Covid-19: come sta la ferramenta oggi?
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Dopo l’uscita del decreto ministeriale sulle nuove normative di prevenzione per l’emergenza Covid-19 parliamo con i distributori del settore per capire umori e preoccupazioni sul breve e medio periodo.
A distanza di tre settimane dalla comparsa dell’emergenza sanitaria Covid-19 nel nostro paese, le conseguenze economiche si fanno sentire sempre più in maniera esponenziale. Con uno sguardo rivolto al settorecerchiamo di scattare un’istantanea del momento, per capire meglio come i protagonisti della distribuzione stanno reagendo e per misurare la temperatura a livello nazionale.
Sicuramente alcune problematiche sono più visibili e denunciate con grande efficacia. In primo luogo quella che coinvolge la filiera distributore-fornitore relativamente agli approvvigionamenti. In secondo luogo, un grande spazio viene dedicato alla tematica del consumo e alla crescente angoscia che coinvolge i consumatori. Per ultimo la complessità della crisi ci porta a considerare anche le difficoltà di altri settori – tra cui turismo, ho.re.ca, fiere ed eventi – che si riflettono sull’indotto del comparo brico, ferramenta e giardinaggio.
La corsa agli approvvigionamenti: alzare le antenne!
La crisi cinese ha causato, come effetto macro, la sospensione di una grande porzione di produzione industriale in Cina. Il grande timore è proprio di restare senza scorte – dato prevedibile già a partire tra i mesi di aprile e maggio.
A proposito parla il Fabio Girola di Ferramenta Girola: “per il momento non risentiamo di troppi problemi: quelli veri si potrebbero prospettare tra un po’, quando dovremmo avviare i nuovi ordini”.
“Siamo tutti con le antenne alzate”, è l’efficace slogan di Fabio Fontana di Quadrifer: “per ora sembra che il mercato risponda abbastanza bene, poi si dovrà vedere come sarà lo scenario a inizio aprile con la bella stagione e come evolverà il trend – perlopiù in questo momento siamo un po’ tutti in attesa”.
Se l’incertezza per il futuro è palese, più visibile è lo stato del momento, come ci racconta Giovanni Ferrari di BricoFerrari: “al momento la Cina è blindata, non entra e non esce niente. Nei riordini estivi e invernali ci saranno grossi problemi. Per il momento stiamo vivendo con gli ordini fatti in precedenza. Ma i problemi si presenteranno con facilità nel breve e medio periodo. Gli scenari saranno molto incerti“.
Una situazione che è sottolineata anche Domenico Buonviaggio di Caravan Sport, il quale propone un punto di vista alternativo per cogliere nuove opportunità e rifarsi meno al prodotto cinese: “la vera problematica dell’approvvigionamento andrà a condizionare la disponibilità della merce. Da questo dato inevitabile possiamo creare un’attenzione maggiore su un discorso di qualità a dispetto di un prodotto cinese che ha sempre fatto del prezzo il suo punto di forza”.
Non solo si presentano visioni alternative sul fronte della scelta dei prodotti ma anche su quello del recupero della produzione in altri paesi. Come ci illustra Fabio Fontana, “molte grandi aziende, a fronte della prevedibile diminuzione della produttività industriale in Cina, hanno dato nuovo slancio alla produzione in Italia e in Europa. Quando ci saranno carenze di scorte si potrà pensare di incrementare la produzione in questi altri paesi – e molte aziende lo stanno già facendo”.
Più di un normale allarme: attenzione ai consumi
Il clima che si respira maggiormente è quello dell’incertezza. Ci racconta Giovanni Ferrari che: “si è venuta a creare una situazione di grande paura alimentata soprattutto dall’allarmismo mediatico che di certo non aiuta la nostra attività commerciale”. Naturalmente tutto questo si riflette sui consumi. “Si vede che le persone hanno paura a uscire di casa, di spendere con serenità. Noi cerchiamo di lavorare con normalità ma si nota una crescente diffidenza e soprattutto un calo nell’affluenza presso il negozio”.
Una testimonianza di questo calo sensibile dell’affluenza ci è stata data anche da Domenico Buonviaggio. “Tra le giornate di lunedì 24/02 e martedì 25/02 abbiamo registrato un calo vertiginoso degli accessi – abbiamo potuto contare le persone che entravano e uscivano dal negozio. Si vede che la gente è impaurita e per noi sarebbe un grande danno pensare che, con la bella stagione alle porte, il settore garden non parta”.
Curioso pensare di quanto rapidamente questa paura contagiosa abbia infettato i consumatori, come emerge dal racconto di Luciano Rosati di RosatiFer. “Quello che abbiamo notato è che la gente ha reagito immediatamente alle prime notizie del virus: già dal giorno dopo si contavano meno clienti e meno richieste. Dopo la prima settimana la situazione è leggermente migliorata ma persiste sempre una sostanziale diffidenza”.
Questo stato di allerta intercetta anche timori reali e più immediati, come ci spiega Carmine Savarese di Agrizoo. “Oltre al calo dei consumi noi commercianti viviamo la paura della chiusura dell’attività: se si rimane coinvolti in un caso di Covid-19, anche indiretto, si rischia seriamente di non poter nemmeno aprire, con conseguenze disastrose”.
La multicanalità: una risorsa?
Se l’affluenza è in calo, come può essere utilizzato il fattore e-commerce e soprattutto quanto può aiutare?
Le risposte dei commercianti non sono, per il momento, particolarmente fiduciose sul tema. Se l’acquisto on-line potrebbe rappresentare un’alternativa per ridare ossigeno alle vendite, dall’altro emergono molte perplessità. Come ci fa notare Carmine Savarese, “la soluzione dell’ e-commerce è certo un’alternativa ma ci siamo subito resi conto che non funziona, dato che tutti si stanno orientando verso quella soluzione, saturando così il mercato. Inoltre i grandi market-place non stanno certo a guardare e ne approfittano, riducendo ancora di più le marginalità sulle vendite“.
Insomma, vietato pensare a soluzioni facili o immediate. Per dirla con le parole usate da Giovanni Ferrari, “L’e-commerce è un alleato ma non sarà lui a salvarci da questa situazione. Il problema è proprio una paura generale a comprare, una diffidenza che coinvolge tutti i canali di vendita».
Le problematiche e i settori in sofferenza
Impossibile parlare di crisi o problema circoscritto data la profonda interconnessione che molti settori vivono tra di loro. Come ci spiega bene Carmine Savarese, “i nostri timori sono proiettati non solo sul nostro ma soprattutto su altri settori, come quello alberghiero, le strutture ricettive, il turismo, i ristoranti. Lavorando in stretta connessione con queste realtà ci preoccupiamo, per esempio, dell’elevato numero di disdette ricevute in questi giorni dagli alberghi. Questo ovviamente significa per noi meno ordini e meno fatturato. Non avere turismo in un settore che vive di stagionalità è un colpo durissimo, per noi e per tutto l’indotto».
Quello del turismo non è l’unico settore che crea agitazione nel mondo del Brico. Ci spiega Fabio Fontana che, “le limitazioni imposte alle fiere e agli eventi hanno danneggiato molto quelle aziende che lavorano nei settori artigianali, stand e fieristici. Non ci è voluto molto a far emergere la sofferenza di queste aziende che di conseguenza ha avuto un deciso impatto negativo anche sul nostro business“.
Uno sguardo disincantato non va solo all’oggi ma anche al domani, per capire quali settori potrebbero vivere una crisi piuttosto che altri. Uno spunto ci viene dato da Luciano Rosati, “possiamo pensare che a breve termine alcuni settori possano subire dei rivolgimenti – penso per esempio a quello delle vernici, i prodotti per la pulizia – ma anche qui è molto difficile da stabilire. Diciamo che in questo momento domina l’incertezza: l’unica certezza, ahimé, è la consapevolezza di andare in contro ad una flessione negativa, almeno nel breve periodo“.
Reagire, tra prudenza, preoccupazione e controtendenze
Ottimismo, pessimismo, realismo? Quale terapia per il Covid-19? Di fronte a una situazione così complessa è difficile prevedere cosa accadrà. I previsti ritardi nelle consegne e la mancanza di scorte in primavera/estate lasciano presagire un anno molto complicato su scala globale.
Si può essere ottimisti? Per molti distributori bisogna esserlo poiché è l’unico modo per affrontare la situazione molto delicata. Una cauta moderazione per altri invece che fanno notare di quanto la situazione possa essere complessa per chi è invece legato in modo più stretto ad altri settori – come quello del turismo.
Ovviamente, di fronte alla regole spesso si presenta l’eccezione che la conferma, come ci racconta Giuseppe Guiducci di Omnia Plant: “certamente la nevrosi è sempre presente ma nel nostro caso abbiamo assistito quasi ad una sorta di controtendenza. Le ditte consegnano con regolarità, la nostra attività procede con ritmi tutto sommato canonici e non abbiamo avuto ripercussioni negative. Anzi, molte persone da Roma si sono trasferite, per la psicosi del virus, vicino a noi a Santa Marinella: questo ha provocato un quasi incremento inaspettato delle vendite“.
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