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Maria Tamborra: “Un fantastico piano B”

Così definisce la sua vita Maria Tamborra, amministratrice delegata di Bricoman Italia. Ecco, un nuovo ritratto al femminile da inserire nella nostra galleria di interviste a donne manager del settore home improvement.

Originaria di Bari, famiglia monoreddito con padre capocantiere, madre casalinga e due fratelli, Maria Tamborra inizia a lavorare molto presto “mentre frequentavo il liceo classico ho iniziato a dare lezioni di danza per contribuire ai miei studi”. Ha continuato a lavorare in diversi ambiti (nella danza, come correttrice di bozze, cameriera, promoter) anche durante gli anni dell’Università. Ha frequentato la facoltà di Filologia e Letterature Straniere Moderne, scelta perché “profondamente colpita da una conferenza dello scrittore Antonio Tabucchi sull’importanza delle parole e il loro potere nel cambiare la nostra visione del mondo”.

Dopo la laurea – massimo dei voti e lode -, due borse di studio la portano in Germania, con la volontà di proseguire gli studi etimologici e l’aspettativa di una carriera accademica. Ma, si sa, spesso la vita ci riserva altri percorsi e così “per motivi di carattere personale rinuncio al mio sogno. E’ l’inizio di una nuova vita”.

E cosa succede?
Succede che mentre lavoro come insegnante di danza e contemporaneamente come magazziniera alla Feltrinelli, invio un curriculum per l’imminente apertura di un negozio Coin nel primo centro commerciale Auchan in Puglia, a Casamassima, nel 1995. Vengo assunta come commessa part-time nel reparto conformato. Dopo qualche mese, trascorso non proprio al massimo dell’entusiasmo, chiedo al direttore di poter modificare l’esposizione di una parete di maglie per velocizzare l’acquisto da parte del cliente. Il direttore acconsente e da lì, esattamente da quel momento, è iniziato il mio reale interesse verso il mondo della distribuzione.

Dalla filologia alla distribuzione

Ma all’inizio non le piaceva…
Direi proprio di no, avevo in testa tutt’altro. Però iniziare a usare il cervello, anche solo con una parete di maglie, ha stimolato la mia curiosità e mi ha portato a studiare marketing e merchandising. Mi spendevo molto sul lavoro perché cercavo di capire le logiche di vendita e mi sono accorta che tutto il mio bagaglio di esperienze di studio e di vita, pur apparentemente molto lontano, mi era di grande supporto. Sono stati anni intensi, quelli dal 1995 al 1999, in cui ho fatto esperienza dapprima come caposettore e poi come allievo direttore lavorando a Bari, Cosenza e girando l’Italia per remodelling e nuove aperture. Poi ho deciso di cambiare.

Perché?
Perché volevo di più. Ormai mi sentivo pronta, perché non potevo fare il direttore? Purtroppo, la risposta è stata che “l’ambizione è una cosa brutta in questo mestiere e solo il tempo avrebbe detto se ero veramente una ragazzina prodigio o solo una ragazzina”.

Così inizia il suo percorso nel settore della manutenzione della casa, con il suo ingresso in Leroy Merlin
Sì, Leroy Merlin aveva aperto un punto vendita nello stesso parco commerciale di Casamassima. Mi sono proposta, ho superato il colloquio e sono entrata in organico. All’epoca i punti vendita erano solo quattro ma ho scoperto un mondo del tutto nuovo. Diciamo che se in Coin avevo imparato molto dal punto di vista dell’animazione delle risorse umane, con l’esperienza in Leroy Merlin ho arricchito il mio bagaglio apprendendo la contrattazione coi fornitori, le logiche della costruzione della gamma, il rapporto con il cliente. Con la cultura Adeo, completamente diversa dall’impostazione più formale di Coin, mi è stato mostrato un perimetro chiaro entro quale muovermi con autonomia e responsabilità, ho così scoperto un’azienda dove ho vissuto i valori e la centralità delle persone. Uno stile decisamente più affine alla mia personalità.

Quale percorso ha intrapreso in Leroy Merlin?
Il mio “allievato” è durato pochissimo e nel giro di 3-4 mesi sono stata nominata caposettore e ho subito avuto una squadra eccezionale, fra cui spiccavano Rossella, Giovanni e Raffaele, che ho nominato capireparto prima e capisettore poi e con i quali sono ancora in contatto, come col resto dei colleghi del negozio. Una squadra con la quale ho lavorato moltissimo e che mi è rimasta nel cuore. Sono entrata in Leroy Merlin a 28 anni e ne sono uscita 13 anni dopo, avendo accumulato molta esperienza in diversi ambiti: ho lavorato nella squadra formazione, in centrale acquisti, e a supporto della squadra regionale del controllo di gestione e risorse umane. Poi sono stata nominata direttore del negozio di Mesagne nel 2008, un’avventura umana meravigliosa, infine mi sono occupata della riconversione del negozio di Bari, da Castorama a Leroy Merlin nel 2010, altra esperienza iper formativa.

Il passaggio in Bricoman

Nel 2011, esattamente 10 anni fa, ha inizio la sua avventura in Bricoman Italia, un’insegna che è una vera case history sia per la distribuzione italiana del settore sia in casa Adeo. Come è successo?
Ci sono persone che hanno un peso importante nel corso della nostra vita. Per me quella persona è Alessandro Di Giovanni, che ho conosciuto ai tempi in cui lavoravo in Coin, mentre lui ricopriva il ruolo di direttore centrale acquisti in Auchan. Nel 2002, ci incrociamo casualmente negli uffici di Milano, io con la casacca di Leroy Merlin e lui con quella di Bricocenter, e lui inizia a raccontarmi della sua visione su un format distributivo pensato per i professionisti ma aperto al privato, per mettere sotto lo “stesso tetto” tutte le merceologie necessarie alla costruzione e ristrutturazione della casa. Praticamente Bricoman. Un progetto che poi ha presentato agli azionisti in Francia supportato da Paolo Concas (ex Bricocenter), lo storico direttore vendite, e da Elio Cariboni (ex Auchan), direttore della centrale acquisti. Mentre loro costruiscono il “sogno” Bricoman e danno il via ad un’azienda meravigliosa, io attraverso un periodo di difficoltà in Leroy Merlin e contatto Concas per entrare in Bricoman. Di fatto, un’accelerazione a una mia volontà già espressa, a suo tempo, presso la direzione Leroy Merlin. Una volta entrata in Bricoman mi sono subito resa conto che era un’azienda potentissima, commercialmente e umanamente.

Ecco, appunto. Cos’è che rende tanto speciale (leggi redditizia) questa insegna?
Un progetto chiaro, condiviso, reso noto a tutti, nonché umano e coerente, cosa non sempre facile. Nei nostri valori, abbiamo il prezzo meno caro del mercato, l’efficacia, il lavoro di squadra, la professionalità e il risultato perché per noi, il risultato, è un valore tra i valori. E’ importante creare un’azienda con obiettivi ambiziosi ma sostenibili per far sì che i negozi siano redditizi da subito. Ognuno di noi nello stesso tempo è imprenditore, azionista e collaboratore e trovo l’equilibrio tra queste tre identità molto sfidante.

Torniamo alla storia. Entra in Bricoman in qualità di?
Dal 2011 sono stata nominata direttrice di un negozio che ancora non c’era e direttrice dello sviluppo competenze. Nel frattempo, ho trascorso settimane di formazione per farmi conoscere e conoscere le persone di Bricoman, cosa che mi ha molto appassionato, anche perché mi sono ritrovata con molti capisettore che erano ex artigiani. E’ proprio insieme a due di loro che abbiamo redatto il primo book di formazione prodotto, in particolare per l’idraulica. Lo ricordo perché è stato un passo molto importante che ha significato mettere per la prima volta su carta tutti i prodotti, i loro utilizzi più ricorrenti, i complementari e le richieste più frequenti da parte dei clienti. In questo modo abbiamo reso nota e replicabile questa conoscenza per i ragazzi che sarebbero venuti dopo. Un lavoro di consolidamento per il futuro.

Il book è stato poi replicato per tutti i reparti immagino…
Certamente, ed è stato un grande lavoro realizzato con il contributo di tutti, dai capiprodotto, ai capisettore, ai venditori, secondo le loro competenze specifiche. Va da sé che anche questa iniziativa è stata possibile grazie al senso di squadra e al nostro spirito di intelligenza collettiva.

Successivamente ha assunto altre cariche all’interno dell’insegna?
Si, dopo essermi occupata come direttrice dell’apertura del punto vendita di Cavallino, sono stata nominata direttrice regionale, direttrice risorse umane ad interim, e ho aperto tanti negozi come direttrice vendite. Ho fatto molte esperienze e oggi sono qua, “per pura casualità”.

???????(la mia espressione stupita.ndr)
No, non lo dico per falsa modestia, ma nel senso che ci sono arrivata incidentalmente, rispetto alla vita che avrei voluto fare, come in un film. Con la mia nuova nomina ho ricevuto molte manifestazioni di apprezzamento, anche dai colleghi di Leroy Merlin, Coin, dal mondo della danza e sa perché? Perché sono una persona assolutamente normale e le attestazioni sono state un voler dire “ce l’ha fatta una di noi”.

Qual è stata la sua reazione alla nomina?
Inizialmente ho preso del tempo ma, sia Alessandro Di Giovanni sia Philippe Zimmermann, CEO di Adeo, mi hanno fatto capire che non sarei stata sola e che con me c’è un’intera squadra. Pensavo di rifiutare per umiltà, invece era presunzione o eccesso di orgoglio pensare che in gioco ci fossi solo io. Certo, alla fine la responsabilità globale spetta a me ma dietro c’è un ragionamento e un supporto comune e condiviso. Comprendere questo mi ha dato molta forza e mi ha spinto ad accettare. Ho la fortuna di lavorare con un comitato di direzione coeso, competente e valorialmente solido, espressione di un collettivo motivato e orientato al risultato.

Cosa è cambiato in questi due mesi?
La cosa che mi fa sorridere di più è che le persone mi dicono “Maria non sei cambiata per niente” ma è normale, perché io non sono il mestiere che faccio. Io sono sempre Maria e faccio un mestiere e anche se spesso si associa la persona al ruolo, io tengo molto alla distinzione. Sono la stessa di ieri con un giorno in più. Come si fa l’amministratrice delegata? Non lo so, io lo faccio mantenendo le mie caratteristiche personali, continuando ad ascoltare, studiare, capire e comprendere per contribuire allo sviluppo dell’azienda. Certamente cambia il livello di responsabilità, che è più ampio, con una prospettiva più alta, ma nell’operatività il lavoro con i venditori non cambia, il rapporto con il cliente non cambia e quando sono in negozio ci sono con il mio bollettino di vendita, la penna multicolore, il taglierino e i guanti. Cambia lo sguardo ma non il singolo gesto.

Frequenta spesso i negozi?
Sì almeno 2-3 giorni a settimana, è normale, in una azienda di distribuzione dove dovrei stare? Mi piace mantenere il rapporto vivo con i ragazzi che lavorano sul campo e osservare cosa succede in tutti i negozi. Ma questo è un approccio che coinvolge chiunque lavori nei Servizi Interni.

Dorme la notte?
In effetti poco, da sempre. 4-5 ore non di più e sfrutto tutto il tempo che posso cercando di mantenere vive le mie passioni come la corsa, la palestra, la lettura, la famiglia e gli amici di sempre.

E’ mai stata discriminata in quanto donna sul lavoro?
Discriminata in quanto donna direi di no. Forse per qualche caratteristica personale a volte sì. Ho una personalità forte e talvolta ribelle e questo non sempre paga in tutte le aziende. Come donna mi sono posta diverse domande e come penso accada a molte di noi mi sono interrogata sul miglior equilibrio possibile fra vita personale e vita professionale.

Bricoman e il 2022

Torniamo a Bricoman. C’è un negozio più importante? Quello che tenete sempre sotto osservazione?
Da ogni negozio si impara tantissimo e sono tutti importanti ma, per definizione direi il primo, Elmas che oggi affronta un importante cambiamento.

A tal proposito quando sarà pronto il nuovo Elmas? E Ravenna quando aprirà?
Elmas/Assemini sarà pronto nella primavera 2022 così come Ravenna, di cui abbiamo appena terminato il primo comitato fondatore e che aprirà entro il 1°semestre 2022.

Chi ricoprirà i suoi ruoli precedenti?
Attualmente mi sto occupando del passaggio di consegne come direttrice delle risorse umane ad un’altra collega, Angela Antonini, che prima si occupava di selezione e formazione del personale. Angela accoglierà le nuove sfide dell’innovazione nella continuità dei valori.

Negli anni, di tutto quello che ha fatto, cos’è che le dato più soddisfazione?
Formare le persone, per me è una passione senza fine, fare del “mio” sapere uno strumento di condivisione, perché nel momento in cui le persone conoscono il perché delle cose, allora vanno avanti da sole. Sviluppare le persone è la più grande soddisfazione; farle crescere, in orizzontale o in verticale poco importa, ma vedere che si appropriano del mestiere, delle informazioni è un grande traguardo, più delle cifre, che comunque arrivano perché sono una conseguenza. In aula dico spesso che l’azienda non esiste, esistono le persone e sono convinta che solo riuscendo a trasmettere e a far vivere il senso di appartenenza, si mantiene la coerenza fra i valori scritti e quelli realmente vissuti.

Infine, quanto la sua cultura classico-umanistica è stata importante in questo lungo e intenso percorso lavorativo?

Molto. Sono cresciuta e ho studiato all’interno di una caleidoscopica rete di persone, le mie amicizie, le mie radici, con cui ho condiviso convinzioni, dubbi e valori. Penso che avere uno sguardo sul mondo e capire il perché delle cose sia importante: in genere, siamo abbastanza individualisti, ma pensare di essere una comunità mi ha aiutato molto, così come quando studi, leggi e ti accorgi che sì, da soli si va più veloce ma insieme si va più lontano. E in questo percorso ho maturato la convinzione che essere al servizio è la mia dimensione naturale. Non a “capo” ma al servizio e questo cambia completamente la prospettiva.

Infine, che visione ha del futuro della distribuzione del settore?
Credo fortemente in una visione omnicanale. Negozio fisico e digitale non sono in opposizione. Azienda e fornitori non sono in opposizione. La sfida è su chi sarà più veloce ed efficace, in grado di rispondere alle attese del cliente con offerte di prodotto, prezzo e servizi personalizzati. Una piattaforma interconnessa rapida e flessibile. Con le persone al centro. Sempre.



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