e le professionalità”. Inoltre, ha aggiunto che “attenzione desta anche sull’amministrazione straordinaria che avrebbe dovuto sovrintendere e verificare. Ci chiediamo come si è arrivati a questo punto è come sarà possibile dare credibilità e fiducia ad un brand storico. In questo momento possiamo solo attendere gli sviluppi della trattativa al ministero dello Sviluppo Economico”.
Grancasa, scongiurare i licenziamenti
Del tutto differente la situazione di Grancasa, anche se la crisi attanaglia parimenti questo brand storico della distribuzione italiana. La cessione (affitto di ramo d’azienda) dei Granbrico non è stata sufficiente, così come quella di Planet Sport a Sport Specialist, uniti ad un paio di finanziamenti, per un totale di 100 milioni di euro, a risollevare le sorti dell’insegna che già a fine 2017 aveva dichiarato di voler tornare alle origini e concentrarsi su arredamento ed elettrodomestici (sotto il marchio Expert).
Più recentemente, nei primi giorni di aprile, si è tenuto un primo incontro con l’AD e Direttore generale Alberto Berretta, il responsabile delle risorse mane Virginio Toia, assistiti dall’Avv. Alessandro Paone, in rappresentanza del Gruppo Grancasa e finalizzato ad avviare l’esame congiunto delle procedure di licenziamento collettivo aperte dalle società Grancasa S.p.A., Gest Due S.r.l., Il Mercatone di Desenzano S.r.l. e il Mercatone dell’Umbria, avviate nelle settimane scorse.
Secondo quanto riportato da Uiltucs, i responsabili aziendali nel confermare quanto già espresso nelle comunicazioni di avvio delle procedure, hanno dichiarato che nel primo trimestre di quest’anno si sono registrati ulteriori cali di fatturato rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, rendendo sempre più preoccupante lo scenario della continuità aziendale, nonostante l’assortimento presente nei negozi.
Le organizzazioni sindacali hanno dichiarato la necessità di avere un’evidenza su quello che sono i progetti aziendali futuri in maniera trasparente al fine di alimentare un confronto sgombro da pregiudiziali, cercando di individuare un percorso che limiti quanto più possibile il trauma occupazionale, a partire dalla revisione del numero complessivo degli esuberi dichiarati, 158.
Filcams, Fisascat e UILTuCS hanno ritenuto che la revisione degli esuberi sia doverosa anche in virtù delle uscite di diversi pensionamenti e dalle ultime dimissioni di alcuni lavoratori, e, per di più, a seguito della scelta unilaterale di modificare gli orari di apertura eliminando la chiusura a pranzo e introducendo l’orario continuato, oltre alla necessità di capire gli effetti di una nuova politica commerciale.
La direzione aziendale nel prendere atto delle dichiarazioni sindacali, si è riservata di fare tutti i relativi approfondimenti, pianificando altri due appuntamenti che si terranno a Milano il 6 e il 21 maggio 2019.
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