Rapporto Coop: l’ecommerce “vola”
Pubblicato il
Come per le altre rilevazioni, anche secondo l’ultimo Rapporto Coop, nel 2017, il commercio elettronico ha confermato di essere il comparto più dinamico del dettaglio italiano. Con una crescita a doppia cifra, per il tredicesimo anno, consecutivo (+11%), è arrivato a totalizzare – l’Osservatorio Nexi – la cifra record di 30,5 miliardi di euro.
Tempo libero e turismo valgono il 70% delle transazioni, percentuale che sale all’83% considerando i siti aggregatori. Al secondo posto le assicurazioni (6%), elettronica e generi alimentari (3%).
Tuttavia si segnalano movimenti in crescita, ad esempio nel settore della cura della persona, con un aumento del 39%, e dell’abbigliamento con un +28%. Un trend che dovrebbe proseguire anche quest’anno, con un aumento previsto addirittura del 45% (stime della Casaleggio e Associati).
E, infatti, dall’indagine Stili d’Italia dell’Ufficio Studi Ancc-Coop emerge come nell’ultimo anno 1 acquirente on line su 2 abbia acquistato online almeno un capo di abbigliamento o un paio di calzature, percentuale che sale al 55% fra le donne.
Un vero e proprio “boom” è atteso invece per i centri commerciali online, che potrebbero raddoppiare le vendite a valore rispetto al 2017. A questo proposito, una recente indagine di Pwc ha evidenziato come la larghissima maggioranza degli italiani che acquistano on line utilizza Amazon.
Considerando la distanza tra l’Italia e Paesi come Francia, Germania, Spagna e Regno Unito e Nord America, un confronto è possibile anche il relazione al tempo trascorso dagli acquirenti virtuali sui siti internet: in Italia è circa di due ore e mezza al mese, contro le cinque ore di inglesi e tedeschi e le tre ore di francesi e spagnoli.
Al di là dell’efficienza o meno della connessione, va sottolineato – tra le possibili ragioni – anche il fatto che in Italia (ma anche in Spagna) il device più utilizzato è il cellulare che, per ovvi motivi di dimensioni, proporrebbe meno contenuti rispetto al classico pc da scrivania.
A testimonianza il fatto che l’acquisto da mobile è cresciuto del 21%, mentre la ricerca di punti vendita fisici è aumentata del 16% e quella di confronto dei prezzi del 14%.
Per quanto riguarda gli operatori economici, va evidenziata anche lo scarso sfruttamento della domanda estera, tant’è che, secondo una ricerca condotta da Idealo, soltanto il 22% degli e-shop italiani vende al di fuori dei confini nazionali. A fronte di un 75% di aziende che dispone di una strategia on line per l’estero, solo 1 piattaforma su 10 dispone di un sito in lingua inglese, un limite strutturale che finisce per ridurre al minimo le possibilità di vendita al di fuori dei confini nazionali.
Si tratta di un dato ben lontano da altre realtà europee come Spagna e Francia, dove circa la metà delle piattaforme ha aperto il proprio mercato all’estero e 1 sito di vendita online su 4 è configurato per offrire al cliente la possibilità di disporre almeno di una seconda lingua (Spagna).
Facci sapere cosa ne pensi