Edilizia USA, il problema dei costi e della manodopera
Oltre che sul mercato internazionale, i provvedimenti del presidente Donald Trump hanno avuto effetti anche sull’economia interna. L’edilizia è uno dei settori più esposti ai dazi, tanto che fra gli imprenditori c’è ancora preoccupazione per i dazi sui mobili e sul legno.
Dal 14 ottobre sono entrate in vigore le nuove tariffe del 10% su tutto il legname e un’ulteriore tariffa del 25% su mobili e mobili da cucina. Come aveva detto il presidente della Nahb (National Home Builders, associazione americana dei costruttori) Buddy Hughes, queste nuove tariffe mettono altri ostacoli per un mercato immobiliare già in difficoltà, aumentando i costi di costruzione e ristrutturazione.
Già da prima dell’insediamento di Trump i costi delle materie prime erano arrivati a livelli abnormi, ma oggi i dazi rischiano di vanificare tutte le politiche anti inflazione. Ad esempio il costo medio per il legno da intelaiatura, dopo un calo registrato a agosto, a settembre è cresciuto di nuovo e per l’edilizia si tratta di un duro colpo dato che l’85% del legno per le costruzioni viene importato dal Canada. Consideriamo, solo per fare un esempio, che una nuova casa unifamiliare in media utilizza più di 200 metri quadrati di compensato di conifera e più di 600 metri quadrati di OSB e quasi 4.500 metri quadrati di legname per l’intelaiatura.
Non solo dazi, il problema della manodopera
Oltre ai costi dei materiali, ciò che sta rallentando le attività delle imprese è la mancanza di manodopera, dato che con la stretta sull’immigrazione tanta forza lavoro è stata rimpatriata (persone momentaneamente senza un contratto di lavoro) e per chi intende arrivare negli Stati Uniti d’America ottenere un visto oggi è più complicato.
Così, l’associazione Nahb ha espresso il proprio sostegno al disegno di legge presentato dalle due deputate democratiche Maria Salazar e Veronica Escobar per rivedere le leggi sull’immigrazione. Il Dignity Act, nome del disegno di legge, realizzata per i nuovi arrivati un programma di sette anni che prevede un’autorizzazione al lavoro, un’autorizzazione di viaggio e protezione dalle procedure di espulsione. Al termine del programma di sette anni, ai lavoratori ritenuti idonei verrà concesso lo “status di dignità”, che garantisce un permesso rinnovabile al lavoro.
In uno scenario così incerto le uniche buone (seppur moderatamente) notizie arrivano dalla Federal Reserve, la banca centrale americana, e dai singoli stati. Il taglio del costo del denaro rappresenta una speranza per il futuro delle imprese che vogliono ampliare le loro attività e per le giovani coppie che intedono acquistare una casa.
Il taglio dei tassi aiuta
Il tasso medio dei mutui fissi a 30 anni è diminuito di 32 punti base nelle ultime quattro settimane e ora si attesta al 6,26%, il livello più basso dall’inizio di ottobre 2024. Questo taglio ha portato all’acquisto di nuove case unifamiliari, anche se la politica espansiva della Fed non ha abbracciato le classi meno abbienti, tanto che rimangono tanti appartamenti ancora vuoti e le vendite totali rispetto allo scorso anno sono calate dell’1,4%.
Buone notizie anche sul fronte della burocrazia, tanto che nell’ultimo anno sono diminuiti i tempi per la costruzione di nuclei abitativi. Il merito non è di Trump ma dei singoli stati che hanno varato nuove norme per il partenariato tra pubblico e privato.








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