Rapporto Coop 2020: cosa cambia negli stili di vita degli italiani
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Il contraccolpo economico “violentissimo” della pandemia ha lasciato il segno anche sugli stili di vita degli italiani. Proprio di questo parla il nuovo Rapporto Coop 2020, di cui è stata presentata l’anteprima digitale il 16 settembre.
Da una parte un’Italia ferita e preoccupata, dall’altra il desiderio di cogliere l’occasione per una nuova ripartenza. Un alternarsi di pessimismo e resilienza, senso d’insicurezza e ricerca di stabilità, spending review e coscienza ambientale. Questa la fotografia dell’talia nel post Covid-19 secondo il rapporto, redatto dall’ufficio studi di Ancc-Coop, che riunisce a livello nazionale le cooperative di consumatori.
Anche se “solo” il 5% delle famiglie della classe media prevede di scivolare nelle classi più basse nei prossimi anni, il 38% pensa che nel 2021 dovrà far fronte a “seri problemi economici”. Ecco l’effetto “macchina del tempo” bi-direzionale sugli stili di vita degli italiani. Da un lato l’Italia delle rinunce, con l’arretramento del Pil pro-capite; dall’altro il balzo digitale fatto di eGrocery (+132%) e dal lavoro da remoto (+770%) che genera una crescita di mercato del digitale stimata circa 3 miliardi di euro tra 2020 e 2021.
Il risultato finale, al netto di retrocessioni e avanzamenti, è la sensazione di vivere sospesi in una bolla, come sottolineato nell’anteprima del Rapporto Coop. Una bolla fatta di digitale, di spostamenti a corto raggio e di una casa come luogo che rassicura, come comfort zone dove chiudersi ogni sera. E infatti il 41% degli intervistati prevede di ridurre nel 2021 la spesa per mangiare al ristorante, il 44% quella per l’intrattenimento fuori casa, il 30% di aumentare il tempo trascorso su internet, il 19% quello passato sui social. (slide 1)
Una bolla che tiene ancorati molti italiani alle “zone di comfort” casalingo e familiare, grazie anche allo smart working. Atteggiamenti tuttavia che potrebbero trasformarsi in una particolare forma di reclusione, mettendo a rischio anche i rapporti sociali. La ricerca sottolinea come durante il lockdown il numero dei ragazzi iperconnessi è salito del 250% (arrivando a un milione tra marzo e maggio) e che tre italiani su dieci prevedono che trascorreranno più tempo su internet.
Da qui a cadere nella trappola della disinformazione il passo è breve. Quasi sei persone su dieci dichiarano di essersi imbattute almeno in una fake news durante il lockdown, mentre il 31% ammette di averla condivisa credendola reale.
Il confinamento ha lasciato l’abitudine a fare in casa quello che non si poteva avere da fuori, soprattutto – ma non solo – in ambito alimentare.
Guardando dentro il carrello, dice il report, “si nota una straordinaria inversione di tendenza” rispetto ad appena un anno fa. Siamo passati da una “fuga dai fornelli” – fenomeno in corso da almeno 20 anni e che ha dimezzato il tempo passato a cucinare fino ad appena 37 minuti – a una crescita costante nella vendita degli ingredienti di base (+28,5% in gdo su base annua). Si contrae, anche se di poco, l’abitudine ai piatti pronti (-2,2%), mentre è boom per la vendita di robot da cucina (+111%) e il 30% dice che dedicherà ancora più tempo alla preparazione di cibo.
Atteggiamenti – o per lo meno intenzioni – che riguardano anche il fai da te. Nel 2021 il 32% si è detto disponibile a occuparsi di attività fai da te sia in casa che in giardino. Il 20% ha intenzione di farsi un orto, il 19% di dedicarsi al bricolage in generale, il 10% riscoprirà le lavorazioni con l’uncinetto o l’ago e il filo. (slide 2)
La vita nella “nuova normalità”
Il Rapporto Coop 2020 ci dà anche la proiezione di come sarà il 2021. Un anno in cui il mondo del lavoro sarà più instabile ma, al contempo, anche più agile. Secondo la ricerca il 70% è convinto che disoccupazione e sottoccupazione aumenteranno, così anche lo smart working (53%). Su questo punto alla maggioranza degli italiani intervistati piace un lavoro svolto in ufficio, ma con una parte della settimana o del mese svolta a casa. (slide 3)
Per le vacanze la mobilità sarà circoscritta soprattutto ai confini italiani e più sostenibile (utilizzando mezzi come bici e monopattini e, perché no, piedi) e con una riduzione nella spesa.
La gente preferirà vivere in città di medie dimensioni e in centri dove in pochi minuti si raggiungono lavoro, servizi, luoghi di divertimento. Come sottolineato oramai da tante parti, il trend generale sarà quello di ridurre le spese e i consumi, orientandoli sempre più verso l’e-commerce. (slide 5).
La casa sarà un luogo privilegiato di aggregazione, aperta agli amici, connessa e verde, con il 39% degli intervistati che dice che nel futuro non potrà fare a meno di un giardino (complici forse i mesi di “clausura” domestica, che hanno dimostrato l’importanza dello spazio esterno privato). Nel tempo libero staremo di più ai fornelli o a guardare film e serie tv in streaming, a scapito di cinema, concerti, discoteche, teatri e musei, per un intrattenimento più casalingo e sicuro. (slide 4)
Guardare a sud-est
Sarà un mondo sempre più spostato a Oriente, dove a dominare saranno le economie asiatiche, mentre le economie atlantiche sembrano destinate a perdere la loro centralità. Il 44% degli executive italiani si attende infatti un indebolimento del ruolo geopolitico e economico degli Usa e il 78 di quello europeo. (slide 6)
Contemporaneamente però – anche se in maniera un po’ inattesa – il Covid si è rivelato un agente aggregatore dei 27 Paesi membri dell’Ue, ha sancito la fine dell’austerity e avviato un piano di rilancio di ingenti proporzioni di cui l’Italia godrà in larga parte. Non a caso l’87% dei top manager intervistati nella survey “Italia 2021, il Next Normal degli italiani” dichiara imprescindibile l’appartenenza alla Ue per superare la fase attuale. E il 42% indica come ambiti prioritari a cui destinare le risorse europee il potenziamento dell’istruzione, seguono gli investimenti sul capitale umano (lavoro per il 36%, tecnologia e digitalizzazione a pari merito e quindi infrastrutture e sanità/salute). (slide 7)
Una maggiore solidarietà europea e una chance offerta al nostro Paese, colpito dalle conseguenze dell’emergenza sanitaria ed economica in modo pesante. Per riemergere, l’Italia – che si trova ad affrontare la più grande recessione dall’ultimo dopo guerra – dovrà sfruttare al meglio il Recovery Fund. Un’opportunità insperata nei mesi bui del lockdown quella offerta dalla UE per superare i deficit storici e immaginarsi in modo diverso.
Sarà però necessario fare le scelte giuste e puntare su istruzione, lavoro, digitalizzazione, infrastrutture e sanità. Senza dimenticare la vocazione turistica e il patrimonio culturale, le sue eccellenze industriali e l’agroalimentare.
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