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Il commercio nelle città italiane: tra crisi e trasformazione

Il commercio nelle città italiane: tra crisi e trasformazione

Presentata la 10a edizione dell’analisi “Città e demografia d’impresa”, realizzata dall’Ufficio Studi di Confcommercio, che evidenzia il rischio di desertificazione commerciale. Prosegue il calo dei negozi di ferramenta.

Negli ultimi dieci anni, il commercio urbano ha subito profondi cambiamenti, trasformandosi in un ecosistema sempre più orientato al turismo e alla digitalizzazione. Dal 2012 al 2024, il commercio al dettaglio in sede fissa ha registrato un calo del 23,1%, con una perdita di oltre 117.000 attività. Ancora più marcata la flessione del commercio ambulante, che ha visto una riduzione del 24,6%. Tra i settori più colpiti figurano i rivenditori di carburanti (-38,7%), libri e giocattoli (-29,8%) e ferramenta e mobili (-23,3%). Per quanto riguarda le ferramenta il calo arriva al 34,8% se si entra nei centri storici.

Parallelamente, l’e-commerce ha visto una crescita esponenziale: nel 2024 le vendite online hanno raggiunto l’11% dei beni e il 17% dei servizi, un aumento dell’87,3% rispetto al 2019. Questo trend ha contribuito alla chiusura di numerosi negozi fisici, con una perdita di vivacità nei centri urbani.

Centri storici vs periferie: il commercio si trasforma

Il calo delle attività tradizionali è stato compensato solo in parte dalla crescita delle imprese legate all’accoglienza e alla ristorazione. In particolare, nei centri storici, le strutture di alloggio alternative agli alberghi (B&B, case vacanze) sono aumentate del 170,1%, mentre i ristoranti hanno registrato un incremento del 27,7%. Tuttavia, i bar sono calati del 18,9%, segno di una trasformazione del settore (molti hanno cambiato codice spostandosi sulla somministrazione propriamente detta “ristoranti”), così come gli alberghi (-9,7%).

In linea generale i negozi fuori dai centri storici sembrano soffrire meno il calo. così come il Sud, rispetto al Centro-Nord Italia. Tuttavia al Sud Italia il commercio mostra una vitalità maggiore, ma meno strutturata, con una crescita disordinata delle attività. Al contrario, nel Centro-Nord il calo delle imprese è più omogeneo, riflettendo una contrazione strutturale del settore.

Occupazione e nuove sfide per il commercio

Se da un lato il numero di occupati è aumentato del 4,7% tra il 2012 e il 2024, la crescita è stata trainata soprattutto dalla forza lavoro straniera (+18,8%). Il 39% della nuova occupazione straniera si concentra nei settori del commercio, dell’alloggio e della ristorazione, dimostrando il ruolo inclusivo di queste attività.

Un dato preoccupante è la correlazione tra la chiusura di negozi e la riduzione degli sportelli bancari, che nel periodo 2015 e 2023 sono passati da 8.026 a 5.173 (-35,5%). La perdita di servizi finanziari aggrava la desertificazione commerciale, rendendo le città meno attrattive.

Verso un commercio più resiliente

Il commercio fisico rimane un presidio fondamentale per la vivibilità urbana e la qualità della vita. Per contrastare il declino, è necessario investire in strategie innovative:

  • Digitalizzazione e omnicanalità: ogni negozio dovrebbe integrare la vendita fisica con una presenza online.
  • Riqualificazione urbana: incentivi per mantenere vivi i centri storici e limitare il fenomeno degli affitti brevi.
  • Sostegno alle PMI: misure per aiutare le piccole imprese a innovarsi e competere con i grandi player dell’e-commerce.

Solo attraverso un mix di interventi mirati sarà possibile rilanciare il commercio di prossimità, preservando l’identità delle città italiane e garantendo un futuro più sostenibile per il settore.

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