Ten: DIY and Garden

Svizzera. Coop acquisisce la catena JUMBO


L'insegna svizzera diy Jumbo
L'insegna svizzera diy Jumbo

Poco più di qualche mese fa commentavamo su queste pagine digitali quanto fosse arduo per le imprese internazionali del settore penetrare il mercato elvetico e la notizia appena battuta dalla stampa nazionale ne è un’ulteriore conferma. L’annuncio proveniente dalla COOP elvetica scuote l’ambiente e soprattutto getta le basi per un consolidamento notevole della distribuzione del settore DIY e Hobby nelle mani dei grandi players locali.

La nota diffusa dalla COOP precisa, come da prassi in circostanze analoghe, che l’operazione è ancora soggetta al benestare della commissione svizzera della concorrenza (COMCO), ma il tono e i contenuti lasciano presagire una conclusione scontata dell’iniziativa strategica del colosso alimentare elvetico.

Il perfezionamento dell’operazione porterà “in dote” al gigante COOP ben 40 punti vendita a marchio JUMBO, che si affiancheranno all’insegna di casa BAU+Hobby, che dispone a sua volta di 73 centri di bricolage sul territorio nazionale. Dunque, un po’ in sordina e nel bel mezzo di una situazione pandemica tutt’altro che risolta, ecco bella e servita una scoppiettante novità, le cui conseguenze restano da valutare nel medio periodo.

La dote non si limita certo al presidio del territorio, perché JUMBO ha realizzato lo scorso anno la ragguardevole cifra d’affari di circa 600 milioni di franchi svizzeri. Questo significherebbe proiettare il settore del bricolage di COOP su vette allo state attuale inimmaginabili per i competitors, nazionali e non. 

L’eventuale e probabile luce verde della COMCO riguarderà direttamente i collaboratori addetti all’insegna acquisita, che conta circa 1.500 dipendenti e il cui futuro è ancora tutto da definire. Quanto meno, nulla di preciso al riguardo è ancora trapelato. Quello che certo è che COOP conta nel settore già 1.659 posti di lavoro e le strategie del colosso elvetico non sono note al riguardo.

Va da sé che, con i suoi 694 milioni di franchi svizzeri realizzati a marchio BAU+Hobby dalla COOP svizzera, il gigante nazionale assume con questa operazione una dimensione che potrebbe precludere a scenari finora poco considerati. Ovverosia, è nota la scarsa propensione all’espansione fuori dai confini nazionali, ma è lecito chiedersi se un tale passo non possa costituire un futuro trampolino di lancio per ben più arditi obiettivi internazionali.

L’insegna oggetto dell’acquisizione, JUMBO appunto, aveva infatti aperto il suo primo punto vendita nel lontano 1982, precisamente nella località di Bachenbülach, nei pressi di Zurigo, ampliando negli anni successivi la presenza dei propri centri specializzati nella svizzera tedesca e in quella romanda di lingua francese, fino a coprire anche il cantone Ticino di lingua italiana con i punti vendita di Sant’Antonino e di Grancia, nella densa area commerciale sviluppatasi nei pressi di Lugano.

Il Cantone Ticino, con poco più di 350.000 abitanti, conterà solo con le insegne del gigante alimentare COOP ben cinque punti vendita di settore, dal momento che BAU+Hobby è già presente con tre centri nelle località di Tenero, Castione e Mendrisio.

Il perfezionamento della rilevazione di JUMBO da parte di COOP porterà prevedibilmente con sé altre risposte a quesiti che restano al momento irrisolti. Abbiamo già detto dell’incerto futuro dei collaboratori e allo stesso tempo non è dato ancora sapere quale scenario hanno in mente gli strateghi della COOP riguardo il futuro delle insegne di settore.

Prevarranno strategie che mirano alla ricerca di ogni possibile sinergia, financo la soppressione di uno delle due insegne in seno al grande player elvetico (evento, questo, che dipende comunque anche dal pronunciamento della COMCO), o le inevitabili e fondamentali considerazioni di ordine economico-finanziario dovranno fare i conti anche con l’attaccamento che il consumatore svizzero tradizionalmente “porta” all’una o all’altra insegna interessata dal merge?

Senza dimenticare che COOP, laddove dovesse prevalere la coesistenza, per scelta o dettata dagli eventi, di due diverse insegne di settore in seno alla medesima “mamma”, non è nuova a queste esperienze. L’ampia costellazione delle catene di proprietà della COOP conta infatti già situazioni analoghe, come quella nel settore dell’elettronica di consumo, che annovera i marchi ben noti ai consumatori svizzeri di Interdiscount e di Fust.

Dunque, non ci resta che attendere che gli eventi facciano il loro corso, tenendo bene aperti gli occhi e le orecchie tese a cogliere le possibili (o probabili?) reazioni delle insegne concorrenti che, una volta completata l’operazione, risulteranno assai ridimensionate nel confronto diretto. In particolar modo, sarà interessante capire se le strategie di espansione di marchi internazionali, quali OBI e Hornbach, registreranno un brusco ridimensionamento o se nasceranno nuove alleanze, poco prevedibili fino a ieri.

Quel che è certo è che l’iniziativa della COOP è stata finora commentata dalla sua portavoce, Rebecca Veiga, che ha sottolineato come questo accordo con la Maus Frères, attuale proprietaria della catena JUMBO, avvenga in un contesto di mercato del fai-da-te giudicato “in continuo sviluppo” e quindi meritevole delle “attenzioni” del colosso nazionale.

Il presidente della direzione di Coop Joos Sutter ha sostenuto, dal canto suo, la convinzione di aver creato su tutti i fronti una base ideale per il futuro, e ha dato il benvenuto ai nuovi dipendenti in seno alla famiglia COOP.

Un’importante iniezione di fiducia, vista soprattutto in prospettiva, che proviene direttamente dal “number one” del settore svizzero e che va particolarmente sottolineata, visto che cade proprio nel bel mezzo di un’epoca segnata dall’insicurezza generata dagli eventi pandemici, che hanno ovviamente interessato e continuano tuttora a interessare la società e il mercato elvetico.



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