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Quando nasce il DIY in Italia?

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Riflessioni in libertà su nascita e progressione delle diverse terminologie dedicate all’italiana attività del Fai da Te, oggetto di convegni fin dai primi anni Settanta, con relatori a dir poco illustri. Parola di chi c’era.

Il mercato italiano è molto più limitato rispetto ai Paesi Anglosassoni, a Francia e Germania, precursori e leader in questo campo, non solo per ampiezza, ma soprattutto per cultura e tradizione.

Non siamo ad una scoperta per cui non c’è una data certa e per quanto riguarda l’Italia possiamo parlare di un fenomeno che viene definito FAI DA TE o FAR DA SE’ a partire dagli anni 70.

Il termine Bricolage è stato utilizzato successivamente e Do it Yourself più di recente nel nostro Paese, forse per “ sdoganarci“ ed allinearci ai Paesi più evoluti, almeno nei termini.

Una data significativa, come embrione del Fai da te, può considerarsi il 1974, con la prima edizione a Roma, del Salone USOTEMPO, nella prestigiosa cornice della Fiera di Roma (quella originale nei Palazzi dell’EUR)

Perché Roma, culla del Fai da te e non Milano? Ci sono diverse motivazioni.

Pensiamo ai dipendenti statali, parastatali, impiegati in Ministeri e decine di uffici pubblici con sede a Roma. Un orario di lavoro che consente delle ore libere al pomeriggio, per diletto o per un secondo lavoro…il famoso DO IT FOR ME, che sembra ora scoperto come novità a livello Europeo.

Poi un clima più favorevole a lavori in esterno. E non ultima quella sana arte di arrangiarsi.

Nel 1978 arriva il primo Salone del Fai da Te di Milano e, successivamente, agli inizi degli anni 80 una serie di fiere aperte al pubblico, e mostre Mercato del Bricolage, a Firenze, Genova, Padova, Torino. (vedi locandina)

Nel 1983 aprono il primo Bricocenter a Venaria ed il primo reparto Fai da te all’Iper a Montebello (PV), che diventerà poi Castorama e quindi Leroy Merlin. Nasce una Distribuzione “specifica” che favorirà lo sviluppo di questo settore.

E nel 1983 il Salone USOTEMPO, in occasione della 10° edizione organizza un Convegno di Studio dal titolo L’AUTOGESTIONE DEL TEMPO LIBERO IN UNA SOCIETA’ CHE SI EVOLVE.

Relatori sono notissimi divulgatori scientifici come Roberto Vacca, Margherita Hack e Piero Angela, che hanno dissertato sull’evoluzione della Società, sulla disponibilità di tempo libero, sulla manualità, sul ruolo dell’informazione.

Come rappresentante delle aziende del settore ho avuto l’onore (e l’onere!) di intervenire, cercando di descrivere cosa fosse il Far da sé, inserito nel tempo libero.

Ho cercato di spiegare innanzitutto che Far da sé non è sempre un Hobby, come molti intendevano ed ho evidenziato le carenze culturali e la mancanza di educazione alla manualità nel nostro Paese.

Uno stralcio, che mi permetto ricordare, risale a ben 37 anni or sono……e credo ancora molto attuale.

Far da sé significa fare piccoli o grandi lavori di restauro, manutenzione e abbellimento della casa, dell’auto o del giardino.

Le principali motivazioni sono:

  • NECESSITA’    > ROTTURA – RIPARAZIONE
  • RISPARMIO    > FACCIO DA SOLO COSTA MENO
  • RITORNO ALLA MANUALITA’ > REAZIONE AD UN LAVORO RIPETITIVO E NON CREATIVO
  • PIACERE DI FAR DA SE’ > LA SODDISFAZIONE DI CREARE QUALCOSA

I primi 2 elementi sono visti in chiave negativa e occasionale. Non auspicabili.

Solo gli altri 2 hanno un aspetto positivo, di piacere per questa attività.

Da allora soprattutto la distribuzione ha fatto passi da gigante in Italia, molto meno la comunicazione.

E la cultura e la tradizione sono rimaste, purtroppo “al palo”.

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