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Quanto vale il settore ferramenta in Italia?

Raccontare un settore distributivo non è mai facile, soprattutto quando la tipologia di offerta è ampia e articolata come nel caso della ferramenta, un settore estremamente diversificato che va dal piccolo punto vendita locale alle grandi superfici specializzate, passando per i grossisti. Proviamo a fare il punto anche economico partendo da una analisi originale realizzata in esclusiva per TEN Lab.

A pochi giorni dall’inizio dei Eisenwarenmesse – IHF, la fiera mondiale della ferramenta a Colonia, abbiamo voluto dedicare un’analisi alla rivendita di prodotti di ferramenta. Non è mai facile raccontare un sistema economico, ancor meno un sistema distributivo e ancora meno un sistema distributivo altamente diversificato come quello delle ferramenta.

Il settore in Italia è codificato da due codici Ateco che dividono il settore in grossisti e rivendite al dettaglio, anche se queste distinzioni oggi forse hanno meno senso di un tempo, quando la separazione era più netta, in quanto le modifiche delle strategie di vendita messe in atto da grossisti e rivenditori, con particolare riferimento al settore della grande distribuzione specializzata e ai gruppi di vendita, in qualche modo fa rivedere queste categorie statistiche.

Ma al di là delle riflessioni che è possibile fare in ragione del cambiamento dei modelli di offerta, che a loro volta evolvono nel tempo in rapporto all’evoluzione della domanda e del mercato, un primo punto fermo è quantificare complessivamente quante società e quanti punti vendita del comparto ferramenta sono presenti nel nostro paese.

Quante sono?

In base ai dati Istat, il settore ferramenta al 2020 contava in Italia 20.748 imprese, delle quali 4.825 pari al 23,3% del totale relative al settore dei grossisti e 15.923 pari al 76,7% relative alle rivendite al dettaglio. La distribuzione per tipologia di impresa evidenzia una forte concentrazione delle società di capitali nel comparto dei grossisti, quasi il 55% del totale, mentre nelle rivendite al dettaglio è l’impresa individuale che assume maggiore valenza (52,8% del totale).

L’analisi dell’andamento del comparto tra il 2019 e il 2020 (in attesa di avere i dati ufficiali 2021) evidenzia l’impatto dell’annus horribilis pandemico anche su questo settore. In termini di imprese si è registrata una diminuzione dell’1,1% delle società presenti rispetto al 2019, ma con una dinamica diversificata tra grossisti, che contano una perdita del -7,4% a fronte di una debole crescita del dettaglio, a +1,0%.

Sono aumentate le società di capitali del 3,3% mentre hanno fatto registrare una diminuzione tutte le altre tipologie societarie, ovvero quelle meno “solide” ed esposte più facilmente ai tempi della crisi. Un dato molto interessante è la diminuzione del -11,7% delle imprese individuali del settore dei grossisti, mentre al contrario svetta l’aumento molto rilevante, +11,0%, delle società di capitali nella vendita al dettaglio.

Un primo esito di questa lettura è che di fronte ad un anno economicamente difficile il settore abbia iniziato un percorso di maggiore strutturazione, perlomeno dal punto di vista delle compagini societarie, nelle quali le società di capitale sono quelle che meglio delle altre sono in grado di “proteggere” gli investimenti e anche mettere al sicuro i singoli imprenditori dalle potenziali perdite, riferite ovviamente ai capitali personali investiti e alle relative garanzie.

Spazi e addetti

In termini di unità locali, ovvero punti vendita, e addetti, la lettura dei dati Istat mette in evidenza l’estrema frammentazione del settore, con una media di 1,1 unità locali e 4,2 addetti per impresa, valore che si differenzia molto tra grossisti (6,3 addetti per impresa) e dettaglio (3,6 addetti per impresa). In sostanza il settore è rappresentabile con una suddivisione che vede un quarto delle imprese e delle unità locali far parte del mondo dei grossisti, che tuttavia esprimono oltre un terzo dell’occupazione totale. La piccola dimensione delle imprese, tuttavia, è anche evidenziata dal valore medio di addetti per unità locale, che scende a 5,6 per i grossisti e a 3,3 per le rivendite al dettaglio.

Complessivamente il settore, ancorché poco strutturato, mostra tuttavia una capacità di attivazione di posti di lavoro molto consistente, pari a quasi 88.000 addetti, dei quali il 39,4% dipendenti da aziende con sede nel Nord Ovest, un altro 21% da aziende con sede nel Nord Est, che dunque sommano oltre il 60% del totale, un 15,6% dipendenti da aziende del Centro e un altro 15,9% da imprese con sede nel Sud, mentre le imprese con sede nelle Isole sommano un 8,1% di addetti, che portano il peso dell’occupazione nelle ferramenta nel Mezzogiorno pari al 24% del totale nazionale di settore.

Molto diversificati sono anche i modelli imprenditoriali in ragione della distribuzione territoriale delle imprese. Il Nord Est è la macro regione con i valori medi di addetti per impresa più elevati, con il picco del valore relativo al Trentino Alto Adige, a fronte di modelli che scendono di scala mano a mano che si passa dalle regioni del Nord a quelle del Sud, con valori medi che si riducono in alcuni casi a valori intorno a 2 addetti per impresa. Da segnalare al contrario un valore che potrebbe sembrare “anomalo” relativamente al comparto del dettaglio in Lombardia, dove la media di addetti per impresa è elevata. La spiegazione è data dal fatto che in questo codice Ateco sono ricomprese le società della grande distribuzione specializzata, la maggior parte delle quali ha sede in Lombardia.

Quanto pesano sul mercato?

Fin qui l’analisi generale sul sistema delle imprese del settore ferramenta. Ma dal punto di vista di mercato, quanto pesano? Una prima risposta, al di là delle stime che è possibile fare in relazione alla forte presenza, soprattutto nelle rivendite al dettaglio, di imprese individuali e società di persone che, come noto, non sono tenute all’invio dei propri bilanci alle Camere di commercio.

Ciò che si può fare tuttavia è un primo approccio a livello di società di capitali, pari a oltre 6 mila ragioni sociali, delle quali invece è possibile conoscere i fatturati e gli altri valori di bilancio. Considerando solo le imprese con oltre 250 mila euro di fatturato, è stato possibile ricostruire il volume del fatturato relativo a 3.075 imprese di capitali, pari al 52% delle imprese di capitali presenti nel settore, per il 47% imprese del settore dei grossisti e per il 53% delle rivendite al dettaglio. La scelta è stata quella di analizzare i fatturati del 2019, in quanto i valori del 2020 come ben noto sono stati inficiati dalla pandemia. Questa scelta è anche stata fatta in previsione della futura raccolta dei dati di fatturato relativamente al 2021, in modo da analizzare anche l’andamento di mercato al netto, o quasi, dell’anno anomalo dovuto al lockdown da Covid-19.

La ripartizione del campione di imprese può essere considerata rappresentativa dell’universo delle società di capitali e in qualche misura anche del settore nel suo insieme. Complessivamente il fatturato delle società considerate nel 2019 ha sommato 12,1 miliardi di euro, dei quali 6,9 relativi alle società del settore dei grossisti e 5,2 miliardi relativi alle rivendite al dettaglio. Analizzando la distribuzione territoriale del fatturato emerge in modo molto chiaro come la “testa” nel sistema distributivo delle ferramenta sia localizzata al Nord, che somma oltre il 73% del fatturato complessivo del campione.

Ma un altro elemento molto rilevante che emerge dall’analisi è che il fatturato è ripartito in modo molto diversificato tra le diverse imprese suddivise per classi di fatturato e di come questa suddivisione sia anche molto diversificata dal punto di vista territoriale, con le imprese di maggiori dimensioni localizzate al Nord, mentre nel Mezzogiorno le imprese dal punto di vista del giro d’affari siano mediamente di minori dimensioni.

Analizzando nel dettaglio la distribuzione del numero di imprese per dimensione di fatturato emerge il rapporto inverso tra quantità di imprese per singola classe e percentuale di fatturato della classe sul totale complessivo. Il primo elemento che emerge da questa lettura è la differenza tra grossisti e dettaglio, dove in questo secondo caso emerge la grande forza e il grande peso delle grandi superfici specializzate.

Oltre il 60% delle rivendite fattura meno di 1 milione di euro l’anno

Infatti nella classe oltre 50 milioni di euro nel comparto dei grossisti troviamo 12 imprese che assieme sommano il 26,8% del totale del fatturato del campione, mentre tra i rivenditori al dettaglio si trovano 9 imprese che complessivamente sommano ben il 48,5% del totale di settore. Chiaramente il peso delle grandi superfici specializzate ha un ruolo determinante in questa ripartizione, ma nonostante questa concentrazione a livello di fatturati il settore, sia nel campo dei grossisti che nel dettaglio, evidenza una frammentazione molto rilevante, con oltre il 35% di società di capitali con fatturati compresi tra 250 mila euro e 1 milione nel settore dei grossisti e quasi il 60% tra le rivendite al dettaglio. Questi fatturati, non legati ai singoli punti vendita, ma alle società madri evidenziano un sistema diffuso e capillare sul territorio che ha un suo punto di forza nella capacità di essere in pratica punti vendita “di vicinato”, ma indica anche una polverizzazione (pensando anche a tutte le altre realtà non comprese in questa lettura, ovvero alle imprese individuali e alle società di persone) che è uno dei punti di debolezza dei sistemi distributivi italiani dei prodotti legati al mercato dell’edilizia.

Certamente, per come è organizzato il territorio italiano e come è strutturato il mercato delle costruzioni, e soprattutto il mercato relativo ai prodotti trattati dalle ferramenta, l’attuale sistema distributivo ha radici solide e ben posizionate, ma il cambiamento della domanda e le evoluzioni del mercato indicano anche che una strada di evoluzione, sia verso una minore frammentazione che in una migliore organizzazione e gestione, anche in termini di ragioni sociali, potrebbe portare ad un miglioramento della capapcità delle imprese di rispondere alle sfide del mercato, oltre a migliorare gli indici di bilancio, tema che affronteremo nel dettaglio in un prossimo articolo, quando potremo analizzare nel dettaglio i bilanci 2021, al momento non ancora disponibili per molte imprese sul sistema camerale.

In ogni caso questa prima lettura racconta un sistema rilevante nel panorama dei sistemi distributivi di materiali per le costruzioni, con un ruolo importante dato dal numero di imprese presenti e dalla capacità di creare occupazione, un fattore strategico che non va sottovalutato nel confronto con gli altri comparti distributivi dei materiali per edilizia.

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