Le nuove regole prevedono, per i soli centri commerciali, la chiusura nelle giornate di sabato e domenica, dal 4 dicembre al 15 gennaio. Le proteste delle associazioni e i dati Istat appena rilasciati.
Federdistribuzione, CNCC e Confimprese avevano chiesto con forza al Governo la riapertura dei Centri Commerciali nel fine settimana. Niente da fare, eppure, secondo il Presidente di Federdistribuzione, Claudio Gradara ” Si tratta innanzitutto di una questione di sicurezza. È infatti evidente che se non si consente ai consumatori di accedere ai negozi situati nelle periferie urbane, si rischia di favorire gli assembramenti nelle vie delle città e dei centri storici, soprattutto in vista del prossimo fine settimana con ben quattro giorni festivi e prefestivi”.
E, ancora ” Le nostre aziende hanno più volte dimostrato il massimo impegno nell’applicazione di tutte le misure di prevenzione all’interno e all’ingresso degli esercizi commerciali e dato disponibilità anche a valutare misure più stringenti – continua Gradara -. Queste ulteriori restrizioni creano invece svantaggio sia alla prevenzione sanitaria, sia un danno per un settore che sta pagando un prezzo altissimo sin dall’inizio dell’emergenza”.
Dissenso anche da CNCC (Consiglio Nazionale dei Centri Commerciali) per mezzo del suo presidente Roberto Zoia, che si chiede ” come sia possibile pensare di tenere chiusi i negozi dei centri commerciali nei fine settimana più importanti di tutto l’anno, un anno tra l’altro estremamente catastrofico sotto il profilo delle attività economiche e che in alcun modo i provvedimenti del Governo potranno adeguatamente ristorare. Il Governo deve tenere conto di un settore che contribuisce in modo determinante all’economia del Paese e che dà occupazione a migliaia di dipendenti”.
Un preoccupazione che per il presidente di Confimprese,Mario Resca ha anche un nome: ecommerce, perchè a suo parere ” si rischia di cambiare, in poche settimane, il modello di consumo per i prossimi anni: chiudere nel fine settimana i Centri Commerciali significa spingere i consumatori a fare i propri acquisti di Natale sui canali online, con buona pace di chi ogni giorno investe sui territori, crea occupazione, sviluppa indotto. Qui c’è in gioco molto più di quanto si possa pensare: il commercio vale 445 miliardi di euro con 3,4 milioni di addetti, è un motore dell’economia e un serbatoio occupazionale importantissimo”.
Del resto i dati rilasciati da Istat oggi, 4 dicembre, evidenziano, a partire dal mese di novembre, con l’inizio delle restrizioni, una situazione particolarmente grave per il non alimentare che ha segnato cali di presenze su tutta la rete distributiva superiori al 30%.
“Uno scenario destinato ad aggravarsi ulteriormente – spiega direttore Relazioni con la Filiera e Ufficio Studi di Federdistribuzione, Carlo Alberto Buttarelli – a causa delle nuove limitazioni introdotte dall’ultimo Dpcm che non prevede la riapertura dei centri commerciali nei week end e nelle giornate festive e prefestive. Un duro colpo che si riverserà anche sul canale Cash&Carry, sia per il protrarsi delle chiusure di bar e ristoranti, sia per la riduzione di categorie merceologiche come la regalistica aziendale, importante fetta di mercato del mese di dicembre, che potrebbe portare a una perdita complessiva del canale di oltre il -70% sull’anno”.
Salve,
una precisazione doverosa, non si tratta di “centri commerciali chiusi il fine settimana” ma bensì di chiusura nei prefestivi e festivi, ciò significa anche le giornate che precedono tutte le feste, in pratica un negozio di un centro commerciale può stare aperto solo 18 giorni su 31, un ecatombe.
Grazie e scusate.
Grazie per la precisazione
saluti
La redazione