Mercatone Uno. Continua la protesta e Rigoni è indagato
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Cassa integrazione subito alle stesse condizioni contrattuali individuali precedenti e prospettive per il lavoro per i 1860 dipendenti dei 55 punti vendita ex Mercatone Uno acquisiti da Shernon Holding in fallimento. E’ quanto è stato sollecitato dai sindacati nazionali di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs che invitano il ministro dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio ad aprire subito il tavolo di confronto sul futuro di Mercatone Uno «perché le lavoratrici e i lavoratori hanno bisogno di prospettive certe».
Intanto i Commissari straordinari hanno rassegnato le dimissioni, definendole “un atto dovuto” per procedere ovviamente alla nomina di nuovi commissari e rendere di nuovo vendibile la catena (pare il valore sia stimato intorno ai 120 milioni di euro). Il Mise ha intanto aperto la procedura per la selezione dei nuovi commissari attraverso un invito alla presentazione delle candidature con scadenza 14 Giugno; a questa data saranno trascorsi 20 giorni dalla dichiarazione di fallimento ed i lavoratori non possono più aspettare, affondano i sindacati, e «attendono certezze a partire dalla Continuità del proprio reddito». E ancora «è necessario che la commissione nominata dal ministro svolga Con carattere di urgenza la procedura per arrivare a selezionare i nuovi Commissari».
Ma non è tutto, dopo il fascicolo aperto dalla procura di Milano con l’ipotesi di reato di bancarotta fraudolenta, ma senza indagati, oggi apprendiamo dal quotidiano Corriere di Romagna che il procuratore aggiunto Riccardo Targetti e il pm Roberto Fontana hanno indagato l’ad Valdero Rigoni.
In effetti, al di là della sospetta sede maltese e ricordiamo le motivazioni del rifiuto all’ammissione al concordato preventivo da parte del Tribunale fallimentare di Milano, a causa dell’elevato “debito maturato in soli 9 mesi di attività per oltre 90 milioni – si legge nel provvedimento dei giudici -, i costi fissi di gestione per oltre 5 milioni al mese, l’assenza di credito bancario sin dal novembre-dicembre 2018, la totale assenza di fiducia dei fornitori che rifiutavano le prestazioni di merci in mancanza del loro pagamento immediato e gli inadempimenti nei confronti delle amministrazioni straordinarie del gruppo”.
Intanto proseguono i presidi dei lavoratori davanti ai negozi
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