E’ quanto sostiene l’Indagine OPMF, che indaga l’approccio phygital e che mostra a che punto sono i negozi specializzati italiani nl loro processo di evoluzione digitale.
L’ OPMF, ovvero, l’Osservatorio Permanente Multicanalità Ferramenta che monitora il canale distributivo ferramenta offline e online. Ad emergere è una fotografia del canale phygital retail in cui, a formare il campione, ha contribuito un totale di 506 interviste. Di queste, 328 appartengono al canale fisico, 177 al canale integrato (fisico e online) che corrispondono a un 35% di canale tradizionale (che vende al privato), 33% di canale professionale mentre la restante porzione si rivolge ad entrambe le categorie.
Partendo punto vendita, il 44% del campione dispone di 1-2 vetrine, mentre il 43% di 3-5 vetrine; a proposito di metrature invece il 34% si estende tra i 100 e i 300 mq mentre il 26% va oltre i 500 mq. Per quanto riguarda la posizione, il 60% è situato in provincia.
Per il canale fisico, nello specifico per un 42% uno dei suoi plus è l’ampia area espositiva, per il 32% invece l’ampio parcheggio e anche la storicità del punto vendita è un fattore determinante sempre per il 32%.
E quali minus sentono di avere invece? Per il 32% è la posizione non centrale mentre per il 26% la mancanza di parcheggio. Infine, un altro 26% crede che tra le sue criticità vi sia un affaccio vetrina limitato che limita la possibilità di farsi notare dalla clientela.
Canale fisico: “Il 77% vuole puntare sulle competenze digitali dei collaboratori”
A proposito della rivoluzione digitale del negozio fisico, il 32% afferma che sta investendo in un percorso digitale in azienda e il 37% invece è rappresentato da negozi che intendono nel prossimo futuro aprirsi a un percorso digitale, questo dimostra che già una bella quota di punti vendita investe o vuole investire in questo ambito.
Nello specifico: il 77% vuole puntare sulle competenze digitali dei collaboratori, il 59% invece pensa a un gestionale integrato e al suo aggiornamento mentre il 34% punterà sulla comunicazione digitale.
Un altro punto su cui ci si è concentrati è la redditività per metro lineare a scaffale. In primis si è chiesto al campione se questo dato viene monitorato: il 21% conferma di farlo mentre il 79% ancora no. Ma come viene rilevato questo dato da coloro che decidono di tenerne traccia? Il 21% per categoria, dipendente e area mentre il 26% solo in un’area ben definita e il 19% con verifiche spot su un campione.
Canale phygital: un negozio su tre è anche online
Dal fisico, passiamo alla componente digitale. Il 35% dei negozi fisici vende anche online e questo significa che un negozio su tre ha una presenza digitale sia attraverso una piattaforma proprietaria (52%), sia con la sua presenza su un marketplace oppure in modalità integrata (81%).
Il 65% invece non è phygital quindi non prevede una sua presenza su un canale digitale. Il 70% del campione inoltre afferma di essere multicanale, il che significa che i due canali (off e online) vengono mantenuti separati, mentre il 30% si è già evoluto verso un modello di omnicanalità in cui vi è un’integrazione strategica dei diversi canali per una customer experience fluida e coerente.
E se parliamo di piattaforme, vanno per la maggiore quelle B2B o B2C? Il 50% sceglie piattaforme rivolte ai professionisti mentre l’altra metà ai clienti privati. Ma non solo, nella ricerca si evidenzia che il 31% ha aderito a un marketplace negli ultimi 12 mesi di cui il 12% ha optato per marketplace specializzati e dunque verticali su determinati segmenti di competenza.
Non dimentichiamo la voce “fatturato”. Dal 2018 infatti OPMF ha cominciato a chiedere al campione quanto viene fatturato dal singolo negozio attraverso la vendita online. Quello che è emerso è che nel 2018 il fatturato dell’online in media su quello complessivo era di circa il 5%, nel 2019 il 7%, nel 2020 il 9%, nel 2021 e 2022 il dato è rimasto stabile al 15%, 17% nel 2023. E quest’anno? Nel mercato ferramenta-brico il 20% del fatturato proviene dalle vendite online. Un dato destinato a crescere? I punti vendita hanno aspettative di crescita nel prossimo biennio? La media di crescita dichiarata è pari al 17%.
Il consumatore online
L’indagine ha infine cercato di analizzare il profilo del consumatore online. Chi è, cosa acquista e come? Per il 20% dei casi è un privato, il 36% è un cliente professionale mentre il 44% corrisponde a entrambe le categorie. A proposito dell’età: il 60% ha tra i 25-45 anni. E che cosa si cerca maggiormente online? Sicuramente non il prezzo e nemmeno la consegna. Quello che viene cercato maggiormente è una determinata marca: nel 38% dei casi di elettroutensili, per il 19% ricambi e consumabili. Lo scontrino medio dell’acquirente online? L’82% spende tra i 100-1000 euro.
“Il 36% delle aziende ricorre all’ intelligenza artificiale”
L’intelligenza artificiale è un tema divisivo che già da tempo fa parlare e discutere sul suo utilizzo nonostante sia già ampiamente usata in diversi settori tra cui quello della comunicazione, relazione con il cliente e personalizzazione dei servizi. Per questa ragione al cluster di aziende oggetto di indagine è stato chiesto se negli ultimi 12 mesi hanno ricorso a strumenti di AI: il 36% risponde positivamente.
Nello specifico il 63% nell’ambito dei chatbot, il 29% per gli analytics, il 44% nella creazione di contenuti mentre il 13% per logistica e supply chain.
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