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Vendite non food, serve la domanda interna

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centro commerciale

I dati relativi alle vendite di gennaio diffusi oggi dall’Istat certificano il perdurare dello stato di forte difficoltà per tutto il commercio al dettaglio. Il dato complessivo registra un calo tendenziale del –6,8% mentre, per le vendite non alimentari, la flessione raggiunge il –15,5%.

«La situazione in cui versa la distribuzione non alimentare sta assumendo i contorni di una crisi sempre più grave – afferma Carlo Alberto Buttarelli, Direttore Relazioni con la Filiera e Ufficio Studi di Federdistribuzione-. Una crisi di cui non si intravede una prospettiva positiva, anche considerando che il nuovo Dpcm conferma la chiusura di Centri, Gallerie e Parchi Commerciali fino a dopo Pasqua, allungando ulteriormente la scia di ripercussioni su molte categorie merceologiche del non food. Un effetto domino che si riflette anche sulle superfici alimentari collocate nelle grandi aree commerciali, con gli ipermercati che nel mese di febbraio hanno registrato un’ulteriore battuta d’arresto con un calo superiore al -5%».

«Anche le vendite alimentari subiscono in febbraio una prima allarmante frenata, con un calo tendenziale del -1,5% e che preannuncia, anche su questo fronte, mesi difficili. Non accenna a migliorare la situazione dei Cash&Carry, comparto legato a doppio filo con il mondo della ristorazione, di cui subisce per riflesso le conseguenze delle restrizioni che si traducono in un calo del fatturato del -30% anche per febbraio – aggiunge Buttarelli -. Occorre infine considerare che, sempre secondo quanto certifica l’Istat, nel consuntivo 2020 la spesa delle famiglie è diminuita del -11,7% registrando una contrazione maggiore rispetto al PIL, in calo del -8,9%. Un chiaro segnale di quanto sia necessario ridare vitalità alla domanda interna, tramite un piano che abbia una visione di medio termine che restituisca fiducia ai cittadini e sposti il baricentro dal risparmio al consumo, fattore indispensabile per la ripresa economica».

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