Consorzio REC, la rivendita edile e l’economia circolare
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Da un intervista con il segretario generale di Federcomated – Confcommercio, Mario Verduci, è emersa l’attenzione di Federcomated al tema dell’economia circolare con la conseguente creazione, nel maggio del 2021, del consorzio REC – recupero edilizia circolare -. Per dare una risposta fattiva al tema del rifiuto da costruzione e demolizione.
Ne abbiamo approfondito la conoscenza incontrando Francesco Freri, Presidente del Consorzio Rec.
Ad un anno dalla sua costituzione, che risultati state ottenendo? E c’era davvero bisogno di un Consorzio ad hoc?
Comincerei dalla seconda domanda che poi è la premessa da cui muove la creazione del Consorzio. Il problema dei rifiuti prodotti da costruzione e demolizione – considerati rifiuti speciali – è molto importante e monitorato con difficoltà. Basti pensare che i dati raccolti da Ispra sono del 2019 (ben due anni indietro!) e stimano i rifiuti speciali, intesi come non urbani, in 153 milioni di tonnellate. Di questi, il 48%, ovvero 68 milioni di rifiuti speciali non pericolosi, sono da attribuire all’edilizia e il 58% fa capo al Nord Italia. Un dato che, per valore della produzione, non è possibile e che testimonia o una mal rendicontazione o un sommerso nelle altre regioni.
In che senso?
Un valore che spiega meglio di tutto le parole: Il Lussemburgo è in testa alla classifica con 10,7 tonnellate di rifiuti di questo genere per abitante, mentre per l’Italia il valore è di 0,85. Qualcuno può obiettare che il Lussemburgo è un Paese piccolo. Bene, in UK la produzione dei rifiuti prodotti dall’edilizia è il doppio che in Italia, a parità di abitanti. Solo per fare un esempio, la città di Roma vede circa 30 mila tonnellate di rifiuti da edilizia andare nei cassonetti pubblici, con un aggravio di costi, per il Comune della Capitale, stimato in 4 milioni di euro l’anno. Per non parlare di quelli che vengono buttati per strada: consideri che il 92% degli scarti attribuiti all’edilizia viene da piccole demolizioni. E’ evidente che siamo di fronte ad un circuito scorretto.
La codificazione dei rifiuti e la nascita di una nuova figura giuridica
Quindi, è questo l’intento del Consorzio REC?
L’obiettivo del Consorzio è duplice. Innanzitutto, arrivare ad una codificazione dei rifiuti così come è stato per i RAEE e poi porsi, con i suoi aderenti, come centro preliminare di raccolta. Per questo abbiamo dovuto lavorare alla modifica di un articolo della norma 185 DL 152, che ha definito una nuova figura giuridica, per l’appunto quella del deposito preliminare alla raccolta dove i rifiuti vengono recuperati e suddivisi per famiglie merceologiche. I centri di raccolta devono essere preparati con spazi idonei per ogni rifiuto, suddivisi per codice (CER) dove l’impresa conferisce i rifiuti di cui deve liberarsi. Il passo successivo è il recupero degli stessi che, per quanto è possibile, devono essere reimmessi sul mercato per una seconda vita.
Attualmente quanti sono gli aderenti?
Abbiamo 41 punti vendita consorziati, da Bolzano a Ragusa. Siamo contenti perché possiamo contare su copertura nazionale, considerando che il momento non è favorevole a questa iniziativa. Le rivendite edili sono molto impegnate in questo momento di grande dinamicità, dovuto ai diversi bonus edilizi, e non hanno tempo di organizzare un nuovo servizio che ha necessità di essere preparato e organizzato. Ma è un errore, i distributori più innovativi dovrebbero pensarci adesso e non quando i bonus saranno finiti e i fatturati caleranno.
Cosa è necessario fare per aderire? E’ complicato?
No, con la modifica della norma e la sua pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, il 20 settembre 2020, non è richiesta nessuna autorizzazione ma il rivenditore deve seguire le linee guida relative al rifiuto. Per questo il comitato scientifico del Consorzio REC ha redatto un disciplinare cui segue l’avvio di una pratica, il sopralluogo, la pianificazione, le procedure operative per l’individuazione degli spazi e infine la formazione per il personale.
Una realtà distributiva che non sia una rivendita edile può aderire al consorzio?
Sì, purché abbia in statuto commercializzazione dei codici Ateco riferiti ai materiali edili. Ad esempio, un nostro collega aprirà una piattaforma probabilmente all’interno del Green P, a Torino, dove ha già un corner e sta valutando l’opportunità di aprire un centro REC. Logisticamente è molto vantaggioso perché, banalmente, un’impresa che scarica un rifiuto, successivamente può caricare un nuovo materiale. E qui, si apre tutto il tema della riduzione dell’inquinamento legata ai percorsi di imprese e artigiani.
La filiera lunga per sensibilizzare il cliente finale
Al consumatore finale, avete pensato, magari con un’opera di sensibilizzazione? Probabilmente non è direttamente coinvolto, però potrebbe aiutare la “causa” se anche lui fosse informato.
In questo sensostiamo portando avanti un lavoro di carattere relazionale con i Comuni – abbiamo realizzato un progetto con il Comune di Milano -, perché pensiamo che siano soggetti fondamentali per coinvolgere i cittadini in un’operazione di sensibilizzazione del problema. Anzi dovrebbero essere proprio loro i soggetti promotori di un circuito e una filiera qualificata che vede tutti gli attori coinvolti. I vantaggi ci sono per tutti.
E le aziende della produzione? Dimostrano interesse?
Le aziende sono molto più interessate quando già si occupano di sostenibilità ed è compresa nel loro bilancio sociale. Tuttavia, l’interesse di base esiste anche perché già oggi le normative europee impongono una quota parte nel riciclato. Certamente per noi la produzione rappresenta un attore fondamentale per il riciclo dei rifiuti.
In questo momento quanta parte in percentuale entra nello schema dell’economia circolare e viene reimmesso in circolo?
Difficile a dirsi enon credo ci siano studi in materia. Quello che sappiamo è che c’è molto materiale negli inerti e c’è la tecnologia per trasformarli, ma manca lo sbocco commerciale. Questo è un altro interesse del Consorzio REC, la creazione di punti di vendita di materiali riciclati.
Le prossime iniziative
Prossime azioni in questo 2022?
Intanto l’obiettivo di arrivare ameno a 60 consorziati con un programma di promozione presso i consorzi di rivendite edili. Operare un’intensa azione di informazione e promozione del progetto dimostrando che REC è un’idea virtuosa per ambiente, socialità, e comunità dove si inseriscono le rivendite. Ultimo ma non ultimo, stiamo lavorando per la realizzazione di una sharing platform digitale che metta in comunicazione impresa, impianto e trasportatore in modo da avere dati e statistiche sempre aggiornati, validi per un confronto in tempo reale con le amministrazioni e i ministeri di riferimento.
E sul fronte delle istituzioni?
Con una duplice direzione. La prima relativamente ad un’azione di promozione presso i soggetti verificatori, perché la paura di un distributore è che arrivi l’ASL o molto semplicemente un vigile urbano che se non ben informato, possa creare inutili problemi. La seconda direzione va nel senso di una richiesta. Chiediamo ai Comuni che non venga applicata la tassa rifiuti, per ampliare il progetto e proprio in virtù della funzione anche sociale del progetto REC.
Qualche dato sui rifiuti
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