DIY USA tra dazi, incertezza politica e prospettive

Nel corso del 5° Virtual DIY-Summit 2025, organizzato da EDRA/GHIN e Hima, sono intervenuti due osservatori privilegiati del mercato americano: Craig Webb, presidente di Webb Analytics, e Jim Inglis, già vicepresidente esecutivo di Home Depot.

Il confronto si è focalizzato sull’impatto delle politiche tariffarie degli Stati Uniti, sul ruolo dei grandi player della distribuzione e sulle prospettive economiche a medio termine.

Webb ha ricordato come i dazi imposti dall’amministrazione Trump abbiano raggiunto i livelli più alti dal 1930, richiamando alla memoria le politiche che contribuirono ad aggravare la Grande Depressione. L’introduzione di tariffe così elevate – ufficialmente giustificate come strumento per riportare la produzione negli USA – genera in realtà una contraddizione: da un lato si punta al reshoring, dall’altro si fa affidamento sulle entrate doganali per coprire un debito pubblico crescente.

Una decisione della Corte Suprema, attesa per novembre, potrebbe inoltre ridimensionare i poteri presidenziali in materia tariffaria. In caso di esito sfavorevole, il governo si troverebbe a dover restituire fino a 300 miliardi di dollari già incassati con i dazi, aprendo una possibile crisi costituzionale.

Impatti reali sul mercato

Secondo Webb, l’impatto effettivo dei dazi sui prezzi negli Stati Uniti è stato finora inferiore a quanto annunciato, per effetto di dinamiche logistiche, utilizzo di zone franche e riduzione dei margini da parte delle imprese. Tuttavia, le aziende avrebbero ormai esaurito i margini di assorbimento, e si attendono ulteriori aumenti di prezzo nei prossimi mesi, soprattutto su materiali chiave come acciaio, alluminio e legname canadese.

A questa incertezza si aggiungono possibili interventi ulteriori, legati a questioni di sicurezza nazionale, che potrebbero far crescere ancora le tariffe.

Inglis ha sottolineato come l’instabilità sia ormai strutturale: le tariffe possono cambiare rapidamente, spinte tanto da esigenze economiche quanto da motivazioni politiche. Ciò comporta rischi di improvvisi aumenti dei prezzi, carenze di materiali o, al contrario, mercati invasi da prodotti dirottati dagli USA. In questo scenario, la parola d’ordine per le aziende è flessibilità, con strategie alternative e piani multipli di approvvigionamento.

Le promesse di rilancio produttivo negli Stati Uniti non si sono finora concretizzate. Molti produttori giudicano negativamente i dazi, ritenendoli più dannosi che utili, soprattutto per l’effetto inflattivo che si sta diffondendo nell’economia.

I grandi retailer guardano ai professionisti

Sul fronte distributivo, sia Home Depot che Lowe’s stanno rafforzando la propria offerta verso i clienti professionali. Dopo aver saturato il mercato retail con migliaia di punti vendita in Nord America, i due colossi hanno avviato acquisizioni mirate nel settore dei materiali per l’edilizia professionale, come il cartongesso, le coperture e le forniture specialistiche.

Home Depot dichiara già che circa il 50% del fatturato proviene dai professionisti, contro il 40% dal canale retail, e il trend è destinato a rafforzarsi.

Il quadro macroeconomico non appare incoraggiante. L’aumento dei prezzi combinato a una domanda debole ricorda, secondo Inglis, le dinamiche della “stagflazione” vissuta negli anni ’80. Le previsioni sul PIL per il 2025 indicano una crescita in rallentamento, mentre la fiducia dei consumatori cala e le intenzioni di spesa per ristrutturazioni domestiche si riducono.

A pesare ulteriormente sugli operatori internazionali è la svalutazione del dollaro, sceso di oltre l’11% rispetto alle principali valute dall’inizio dell’anno, riducendo i margini di chi esporta negli Stati Uniti.

Nelle loro riflessioni finali, Webb e Inglis hanno evidenziato come il commercio mondiale sia entrato in una fase di profonda trasformazione, con il sistema integrato messo in discussione dalle politiche tariffarie americane. In un contesto caratterizzato da inflazione, polarizzazione politica e incertezza sugli scenari futuri, a sopravvivere saranno le aziende più pronte a abbracciare il cambiamento e a ridefinire i propri obiettivi strategici.

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