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Materie plastiche, l’allarme dei produttori

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Dopo l’analisi sugli aumenti derivanti dal nolo dei container e dalle materie prime come ferro, alluminio e rame, passiamo ad occuparci di un’altra situazione, attualmente molto critica, che riguarda le materie plastiche.

Anche qui si verifica una crescita dei prezzi veramente forte, ma soprattutto una crescente mancanza di materiale.

Per capire meglio la situazione

Le materie plastiche il (termine corretto è polimeri) sono un mondo vario e complesso. Ci sono tantissimi tipi come ABS, polietilene, polipropilene, polistirene solo per citarne alcuni, all’interno dei quali ci sono delle varianti qualitative. I vari materiali si differenziano per le caratteristiche di durezza, resistenza alle abrasioni o flessibilità o resistenza al calore.

Questi usi più svariati hanno portato a sostituire i metalli in molte applicazioni, vedi automotive e di conseguenza il consumo dei polimeri è sempre più aumentato.

Plastica, odio e amore

C’è stata e rimane una demonizzazione della “Plastica“, vista come inquinante e il termine stesso  è considerato negativo e sinonimo di bassa qualità. E ’corretto dire che si tratta di materiali inquinanti, ma solo per il mancato smaltimento con un corretto e generalizzato riciclo. Sarebbe come dire che l’energia derivante dall’atomo è mortale. Lo è la bomba, non certo l’uso in medicina che salva milioni di vite!

Facciamo un breve esame di quanto l’industria della “Plastica” abbia segnato la storia italiana per quasi un quarantennio, dagli anni 50 – 60. Giulio Natta fu l’inventore del polipropilene nel 1954, il famoso MOPLEN, che gli over …  ricorderanno. La scoperta gli valse il premio Nobel per la chimica nel 1963 e questi fattori certamente favorirono lo sviluppo petrolchimico in Italia.

Ricordiamo colossi come Montecatini poi diventata Montedison, arrivata tra le prime 5 aziende chimiche in Europa con oltre 30.000 dipendenti (seconda in Italia solo alla FIAT) e poi sparita dalla scena come azienda chimico – plastica, confluendo per alcuni rami in ENI e in Edison. E poi SIR (Società Italiana Resine) secondo polo petrolchimico coinvolta in scandali e crisi e poi chiusa e quindi perdiamo la produzione interna di polimeri.

Pur avendo perso i grandi trasformatori di materia prima, l’Italia ha mantenuto una grande tradizione industriale nella lavorazione delle materie plastiche, con tante aziende di piccole e medie dimensioni e siamo tra i Paesi top a livello mondiale per qualità. Le aziende hanno investito in tecnologia, macchinari e stampi e reggono la concorrenza dei prodotti Cinesi e dell’Est Europa, rispettando le rigide normative comunitarie a garanzia della salute del consumatore, anche con tutti i costi per le certificazioni e la burocrazia connessa.

L’esplosione dei prezzi e la mancanza di materie prime

Dopo 4-5 anni di prezzi abbastanza stabili della materia prima, sicuramente con oscillazioni in più e in meno che si sono alla fine compensati, si è verificata una vera e propria esplosione dei prezzi, che per alcuni tipi di polimeri sono nell’ordine del 30 – 40% anno su anno. Ma il problema più grande è una mancanza di materia prima in particolare a partire da novembre 2020.

I produttori di polimeri sono pochi, grandi, potenti e fanno il bello e il cattivo tempo. Il cosiddetto coltello dalla parte del manico. Un tempo c’erano le raffinerie, separate dalle aziende di trasformazione, mentre ora ci sono enormi impianti che accorciano la filiera. Questi colossi fanno spesso ricorso alle cosiddette cause di forza maggiore inserite nei contratti di acquisto, per annullarli o ritardare le consegne, con le giustificazioni più “creative”.

La Cina (e ti pareva….) La Corea del Sud ed altri Paesi Asiatici stanno importando enormi quantità di materia prima che viene sottratta ai produttori europei. Anche qui non c’è un Antitrust che intervenga, non c’è una pressione da parte dell’Europa, che ahimè conta sempre meno sullo scacchiere politico ed economico mondiale.

Le ripercussioni sui produttori italiani

I produttori italiani non hanno, singolarmente, volumi paragonabili ai Big Asiatici e non hanno quindi una massa critica nelle trattative. E la plastica riciclata, cui fortunatamente si ricorre sempre di più, non è sufficiente a sopperire alla scarsità della materia “vergine”. In questo clima, si aggiunge il problema dei tempi di consegna che, in questi ultimi mesi sono raddoppiati o addirittura triplicati.

Con una crisi occupazionale già grave, le nostre aziende rischiano di dover ridurre o sospendere la produzione per mancanza di materia prima. Questo, a onor del vero sta accadendo anche in altri settori produttivi, come ferriere e cartiere purtroppo.

Alcune aziende hanno potuto approvvigionarsi in tempo, mentre per altre si è arrivati a non parlare più di prezzo…non si chiedono quotazioni …., si chiede solo “quanto e quando potete spedire, a qualsiasi costo“, pur di salvaguardare produzione e dipendenti.

Le accorate segnalazioni delle Federazioni / Associazioni del settore possono solo segnalare un problema, ma non hanno interlocutori! Potrebbero sicuramente premere per incentivare la raccolta differenziata, anche visto il taglio molto green del nuovo Governo.

Una situazione, come segnala Unionplast (Unione Nazionale Industrie Trasformatrici Materie Plastiche), che si ripresenta dopo cinque anni, ma che sommata ad una crisi internazionale “senza precedenti”, potrebbe portare a gravi ripercussioni.

E, ancora, Unionchimica CONFAPI sta esercitando tutta l’influenza
possibile non solo per accrescere l’attenzione sulla situazione del settore
della chimica e della plastica, ma anche per sottolineare “l’esigenza di arrivare ad aiuti concreti anche di natura economica che incentivino ulteriormente la ricerca e sviluppo ed il rinnovamento della filiera della plastica. Interventi che devono essere sia a livello europeo che nazionale, e che devono puntare certamente alla tutela dell’ambiente e dell’occupazione, ma anche alla competitività di un comparto industriale determinante per l’economia nazionale. Grandi aspettative, da questo punto di vista, sono riposte sul Recovery Fund anche in relazione
all’incentivazione dell’uso di plastiche di scarto o di tipo alternativo incoraggiate da strumenti di finanziamento e sgravi fiscali immediatamente fruibili come i “crediti d’imposta”.

Una piccola digressione sul riciclo

Molti di voi avranno sentito parlare o hanno partecipato direttamente alla raccolta dei tappi delle bottiglie, che avviene normalmente tramite le parrocchie. Non è una leggenda metropolitana.

Si tratta di un materiale molto più costoso della bottiglia e questa raccolta specifica, se canalizzata potrebbe portare la classica goccia al mare del risparmio energetico e della riduzione dei costi.

In molti Paesi si paga una cauzione sulle bottiglie di materiale plastico. Si deve restituire la bottiglia per riavere la cauzione (come si faceva una volta, anche in Italia, con le bottiglie di vetro). Ci sarebbero molte meno bottiglie gettate nei cestini o per strada e qualcuno le raccoglierebbe avendone un tornaconto. Molto meglio della plastic tax che, rinviata più volte, dovrebbe, lecito il condizionale, scattare a luglio.

Per tutte queste tensioni le aziende del settore hanno chiesto o stanno chiedendo adeguamenti alle Catene del DIY ed al mercato tradizionale.

Riteniamo che queste ragioni oggettive dovrebbero essere prese in seria considerazione, e come avvenuto per gli aumenti derivanti dal nolo dei container o delle altre materie prime, alla fine l’aumento verrà riversato sul consumatore finale.

Le vicende di questo articolo e del precedente devono far riflettere le industrie. Forse, la mia è una speranza o temo un’utopia, si penserà a reinvestire in Italia ed in Europa sottraendo alla Cina in particolare, quella assoluta egemonia e per noi dipendenza?!!!

Per la realizzazione di questo articolo si ringraziano per la collaborazione:

Emilia Bonanomi, amministratore delegato Plastecnic SpA;
Massimo Guizzardi, presidente Terry Store -Age SpA Unip.;
Pierangelo Ruggerone, presidente Mobilplastic SpA;
Daniela Ramello Amministratore Trafilplast Srl, presidente Unionchimica API Torino e vicepresidente Unionchimica CONFAPI

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