Animali domestici, un giro d’affari da 3 miliardi
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In occasione della presentazione di Zoomark 2025, è stata illustrata la 17a edizione del Rapporto Assalco-Zoomark, fotografia aggiornata di pet economy e pet industry.
Secondo i dati del report, nonostante l’inflazione e i rincari, nel 2023 alimenti e accessori per animali da compagnia restano fissi nella lista della spesa degli italiani. I gatti (10,2 milioni) superano i cani (8,8 milioni) sia nella demografia che nei consumi di alimenti confezionati.
Un trend che si spiega sicuramente con la crescente adozione di animali da compagnia da parte delle famiglie italiane. Inoltre gli animali d’affezione sono spesso considerati come membri della famiglia, disposta a investire di più per la loro salute e benessere. Infine, l’attenzione ai prodotti con i consumatori che sono alla ricerca di referenze ad hoc per le esigenze specifiche del loro pet in base a razza, età, eventuali patologie, abitudini.
Un mercato resiliente nonostante tutto
Nelle nostre case vivono 65 milioni di animali da compagnia che generano una pet economy resiliente alla crisi del largo consumo.
Lo scorso anno il mercato del pet food ha sviluppato in Italia un giro d’affari che ha superato i 3 miliardi di euro (+13,4% di fatturato) a parità di tonnellate vendute – circa 673mila – rispetto all’anno precedente.
Gli alimenti per gatti rappresentano oltre il 55% del valore complessivo, con un fatturato di poco più di 1.663 milioni di euro, mentre gli alimenti per cani sono al 44,7% del mercato totale (1.344 milioni di euro).
Tra umido e secco, è il segmento degli alimenti umidi che si conferma il più importante, registrando 1.467 milioni di euro (il 54,4% del mercato totale), un +13,4 di fatturato e un aumento a volume (+1,1%). Il segmento degli alimenti secchi vale 1.227 milioni di euro (+13,4% in valore) pari al 40,8% di quota totale del mercato.
“Nel 2023 il pet food si conferma un mercato resiliente – ha commentato durante la presentazione dell’Osservatorio Giorgio Massoni, presidente di Assalco –. Questo risultato conferma l’attenzione che le persone riservano ai loro pet, considerati come compagni di vita”.
Non solo cani e gatti
Trenta milioni di pesci, 13 di uccelli e 3 tra piccoli mammiferi e rettili: secondo i dati Euromonitor agli italiani dunque non piacciono “solo” cani e gatti, anzi. Basti pensare che nel 2023 il mercato degli alimenti per questi animali da compagnia è cresciuto di quasi il 6% a valore, con un fatturato che si aggira intorno ai 14 milioni di euro nella gdo.
Il segmento principale rimane quello degli alimenti per uccelli – quasi il 45% del valore –, al secondo posto gli alimenti per roditori con il 34% del totale.
Il mercato del pet care
Andamento positivo anche per tutto ciò che ruota intorno alle referenze per il pet care. Oltre all’igiene, secondo i dati del Rapporto Assalco-Zoomark, sono in crescita anche i giochi e gli accessori: guinzagli, cucce, ciotole, gabbie, voliere, acquari, tartarughiere, utensileria, e molto altro ancora. Referenze che nella Gdo valgono 85 milioni di euro, con un fatturato in crescita del 6%.
A trainare il mercato del pet care è il segmento dell’igiene (oltre il 51%), che comprende tappetini assorbenti igienici, salviette, shampoo, spazzole, deodoranti, prodotti per la cura e la bellezza.
Le lettiere per gatto, pur considerabili come accessori appartenenti al segmento igiene, vengono invece rilevate a parte rappresentando la più importante categoria non food nel canale gdo. Basti pensare che questo comparto nel 2023 ha raggiunto i 100 milioni di euro, con un trend positivo a valore del 14%.
Ridurre l’aliquota Iva al 10%
Anche il mercato degli alimenti per cani e gatti, come la maggior parte delle categorie del largo consumo confezionato, è stato influenzato dall’inflazione con i prezzi all’offerta aumentati del 9,7. La crisi energetica, così come i conflitti in corso, hanno contribuito al fenomeno del rincaro generalizzato dei beni di largo consumo.
A questo si aggiunge il fatto che la congiuntura ripropone la questione dell’aliquota Iva sul pet food e sulle cure veterinarie, invariabilmente al 22%, nonostante gli appelli del settore.
Proprio riguardo a questo fattore, ha sottolineato Giorgio Massoni che: “Convivere con un pet comporta delle responsabilità con la necessità di acquistare prodotti di uso quotidiano, oltre all’eventualità di affrontare spese che incidono sul bilancio familiare. In Germania al pet food si applica un’aliquota Iva ridotta, pari al 7%. Significa che gli italiani sugli stessi prodotti sono gravati da un’imposta sul valore aggiunto 3 volte superiore, pari al 22%. La riduzione al 10% dell’Iva sugli alimenti per cani e gatti e sulle prestazioni veterinarie potrebbe influire sul numero di abbandoni e cessioni, che sempre più spesso è causato da motivazioni economiche”.
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