Niente multe per i negozi senza POS
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Grazie ad una sentenza del Consiglio di Stato depositata l’1 giugno scorso, non accettare pagamenti con carta di credito o bancomat non comporta per negozianti e professionisti nessuna sanzione.
Ricordiamo che l’obbligatorietà del POS fu introdotta dal decreto Crescita del governo Monti che prevedeva che dal 30 giugno 2014 dovevano essere accettati pagamenti con carta di credito o bancomat da parte di negozianti e professionisti che avessero un contatto diretto con il pubblico. Tale decreto non prevedeva però alcuna sanzione amministrativa in caso di inadempienza.
Solo con la Legge di Stabilità 2016 fu prevista una sanzione amministrativa dell’ammontare di 30 euro per commercianti e professionisti negligenti riguardo all’accettazione di pagamenti con carta di credito o bancomat.
Il problema è che nella Legge non viene specificata la sanzione, rimandando, come riferimento, all’articolo 693 del Codice Penale che disciplina il rifiuto di accettazione di monete con corso legale, alle quali, a questo punto, venivano equiparati i pagamenti elettronici. Da qui la sanzione di 30 euro prevista dalla norma.
L’eccezione posta dal Consiglio di Stato riguarda il fatto che il decreto Crescita non prevedesse delle sanzioni per la mancata installazione dei POS e per il conseguente rifiuto di pagamento con carta di credito o bancomat, ha determinato, sin dalla fonte, la non applicazione dell’obbligo in sè.
Possiamo quindi dire che il provvedimento sui pagamenti elettronici obbligatori sia capitato nella casella “torna alla partenza”. Sarà a questo punto compito del nuovo Governo ristabilire ordine e soprattutto perseguire una maggiore precisione nella scrittura delle leggi e delle loro modalità di applicazione.
Noi consumatori potremo comunque sempre scegliere se frequentare o meno quei negozi e quei professionisti che non accettano le nostre carte di credito e i nostri bancomat.
Il POS obbligatorio era stato messo per favorire ancora una volta le banche e le società finanziarie. Il piccolo commerciante, da queste organizzazioni, è costretto a pagare oltre a un canone mensile anche una percentuale sul venduto. Senza fare niente le banche e le società finanziarie lucrano sui miseri guadagni dei piccoli commercianti che rischiano i loro capitali e letteralmente sopravvivono, per non chiudere, come vorrebbe una ferrea logica di mercato. Ma quando un piccolo commerciante con famiglia chiude l’attività chi la campa la famiglia? Il vero nero lo creano i professionisti(vedi medici e chirurghi) che fanno un piccolo sconto del 20% e si fanno pagare in contanti oppure diminuiscono fortemente l’importo della fattura.