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Myplant&Garden va al 2022. I dati del florovivismo italiano

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Nel commentare il quadro economico del florovivaismo italiano nell’ultimo triennio, Myplant&Garden ufficializza la mancata edizione del 2021 e dà appuntamento a febbraio 2022.

Un biennio durissimo per le fiere, tra le quali Myplant & Garden, perno internazionale del mercato florovivaistico italiano che, dopo il mancato svolgimento nel 2020 e, ancora, la non possibilità di svolgimento nel 2021, fa ora appello perché l’esistenza stessa del comparto fieristico, privato e pubblico, diventi una priorità per il Governo.

Al momento la prossima edizione è fissata al 2022 ma ancora non c’è l’ufficialità delle date. Archiviata, invece, l’ipotesi di un’edizione settembrina.

“La modifica del calendario – spiegano dagli uffici di Myplant – è stata necessaria e quanto più possibile condivisa coi nostri partner. Durante il 2021 cercheremo comunque di dare visibilità ai nostri espositori tramite la webzine Myplantonline.com, l’organizzazione di incontri online e in tutte le occasioni in cui ci sarà permesso di lavorare sul territorio”.

Inoltre, “Chiediamo che il sistema-fiere venga considerato in proporzione al suo peso e al valore generato: è e rimarrà uno strumento fondamentale per presidiare e diffondere il ‘Made in Italy’ nel mondo. Oltre a un indelebile danno di immagine, il lasciare senza supporto le realtà organizzative significa rovinare un volano fondamentale dell’economia italiana”.

Florovivaismo italiano, il 2019 è il terzo anno in crescita

Un’economia, quella orto-florovivaistica italiana che, fortunatamente ha registrato, nel triennio 2017/2019, risultati positivi, così come commenta Myplant & Garden, relativamente ai dati ufficiali della produzione, fotografati dal MIPAAF.

Nel 2019 il valore della produzione florovivaistica italiana ha superato i 2,7 miliardi di euro. Dopo la contrazione subita dall’intero comparto per un decennio, per il terzo anno consecutivo i dati fotografano la crescita del comparto: +160 milioni di valore sul 2018, + 176 sul 2017.

La produzione ha registrato un solido aumento del 5,8%: incremento per le piante in vaso (+8,9%) e il vivaismo (+3,3%), mentre canne e vimini – residuali nel computo del settore – hanno continuato a registrare un sensibile calo. Con le quote di produzione di vasi, sementi, terricci e substrati, si superano agevolmente i 3 miliardi euro di valore complessivo registrati nel 2018.

Sono circa 24.000 le aziende produttrici di piante ornamentali censite dall’ISTAT (15.000 delle quali coltivano fiori e piante in vaso e 8.000 sono vivai), concentrate soprattutto in 4 regioni: Liguria, che ha il primato delle aziende che coltivano fiori in piena aria; Toscana e Lombardia, dove sono presenti le principali attività vivaistiche ornamentali arbustive e forestali; Campania, dove le aziende sono specializzate soprattutto nella coltivazione di fiori in coltura protetta.

Brillanti risultati per l’export

“In quanto grande piazza internazionale degli affari del verde – affermano da Myplant – registriamo con soddisfazione che l’export, centrale per lo sviluppo del settore, ha ritoccato il record storico del 2018 (884 milioni di euro), raggiungendo, nel 2019, quota 903 milioni di euro. I nostri prodotti sono apprezzati principalmente in Francia, Germania, Paesi Bassi, Svizzera e Regno Unito. Un trend positivo che si traduce in un saldo attivo di 371 milioni di euro nella bilancia commerciale, a fronte dei 306 del 2018″.

Gli acquisti di prodotti florovivaistici provengono prevalentemente dai Paesi Bassi (71%), che rappresentano nel commercio mondiale lo snodo più importante soprattutto dei fiori recisi; altri importanti mercati di approvvigionamento sono Germania, Spagna e Polonia.

In base ai dati ministeriali, tra le regioni del Belpaese che hanno il maggior valore produttivo nel settore, spiccano per il vivaismo Toscana, Lombardia e Sicilia, rispettivamente ai primi tre posti della classifica. Per il mercato di piante e fiori, medaglia d’oro alla Liguria, seguita da Sicilia e Campania

2020, tra covid-19, fiera e mercato

Il mancato svolgimento di Myplant nel 2020 – e di altri eventi minori – e il blocco dei tradizionali canali di vendita italiani e comunitari nei mesi della primavera, nonché la sospensione delle cerimonie civili e religiose, hanno colpito duramente l’intero comparto, con accenti particolarmente negativi per i prodotti caratterizzati da una marcata stagionalità quali fiori recisi, piante vive e bulbi.

Il comparto dei fiori recisi – prodotti altamente deperibili che si basano su un ciclo naturale vegetale – è quello che ha maggiormente risentito della pandemia, mandando al macero circa il 60% delle produzioni. Il florovivaismo non è oggetto diretto del sostegno della PAC e non ha mai usufruito di ammortizzatori né supporti in situazioni di crisi. Le politiche dei Ristori, inoltre, non hanno attutito il colpo. Nella sola Italia, il danno delle filiere afferenti è stato stimato in 1,7 miliardi.

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