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Sercomated, digitalizzazione e economia circolare

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Redazione

Questi gli argomenti principali del 9° convegno Sercomated che si concretizzano con alcuni dei progetti messi a punto per affrontare l’era post bonus e far evolvere la rivendita.

Molto da fare e molto da guadagnare, è stato questo il motto del nono Convegno Sercomated Incontra che ha riunito a Milano il mondo della distribuzione e della produzione di materiali edili per una mattinata di lavoro e di riflessione sugli asset da sviluppare per la competitività della filiera edile in questa nuova fase post bonus.

“Come Sercomated sentiamo una forte responsabilità in termini di visione del futuro, siamo cambiati molto negli ultimi 15 anni fino a essere motore propulsore di un rinnovamento tangibile – sottolinea il presidente di Sercomated Luca Berardo, introducendo i lavori –. Sercomated e Federcomated hanno avuto un ruolo determinante nel proporre iniziative e stimolare idee. Il valore dell’associazionismo diventa oggi centrale perché arriviamo da un momento di mercato favorevole, nel quale siamo cresciuti a doppia cifra, ma la sfida adesso è come continuare a crescere e dobbiamo guidare noi questa crescita, ecco perché Sercomated analizza oggi tre tematiche strategiche come digitalizzazione, sostenibilità e nuove tecniche di vendita”.

DIGITALIZZARE, ORA!

La prima parte del convengo, dedicata alla digitalizzaizone, si è aperta con l’intervento di Lorenzo Bellicini, direttore di Cresme.

“Nel mercato delle costruzioni, che nel 2022 vale 230 miliardi di euro, il costo dell’errore si aggira intorno al 30%, pari a 69 miliardi di euro, e se riuscissimo a recuperare anche solo il 15% dell’errore e dell’inefficienza avremmo un margine di 34,5 miliardi di euro. Credo che il processo di digitalizzazione, come dice il titolo di questo convegno, potrebbe aiutare il settore a guadagnare”.

E, ancora: “I prossimi 10-15 anni, saranno quelli del grande cambiamento anche nel mercato delle costruzioni – prosegue Bellicini –, qualcuno parla già di quinta rivoluzione industriale, la “rivoluzione delle teste”, e con l’intelligenza artificiale il mercato entrerà in una fase incredibile di cambiamento. Eppure, la torta della digitalizzazione oggi è ancora piccola, i vari soggetti si fanno concorrenza fra di loro mentre il messaggio dovrebbe essere che questa torta si deve allargare”.

Ma l’innovazione e il digitale faticano a penetrare nel settore delle costruzioni e il ritardo evidente della digitalizzazione nel comparto è dichiarato anche dai dati Eurostat 2022 mostrati da Cresme: l’84,5% delle imprese dell’edilizia con meno di dieci dipendenti ha un livello di digitalizzazione basso o bassissimo, peggio fa solo il settore del tessile.

D’altronde, come sottolinea Bellicini: “Nel 2022 la produttività oraria nel settore delle costruzioni per addetto è stata di 25,9 euro contro i 37 euro nel manifatturiero e i 71,9 nella finanza, però è anche vero che la produttività delle costruzioni in questi ultimi anni è cresciuta meglio che in altri settori, nel triennio pre-pandemico è stata del +1,5% mentre negli altri settori è stata del +0,4″.

I motivi del rallentamento del processo di digitalizzazione in edilizia sono molteplici: il basso livello di internazionalizzazione, le caratteristiche delle imprese come la dimensione media ridotta e la scarsa cultura del management nelle imprese famigliari; il problema di un ricambio generazionale difficoltoso e poi la complessità della filiera.

Digitalizzazione, il progetto DPRICE

Nuove competenze, una nuova mentalità collaborativa e condivisione dei dati sono essenziali per la reale digital trasformation del settore delle costruzioni e per l’efficientamento del comparto in ottica di una maggiore competitività nei processi di gestione e vendita. Esempio di questo nuovo approccio che unisce gli attori della filiera è il progetto DPRICE, patrocinato da Sercomated. DPRICE è un software SaaS che consente agli oltre 12.000 rivenditori edili italiani, progettisti ed imprese, di accedere e consultare i listini caricati dai produttori al fine della diffusione delle informazioni, della gestione delle vendite e formulazione di computi/preventivi.

A presentare gli aggiornamenti a meno di un anno dalla sua ideazione è stato Ferdinando Napoli, ceo di Edilportale. “Quello che meno di un anno fa era un progetto, oggi è una realtà consolidata e molto operativa che ha messo intorno al tavolo i maggiori player della produzione, dell’industria manifatturiera e della distribuzione edile per elaborare uno standard che accoglie le informazioni di cata-listino, quindi non solo il listino prezzo ma anche informazioni quali i file BIM, le schede tecniche del prodotto ecc., necessarie per trasmettere il prodotto da chi produce a chi deve distribuire. DPRICE è sia uno standard sia una piattaforma sulla quale caricare tutti questi listini e distribuirli ai rivenditori”.

L’evoluzione del progetto e la sua ottimizzazione hanno portato alla presentazione di DPRICE One Place, una piattaforma online per consultare le informazioni dei prodotti, che permette di navigare all’interno dei listini con un motore di ricerca trasversale per categoria merceologica. La seconda novità è il tool di lettura tracciati in standard DPRICE che permette di rendere “parlante” il listino DPRICE, al pari di un file Pdf o Excel. DPRIVE è inoltre dotato di uno strumento di conversione che consente ai produttori che dovessero avere già dei tracciati in altri standard.

Ad oggi sono quasi 100 marchi di aziende produttrici presenti sulla piattaforma e 400 i punti vendita che vi possono accedere.

Il riciclo con il Consorzio REC

Di questa interessante iniziativa abbiamo già parato con l’intervista rilasciata a TEN-diyandgarden da Franceso Freri, presidente del consorzio che, durante l’appuntamento Sercomated ha raccontato come l’Italia sia “con un tasso di riciclo del 72% contro una media europea del 53%, anche nell’utilizzo in materia circolare siamo al 21% contro una media europea del 12% e nello specifico nel riciclo di carta abbiamo raggiunto nel 2021 il tasso del 85%, che era il target dato dall’Europa per il 2030, stessa cosa per gli imballaggi nel 2021 eravamo al 73% con un obiettivo europeo al 2030 del 70% mentre per il recupero dei rifiuti inerti dalla costruzione e demolizione i dati mostrano un 77,9% nel 2020. Si tratta di una grande opportunità e di un settore dai grandissimi numeri: più di 70 milioni di tonnellate di rifiuti da costruzione e demolizione”.

L’iniziativa FAI LA DIFFERENZA di Consorzio REC è stata avviata in una decina di rivendite nella provincia di Milano e parte da quello che è chiamato il rifiuto zero, l’imballo o il packaging, il primo che si produce in cantiere, ovvero i sacchi esausti spesso smaltiti nel modo scorretto o affidati a terzi.

Crescita a doppia cifra, con 10 miliardi di fatturato e 80mila addetti, l’industria del riciclo offre anche soluzioni tecnologiche avanzate che arrivano dall’intelligenza artificiale per semplificare l’attività della rivendita: “Stiamo implementando nei punti vendita delle telecamere per la stima del peso, che fotografano il rifiuto e ne rilevano la qualità, aspetto fondamentale per poter essere reimmessi nel ciclo produttivo con i famosi End Waste”.

Partner del progetto di riciclo del sacco sono anche Comieco (Consorzio nazionale recupero e riciclo degli imballaggi a base cellulosica) per l’esperienza nel riciclo degli imballi, GIPSAC (Gruppo Italiano Produttori Sacci Carta) e Cartiere Saci che rende anche economicamente fattibile l’operazione.

Oltre alle rivendite, fondamentale l’apporto dei produttori di materiali da costruzione, in questo caso Mapei, soprattutto per la campagna di comunicazione dell’iniziativa “Fai la differenza, un sacco dopo l’altro. Fai la scelta giusta, scegli l’edilizia circolare”.

Ma oltre ad essere un’operazione virtuosa si rivela anche un’opportunità economica. Infatti, come sottolinea Freri: “Nelle zone fortemente urbanizzate il magazzino edile che offre questo servizio di raccolta compete meglio e cresce fino al 10% in fatturato e se è vero che il margine tra il conferimento e la vendita è oggi risicato può crescere nel tempo se riusciamo a non chiamarlo più rifiuto ma lo valorizziamo come materia prima seconda che consente di ottenere un ulteriore incremento di revenue. Quindi, i vantaggi economici che sostengono questo progetto ci sono e se pensiamo che in Italia abbiamo più di 70 milioni di tonnellate di rifiuto da costruzione e demolizione, conferirlo a 20 euro a tonnellata ci apre un potenziale mercato da 1 miliardo e mezzo. Inoltre, il 90% delle tonnellate di rifiuti da C&D sono generate infatti da ristrutturazione e manutenzione e la raccolta di questa micro-cantieristica può farla solo il magazzino edile”.

Dimostrato l’evidente vantaggio economico non va dimenticato il vantaggio reputazionale: con questo nuovo servizio di raccolta la distribuzione può fidelizzare ancora di più l’impresa di costruzioni, la quale trova nella rivendita un referente unico per l’acquisto dei materiali ma anche per il conferimento del rifiuto edile in modo facile, comodo, sicuro e conforme alla norma.

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