Mercatone Uno, per i fornitori la questione è aperta
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In relazione all’articolo de “Il Sole 24 Ore” del 6 ottobre 2020 “Mercatone Uno verso la fine del commissariamento”, l’Associazione dei Fornitori di Mercatone Uno ha ritenuto doveroso fare qualche puntualizzazione.
I fornitori di Mercatone Uno apprendono, non senza sorpresa, quanto dichiarato dai commissari straordinari in merito agli sviluppi della vicenda, completamente sconosciuti ai creditori stessi. Di fatto è intenzione degli attuali commissari governativi chiudere la procedura in continuità e passare alla liquidazione di quel che rimane.
Ecco la nota stampa diffusa:
Nella gestione della crisi Mercatone Uno ci siamo trovati di fronte a commissari (i primi nominati) che hanno moltiplicato i nostri crediti (che sono prededucibili, cioè crediti considerati talmente certi che chi ha richiesto decreto ingiuntivo è stato di fatto sanzionato, eppure non pagati), per cedere quindi l’attivo a Shernon, poi fallita, con atto di vendita che il Tribunale si appresta a dichiarare nullo.
I nuovi commissari, pur ereditando l’A.S. dalla dichiarazione di fallimento della Shernon, hanno rifiutato di fare azione di responsabilità nei confronti dei predecessori, hanno tenuto aperta l’A.S. senza aprire i punti vendita, hanno tolto le insegne finendo di svalorizzare il marchio e hanno rigettato l’ipotesi avanzata da noi fornitori di convertire i crediti (nostri e dei dipendenti di Mercatone) in quote di partecipazione di una newco per il rilancio degli assets ancora presenti.
Ora, in vista della scadenza del 23 novembre (data di scadenza della Amministrazione Straordinaria) e delle probabili conseguenze anche giudiziarie di tutto questo, i Commissari dichiarano possibile vendere ai dipendenti l’attivo convertendo i crediti, cedono i punti vendita e
tutto senza dialogare con i fornitori-creditori e senza che a questi sia dato sapere a che valore di realizzo. Inoltre I Commissari dichiarano che la possibilità di liquidare i creditori va rimessa alla causa di Genova (ci risultano, alla data, ancora in scadenza i termini dell’appello di
Bologna).
“La soddisfazione che traspare dal virgolettato dell’articolo in questione – ha dichiarato il direttore dell’associazione William Beozzo – è quantomeno fuori luogo. Ci siamo fidati dello Stato e del MISE e ora ci domandiamo: chi vigila su tutto questo, quale sorveglianza c’è su atti che svalutano l’attivo e aumentano il passivo? Dopo la scomparsa dalla scena del vice capo di Gabinetto Giorgio Sorial, chi si occupa di verificare e tutelare i diritti di chi ha lavorato per sostenere un’azienda non propria in nome e per conto dello Stato? L’Istituto dell’Amministrazione Straordinaria utilizza professionisti privati ma l’interlocutore è il Ministero; qui non siamo negli Stati Uniti. Urgono risposte, perché la questione è tutt’altro che chiusa e sono troppi e palesi gli interessi in campo, trasformando spesso parti responsabili (la Magistratura dirà se colpevoli) in parti lese o in garanti.”
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