Assofloro, le esigenze particolari del florovivaismo
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Tra i primi a lanciare l’allarme sulle conseguenze dei rincari energetici per la filiera del verde c’è Assofloro, che da mesi è al lavoro per proporre strumenti che possano aiutare le aziende a superare il complesso periodo.
A Nada Forbici, neo confermata presidente dell’associazione, abbiamo chiesto di fare il punto sulle misure a sostegno del settore e sulle prospettive per i prossimi mesi.
“Il panorama – commenda Forbici – non è rassicurante, perché dopo una lieve flessione dei prezzi per l’energia ora la tendenza è ancora medio alta. Usciamo da un anno complesso e la prospettiva non è rosea. Abbiamo chiesto sulla legge di bilancio un prolungamento dei crediti di imposta per il primo trimestre del 2023, sia per l’energia elettrica, sia per il metano, sia per il gasolio, che inizialmente ne era rimasto escluso, ma è fondamentale per le serre”.
Le misure potranno così tamponare l’urgenza, anche se la presidente di Assofloro non nasconde che si tratta di interventi parziali, che rispondono solo in parte alla stringente necessità per le aziende di poter disporre di liquidità per affrontare le scadenze. “Da parte nostra la richiesta, per ora non accolta, è per la moratoria dei mutui, o la sospensione del pagamento dei contributi: i crediti di imposta sono di sostegno, ma non rappresentano liquidità immediata per le aziende”.
Guardano al futuro, quale ruolo possono giocare le rinnovabili? “Sicuramente sono importanti – risponde Nada Forbici – e infatti i bandi del PNRR sull’agrivoltaico per i parchi solari prevedono un contributo del 40% a fondo perduto. Tuttavia è pur vero che da una parte c’è il problema della burocrazia, dall’altra anche del tipo di strutture: un conto è ospitare pannelli fotovoltaici su una struttura chiusa, un capannone, o l’edificio di un garden center dove non si fa produzione. Ben diverso è il discorso per le serre: dove si produce non è possibile collocarli sul tetto”.
Sempre sul discorso energia e fonti alternative, Assofloro è all’opera anche in un altro ambito: “In tutta le regioni – commenta Nada Forbici – abbiamo lavorato per garantire la possibilità di utilizzare il materiale di risulta da sfalci e ramaglie non come scarto, ma come risorsa, per esempio come biomassa, che può essere utilizzata per la produzione di energia”.
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