Ugo Toppi: “maggior coesione per il funzionamento della filiera”
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“Quello che spero è che nella primavera del 2021 tutti si ricordino della voglia di giardino che hanno avuto negli ultimi mesi”. Perché se c’è una nota positiva, in un “2020 da dimenticare”, è proprio il desiderio di verde, di rendere più belli e vivibili gli spazi all’aperto: giardini, terrazzi e balconi.
Cominciando dalla fine, è questo per Ugo Toppi, titolare del Centro del Verde Toppi di Origgio (VA) l’auspicio per il futuro, mentre alle spalle ci sono mesi di grandi e varie difficoltà.
Toppi, che è anche presidente di Promogiardinaggio, spera inoltre che “tutto il settore ne tragga l’insegnamento di un agire coeso, di una filiera che funzioni bene in ogni suo passaggio”.
Stagione prolungata e problemi di approvvigionamento
Riavvolgendo il nastro delle ultime settimane, si torna al 4 maggio, inizio della Fase 2, che per il Centro del Verde Toppi ha voluto dire il ritorno a una piena operatività, dopo un periodo di chiusura, di vendite online e consegne a domicilio e poi di parziale riapertura. “Sì, siamo tornati pienamente operativi, o quantomeno – sottolinea il titolare – per lavoro e impegno, visto che i problemi non mancano”. Il garden center appunto era aperto già dal mese di aprile (con la vendita di sole piante e articoli per la loro coltivazione, come vasi e terricci), ma complice la collocazione a cavallo tra quattro province (Milano, Como, Varese, Monza e Brianza) per i clienti non è stato semplice raggiungerlo, anche a causa, spiega Ugo Toppi, di regole non sempre chiare.
“Dal 4 maggio la riapertura è totale – spiega ora il titolare – Abbiamo dovuto prolungare la stagione delle piante fiorite, che tradizionalmente si chiude con la festa della mamma, a fronte di una grandissima richiesta. Purtroppo, abbiamo anche problemi di approvvigionamento, perché la produzione si è fermata, ed è un problema generalizzato”. Questo ha comportato un aumento dei prezzi? “Per quanto ci riguarda no: siamo riusciti a evitare rincari, anche per il rapporto di fiducia che abbiamo con i nostri fornitori abituali”.
Difficili da reperire non solo piante e fiori, ma anche tutti i dispositivi necessari a garantire la sicurezza del personale e della clientela, adeguando il garden alle nuove norme previste per contrastare la pandemia: mascherine, guanti, schermi in plexiglas. “E i costi in questo caso sono invece triplicati”.
La riorganizzazione tra boom di richieste e DPCM notturni
Durante le settimane del lockdown il centro giardinaggio ha organizzato un servizio di consegna a domicilio e di ordini online, e la risposta della clientela è stata fin troppo massiccia. “Una sera abbiamo chiuso alle 21.30 dopo aver quasi completato gli ordini della giornata. La mattina dopo, alle 8, avevamo già 360 nuovi contatti via mail. A quel punto abbiamo capito che non era fattibile per noi la gestione degli ordini, il rapporto con la clientela, le consegne, che eseguivamo internamente” con i corrieri delle grandi compagnie saturati dalle richieste dei grandi colossi. “Abbiamo perciò deciso di bloccare le ordinazioni via mail e gestire solo quelle telefoniche. L’online era anche un fronte al quale non eravamo ancora preparati“.
La voglia di verde, durante le settimane di quarantena si è fatta sentire. “Abbiamo avuto picchi di richieste di arredi, di sedie a sdraio. Colleghi che trattano piscine mi dicono che le hanno esaurite da tempo. Sicuramente c’è stata una voglia, anche obbligata se vogliamo, di giardino, di rendere più accoglienti e gradevoli gli spazi aperti di casa”, spiega Ugo Toppi.
Quali sono state le criticità nell’affrontare le misure che i DPCM hanno man mano stabilito durante i mesi di marzo e aprile? “Purtroppo devo dire che abbiamo pagato una grande inadeguatezza nella gestione dell’emergenza. I decreti emanati di notte sono stati un vero problema: ci siamo dovuti orientare nell’incertezza: aprire, chiudere, in che modo riaprire, in una selva di decreti governativi, di ordinanze regionali, comunali, che spesso si contraddicevano. L’incertezza e le interpretazioni hanno fatto più danni della calamità“.
Un esempio, continua Toppi, proprio quello dei dispositivi di sicurezza da reperire per l’avvio della Fase 2. “Dal 3 maggio per il 4 ci siamo dovuti attrezzare con guanti monouso e tutto il resto, senza che fosse ben chiaro dove trovarli e soprattutto a che prezzo. Per fortuna, l’aver aperto parzialmente già da prima ci ha fatto sì che fossimo già attrezzati”.
Obiettivo Natale 2020, già al lavoro per la gestione delle vendite e l’esposizione
Archiviata una primavera da dimenticare, allungata la stagione dei fiori e con l’estate ormai già cominciata, per i garden è tempo di ragionare sul futuro, e sull’altro grande appuntamento dell’anno: il Natale. “Questa è una domanda da un milione di dollari – dice Toppi – ordini e merci per i prossimi mesi sono già in arrivo, o già ordinati e pagati. Eppure come sarà non sappiamo, diciamo che pensiamo al meglio e ci prepariamo al peggio. Per il nostro villaggio di Natale stiamo pensando a un percorso più ampio per garantire spazi più ampi, e naturalmente ingressi scaglionati. Inoltre ci stiamo preparando a gestire meglio l’online, con un sito dedicato: non possiamo permetterci di rischiare, nel caso ci fossero nuove chiusure. Ovviamente speriamo non ci siano ricadute”.
Un Natale in lockdown rischierebbe di dare il colpo di grazia a un 2020 le cui perdite sono già preoccupanti, anche se i dati di maggio, ancora in analisi, danno segnali positivi. “Abbiamo rilevato un aumento sul maggio 2019, ma di certo non sufficiente a coprire i mesi di marzo e aprile, che sommati fanno un -70% circa sugli stessi due mesi della stagione precedente. Speriamo che il prossimo anno tutti si ricordino della voglia di giardino che hanno avuto nella primavera del 2020″.
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