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Ecommerce e sostenibilità: un amore corrisposto?

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riciclo, economia circolare

Durante all’incontro di presentazione del report annuale “Ecommerce in Italia 2022”, Davide Casaleggio, ceo e founder di Casaleggio Associati che promuove l’indagine, si è focalizzato sul tema della sostenibilità. Qualche spunto su cui riflettere.

Argomento di cui si parla tanto sia a livello aziende che consumatore. “Diminuire le materie prime, una miglior organizzazione, ma anche pack e prodotti più sostenibili, contenere il CO2, conoscere il parere dei clienti, la logistica. Proprio su quest’ultima voce, in generale l’ecommerce ha un impatto migliore rispetto al retail tradizionale. Si tratta di cambiamenti che hanno un costo sia per le società che sul consumatore finale. Tuttavia, secondo la nostra survey, gli italiani sono interessati e pagherebbero di più per soluzioni ritenute più ecosostenibili”.

Pochi i leader di sostenibilità

Un tema divenuto centrale, come sottolineato prima, su diversi aspetti del commercio digitale non solo per la richiesta da parte dei clienti, ma anche per una generale convenienza.

“Il famoso dilemma se l’ecommerce sia meno impattante dal punto di vista dei viaggi dei corrieri rispetto a quelli dei clienti al negozio fisico è stato misurato. E si è scoperto che con l’ecommerce il risparmio è tra le 4 e 9 volte a suo favore. Basti pensare che il furgone di consegna risparmia circa 50 viaggi in macchina. In generale l’impatto CO2 dell’ecommerce è 2,3 volte inferiore della catena distributiva fisica”.

Sono oltre 2000 le aziende in tutto il mondo, che rappresentano più del Pil degli Stati Uniti, impegnate in obiettivi di riduzione delle emissioni su base scientifica. Le aziende che riescono a tradurre gli impegni sul clima in azioni concrete otterranno uno status di “leader sostenibile”.

Per quanto riguarda il resto delle aziende, Il 75% ha affermato che il cambiamento climatico è fondamentale per il successo strategico delle proprie aziende. Tuttavia, il 43% non ha ancora obiettivi chiari per la riduzione delle emissioni di carbonio; il 50% non è soddisfatto delle azioni della propria azienda nell’affrontare il cambiamento climatico.

Usato e riciclo

Secondo Casaleggio, la crescita dell’ecommerce rappresenta un’opportunità unica per dare una seconda vita ai materiali di seconda mano, consentendo lo sviluppo del riutilizzo, della riparazione, dell’upcycling o, perché no, del fai da te.

Rispetto al mercato dell’usato – il cosiddetto second hand – si vede un incremento a livello mondiale, grazie in particolare alle nuove generazioni.

Infatti il 64% dei venditori della Gen Z afferma di venderne di più rispetto agli anni precedenti, il 73% degli appartenenti alla Gen Z che ha preso in considerazione la rivendita online afferma che lo ha fatto per motivi finanziari, mentre l’81% della Gen Z afferma che l’acquisto di usato è diventato più comune nell’ultimo anno. Ovviamente si tratta di un sentiment che necessita anche di più informazione e formazione.

Sono diversi i brand che stanno esplorando progetti educativi. Casaleggio fa l’esempio di un marchio del comparto luxury, Prada, che in collaborazione con l’Unesco ha portato a termine il programma didattico Sea Beyond, destinato alle scuole secondarie di tutto il mondo per sensibilizzare in materia di sostenibilità e salvaguardia dell’oceano in linea con l’Agenda delle Nazioni Unite 2030 e i suoi 17 Sustainable development goals (Sdg).

Sono diverse le opzioni che i player del comparto stanno esplorando per ridurre il loro impatto e affrontare l’evoluzione della domanda dei consumatori. Scelte che possono riguardare in primis il packaging, ma anche la supply chain, l’energia impiegata, il commercio omnicanale, la logistica che influenza infrastrutture e trasporti.

Cosa ne pensa il mercato italiano

Il tema della sostenibilità è molto sentito anche tra le aziende italiane. Otto aziende su dieci dichiarano di avere attività in corso rispetto agli obiettivi di sostenibilità. Le principali sono legate alla riduzione della materia utilizzata favorendo il riciclo in azienda e utilizzando un packaging e un prodotto sostenibile e riciclabile. Alcune aziende hanno anche certificazioni in questo ambito che tuttavia sono specifiche di settore. Un esempio viene dalla GOTS61 nell’abbigliamento.

Tra i meno sensibili a questo tema sono le aziende dei settori Casa, Ufficio e Arredamento e i Centri commerciali online.

Un interesse da parte delle aziende che va incontro all’interesse dimostrato dai consumatori del nostro Paese. Infatti, sottolinea la ricerca, i cittadini italiani sembrano, a livello europeo, quelli più interessati a valutare anche un sovrapprezzo per una spedizione più ecosostenibile con il 35% di acquirenti che lo dichiarano rispetto al 16% dei finlandesi. (slide Spedizioni sostenibili)

Cambiare si può, ma come?

Ci sono tuttavia molti ambiti per i quali gli esercenti e-commerce possono fare la differenza. A iniziare dagli imballaggi, il vero tema “scottante” quando si parla di vendite a distanza visto l’impatto sul sistema di smaltimento delle città, ormai invase dal cartone delle consegne degli acquisti online. Un impatto che non si limita al cartone. Basti pensare che il 15% della plastica immessa al consumo in Italia è derivata dall’ecommerce.

Per questo motivo gli operatori stanno adottando diverse strategie. Ad esempio utilizzando materiali riciclati o compostabili con prodotti derivati dal mais o fibre vegetali oppure nastri di chiusura con colle non tossiche. Altri stanno sperimentando imballaggi riutilizzabili a sacchetto, come in Germania con il progetto RePACK finanziato dal governo tedesco. Ci sono infine strategie di ottimizzazione dell’uso stesso degli imballaggi come la strategia “one parcel policy” di Zalando che prevede l’invio di un singolo imballaggio anche in caso di prodotti di brand diversi.

Altro punto dolente sono le consegne. In questo caso, soprattutto nei centri delle metropoli, sono spesso fatte con mezzi elettrici o bici o a piedi per via delle nuove regole cittadine. Tuttavia alcuni operatori stanno adottando una strategia full electric. Ikea ad esempio entro il 2025 prevede di effettuare le consegne a domicilio esclusivamente con mezzi ad emissioni zero.

La consegna presso punti di ritiro definiti evita di gestire l’ultimo miglio ed è probabilmente quella più conveniente dal punto di vista dell’impatto CO2. Secondo uno studio condotto da Easybox, operatore di punti di ritiro, le emissioni di CO2 sono ridotte del 20,5% rispetto alla consegna a casa.

Spesso le merci arrivano da oltre oceano, quindi va tenuto conto anche del trasporto marittimo internazionale, responsabile oggi il 3% di tutte le emissioni globali. Una percentuale che potrebbe salire al 10% entro il 2050 se l’industria continuerà a fare affidamento su combustibili ad alta intensità di carbonio. Le principali catene di vendita al dettaglio come Inditex, Amazon e Patagonia si sono unite alla coalizione “Cargo owners for zero emission vessels” (Cozev) con l’obiettivo di avere spedizioni senza emissioni di carbonio entro il 2040. Il trasporto marittimo rappresenta.

L’avanzata dell’economia circolare

Altra soluzione arriva dalla circolarità dei prodotti venduti che si ottiene promuovendo la riparazione, il riuso, il riciclo e la rivendita. Su quest’ultimo punto anche in Italia Ikea per estendere la vita dei propri mobili gestisce programmi di leasing e riacquisto, mentre eBay sta promuovendo una campagna promozionale legata alla sensibilizzazione del fatto che ogni famiglia ha in media più di mille dollari di oggetti che potrebbe vendere online.

Riguardo al tema del riuso in Italia si è affermata la piattaforma Subito, presente con la chief marketing officer Wally Mascheroni all’incontro di Casaleggio Associati, che ha iniziato vendendo proprio il second hand promuovendone anche in comunicazione i vantaggi, a partire dal risparmio di CO2.

Nel 2021 Subito è passato dal format piattaforma a quello di gestore di servizi con la soluzione Tuttosubito: facilità di spedizione per chi vende e sicurezza nei pagamenti digitali per il buyer.



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