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Covid-19 La Grande distribuzione può vendere le piante?


Lo scorso 14 marzo, abbiamo pubblicato un articolo sulla posizione di AICG, l’Associazione Italiana Centri Giardinaggio), espressa dal suo presidente Stefano Donelli, in merito all’apertura dei garden center.

Esercizi commerciali, che non sono espressamente citati nell’allegato 1 del DPCM dell’11 marzo scorso, ma che, lo ripetiamo, possono rimanere aperti se a prevalenza agricola e se nella parte commerciale hanno anche alimentari e/o pet food”.

L’articolo ha scatenato una serie di domande e perplessità da parte di lettori e operatori del settore che hanno segnalato la vendita di prodotti per il giardinaggio e verde vivo all’interno delle medie e grandi superfici alimentari.

Il quesito di base: La grande distribuzione può farlo?

Intanto la legislazione. Il DPCM dell’1 marzo 2020 (art 1 comma i) parla di “chiusura di tutte le attività commerciali ad esclusione di quelle di pubblica utilità (…) per l’acquisto dei beni di prima necessità”.

Un concetto ribadito dalla guida “posso muovermi” diffusa dal Ministero dell’Interno che al punto 7 dice: “Si può uscire per acquistare beni diversi da quelli alimentari? Si, ma solo in caso di stretta necessità, quindi unicamente per l’acquisto di beni legati a esigenze primarie non rimandabili”.

Quindi, considerando che i prodotti per il giardinaggio e il verde vivo non possono certo essere definiti beni di primaria necessità, i negozi specializzati devono rimanere chiusi e le persone non possono certo uscire di casa per acquistarli. Pena la denuncia e un’ammenda che, ricordiamo, non è una multa ma un reato penale, che implica un processo e una condanna.

Tornando ai punti vendita, a sostengo di quanto detto finora, va segnalato anche quanto espresso dalla Prefettura di Torino lo scorso 12 marzo con una comunicazione inviata ai Sindaci e Commissari prefettizi dei Comuni della provincia, dove si legge che “ atteso che la vendita dei citati generi viene effettuata anche all’interno della media e grande distribuzione e dei centri commerciali, è necessario che i gestori provvedano ad una compartimentazione dei settori in argomento, in modo che i clienti possano accedere alle sole aree di esposizione e di acquisto dei generi alimentari e di prima necessità, con interdizione delle altre aree, fermo restando, comunque, l’obbligo del gestore a non vendere beni diversi da quelli consentiti dall’art. I, lettera a)”. E’ vero che la comunicazione vale per il territorio di appartenenza ma è altrettanto vero che è un’indicazione.

La grande distribuzione fa un po’ quello che gli pare

A questo punto considerando le domande dei lettori e quanto espressamente indicato per legge, abbiamo voluto verificare l’effettiva veridicità delle lamentele espresse da alcuni operatori della distribuzione garden.

Va chiarito che la nostra non è un’indagine statistica ma una semplice rilevazione fatta su un piccolo campione: tre ipermercati e 1 un superstore rispettivamente ad insegna Bennet, Carrefour, Esselunga e Iper.

Il comportamento delle insegne visitate presenta molte differenze, a cominciare dalla gestione degli ingressi e degli assortimenti, tuttavia evidenzieremo solo quanto rilevato in merito alle merceologie comprese nell’area garden, verde vivo compreso.

Verde vivo. Abbiamo riscontrato la vendita di piante, ornamentali e aromatiche in tre dei quattro punti vendita, con assortimenti proporzionati alla dimensione del negozio e posizionati, come d’abitudine, in area promozionale. Il quarto aveva in assortimento solo una minima quantità di piante da frutto posizionate nell’area compartimentata, quindi non vendibile, e un piccolo banco – posto a fianco della panetteria, subito dopo l’ingresso, con una piccola quantità di piantine. L’idea è che fossero rimanenze in attesa di smaltimento.

Prodotti per il giardinaggio. Qui la situazione è ancora più diversificata con 2 insegne che vendono tranquillamente tutte le merceologie dedicate al garden, macchine comprese, e altre due che al contrario, pur avendo le merci in esposizione, hanno deciso di non commercializzarle.

Quindi? Si possono vendere? A nostro parere no (abbiamo sentito anche un legale in proposito). Ricordiamo che al punto 1 dell’arti.1 del DPCM dell’11 marzo si legge “Sono sospese le attività commerciali al dettaglio, fatta eccezione per le attività di vendita di generi alimentari e di prima necessità individuate nell’allegato 1, sia nell’ambito degli esercizi commerciali di vicinato, sia nell’ambito della media e grande distribuzione, anche ricompresi nei centri commerciali, purché sia consentito l’accesso alle sole predette attività.” Ed è in quel “purché sia consentito l’accesso alle sole predette attività” che il riferimento va a generi alimentari e beni di prima necessità, dove piante, sementi e terricci, secondo il nostro giudizio non lo sono.

Nessun dubbio invece per vendite mediante internet, televisione, corrispondenza e radio. In questi casi si può vendere di tutto.



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