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Direttiva case green: tra opportunità e costi

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Navello, Rockwool, San Marco, Schüco Italia e Velux Italia. Cinque aziende e quattro manager per parlare di direttiva green, transizione energetica, bonus e interventi, per capire a che punto è l’Italia.

Sviluppata dalla Commissione Europea nel dicembre 2021, quindi discussa e modificata dal Parlamento Europeo e dal Consiglio Europeo, l’obiettivo della direttiva europea case green è quello di migliorare il più possibile l’efficienza energetica degli edifici con destinazione d’uso residenziale, che, entro il 2030, dovranno raggiungere la classe E, mentre per la classe D si potrà aspettare il 2033.

Una finalità ambiziosa in un Paese come il nostro che ‘vanta’ un patrimonio immobiliare piuttosto vecchio che registra almeno la metà degli edifici compresa nelle classi energetiche F e G. Queste ultime vengono definite in base a una classifica che va dalle case più efficienti (classe A, con un consumo di non oltre i 30 kilowattora annui per m2) a quelle meno efficienti (classe G, oltre i 160 kilowattora annui per m2).

In Italia la maggioranza degli edifici ha una bassissima efficienza energetica. Secondo le analisi dell’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie e l’energia sostenibile-Enea, per gli immobili che hanno ottenuto un APE – l’attestato di prestazione energetica con cui i periti ne valutano l’efficienza – quasi il 30% è in classe G e oltre il 22% in classe F.

La maggioranza dei proprietari di casa ritiene l’applicazione della direttiva un’opportunità sia in termini di risparmio energetico che di rinnovo del patrimonio residenziale. Tuttavia temono i costi e i rincari degli interventi con una conseguente svalutazione dei prezzi e perdita di valore delle abitazioni non riqualificate.

Ridurre consumi e bollette? Si può

Chi affronta un intervento di riqualificazione lo fa soprattutto perché è convinto di avere un notevole vantaggio per quello che riguarda la riduzione dei consumi energetici. Solo una percentuale più contenuta intraprende l’operazione anche per ridurre l’impatto ambientale grazie all’utilizzo di materiali sostenibili e la riduzione dell’uso di materiali inquinanti o dannosi per la salute.

Ma quali sono gli ostacoli che impediscono di intraprendere un intervento generale o parziale di efficientamento energetico della propria casa? Secondo una ricerca effettuata da Casavo, piattaforma che supporta chi vende o compra casa, e condotta da SWG, tra i principali impedimenti vanno ricordati innanzitutto i costi, considerati troppo elevati, e quindi le lungaggini burocratiche.

I costi di materie prime e ed energia hanno comunque avuto un impatto anche sulle aziende produttrici e la loro attività, come conferma Rockwool conosciuta per i sistemi di isolamento in lana di roccia: “Nel 2021 e 2022 abbiamo assistito a un aumento generalizzato dei prezzi, influenzato da diversi fattori globali e tda ensioni geopolitiche. Nel corso del 2023, l’inflazione è leggermente rientrata rispetto ai picchi raggiunti nei 2 anni precedenti, senza tuttavia tornare ai livelli pre-pandemia. E questo ha continuato a esercitare una pressione sui nostri costi operativi, sebbene in misura meno drammatica rispetto al biennio precedente”.

Rimane comunque un notevole numero di proprietari di case – si stima un terzo del totale – convinto che non sia necessario apportare modifiche all’immobile.

Per tornare all’aspetto economico questo rimane la molla principale che spinge alla riqualificazione di un edificio, accompagnato magari anche da incentivi governativi che la maggioranza considera importanti per risollevare il comparto edilizio e il PIL italiano. Però rispetto al 2022 è cresciuta anche la percezione che spesso i fondi pubblici siano stati sprecati o utilizzati male.

Tra gli interventi più gettonati e che, con l’installazione di pannelli solari o la sostituzione del sistema di riscaldamento con uno più efficiente, permettono un salto di due categorie energetiche senza l’applicazione di un sistema di isolamento a cappotto, c’è la sostituzione dei serramenti. Un intervento che permette di ridurre lo spreco di energia sia durante i mesi invernali (soprattutto) che durante quelli estivi. Oltre alla possibilità di assicurare un maggior confort all’abitazione con l’abbattimento del rumore proveniente dall’esterno.

I serramenti prima barriera allo spreco energetico

Ma per promuovere l’efficienza energetica negli edifici partendo dalla sostituzione dei serramenti quali sono le linee guida da seguire? Alla domanda risponde Francesco Navello, responsabile vendite di Navello, convinto che “chiunque abbia sostituito le vecchie finestre con modelli di ultima generazione può testimoniare quanto sia tangibile e immediata la percezione di un maggiore isolamento dal freddo in inverno e dal caldo in estate”.

Progettazione accurata, utilizzo di materiali performanti, adozione di tecnologie innovative: ecco alcuni dei pilastri sui quali si fonda la promozione dell’efficienza energetica per Francesco Benvin, direttore marketing di Schüco Italia: “Nel mondo Schüco, l’approccio inizia già dalla fase di progettazione, attraverso soluzioni che ottimizzano il rapporto tra isolamento termico e luminosità naturale”.

L’amministratore delegato di Velux Italia, Marco Soravia, sottolinea come il mercato delle costruzioni vada suddiviso in due ambiti: nuovi edifici e ristrutturazioni complete, dove la normativa italiana è già avanzata e ben accolta dal mercato, e il patrimonio edilizio esistente, con oltre 25 milioni di immobili. Qui, l’efficienza energetica passa attraverso piccoli miglioramenti costanti come la sostituzione delle finestre. Inoltre “i clienti sono sempre più attenti alla sostenibilità e sono frequenti le domande su circolarità dei prodotti e emissioni di CO₂”.

Per Benvin il mix tra efficienza energetica, design e praticità rappresenta una delle voci più richieste dai clienti e, soprattutto nel mercato premium, la scelta cade su modelli con un bilanciamento tra estetica e performance. “In Schüco, vediamo anche differenze geografiche. Al Nord Italia, ad esempio, l’attenzione alle performance termiche è più marcata, mentre al Centro-Sud cresce la richiesta di soluzioni dal design raffinato e con un’attenzione particolare al comfort abitativo”. In Navello hanno registrato un interesse per tutti gli argomenti citati anche perché il consumatore è sempre più esigente e informato. Il prezzo resta determinante, ma qualità e performance del prodotto sono sempre più importanti.

Gli anni del Superbonus

Gli anni 2021-2024 sono stati caratterizzati dagli incentivi governativi del Superbonus che in parte ha ‘drogato’ il mercato con alti prezzi delle materie prime (cresciute anche a causa della situazione geopolitica difficile) e degli interventi stessi.

Per il 2025 la prossima Legge di bilancio fissa al 50% la detrazione per le spese riferite al Bonus casa – ma solo per le prime case –, mentre per tutte le altre, a differenza del Superecobonus, si scende al 36%. Quindi le scelte dei committenti devono tener conto di costi e spese decisamente alti.

Per Soravia il Superbonus ha generato una bolla temporanea, accrescendo però la consapevolezza energetica tra i consumatori. Ha senz’altro spinto a una forte domanda nel settore del serramento, con un incremento significativo di ristrutturazioni e sostituzioni. Tuttavia, secondo Benvin, la fine dell’incentivo ha generato un rallentamento, spingendo così il mercato verso una fase di riassestamento.

Oggi, vediamo una maggiore consapevolezza da parte dei consumatori, che chiedono prodotti non solo per beneficiare di incentivi fiscali, ma anche per ottenere effettivi vantaggi in termini di efficienza energetica, design e comfort. Ovviamente tutto il comparto edile, in generale, compreso il settore dei serramenti ha corso moltissimo negli anni del Superbonus ma, per il responsabile vendite di Navello, “era quindi prevedibile che, finito questo effetto dopante, ci sarebbe stato un calo fisiologico, dovuto peraltro non solo al termine degli incentivi, ma anche all’eliminazione di opzioni come lo sconto in fattura e la cessione del credito. Parliamo comunque di una flessione di molto inferiore alla crescita registrata negli ultimi anni, almeno per ora”.

Vedi alla voce cappotto

L’isolamento a cappotto è una tecnica che consente di migliorare l’isolamento termico di un edificio, riducendo la dispersione di calore durante l’inverno e il surriscaldamento nei periodi estivi.

Un isolamento a cappotto, come spiega Emanuele Divina, brand manager di San Marco, è un pacchetto di prodotti che, applicato sulle pareti di un edificio, ne migliora le prestazioni energetiche, riducendo i consumi e di conseguenza l’impatto dell’edificio sull’ambiente. I sistemi a cappotto possono avere vari tipi di materiale isolante e differenti finiture e possono essere applicati esternamente, sulle facciate degli edifici, e all’interno degli spazi abitativi.

Uno dei principali vantaggi di un cappotto esterno, è quello di isolare l’intera struttura evitando dispersioni di calore. Migliorando al contempo l’estetica dell’edificio grazie a diverse possibilità di rivestimento e finiture. “Un cappotto esterno può durare anche 40-50 anni, stiamo quindi parlando di un investimento a lungo termine sulla casa. Naturalmente tutto dipende dalla qualità dei materiali utilizzati, dalla corretta posa e dalla severità delle condizioni ambientali a cui è esposto”.

Secondo Rockwool, l’isolamento a cappotto esterno è indubbiamente il sistema più efficace per ridurre le dispersioni termiche attraverso le pareti, proteggere la struttura da agenti atmosferici, evitare la formazione di ponti termici, per mantenere una temperatura interna più costante. Mentre quello interno è “la soluzione ideale per edifici storici, dove non è possibile modificare l’aspetto esterno ed è caratterizzato dalla facilità di installazione senza dover ricorrere a impalcature esterne, riducendo così i costi e i tempi di installazione”.

La situazione dell’Italia

Per finire parliamo di transizione energetica, forse l’argomento più importante e che riguarda produttori e semplici committenti, un passaggio oramai sempre più necessario per una questione sia ambientale che di risparmio.

Il passaggio a un sistema energetico basato sulle fonti rinnovabili, come fotovoltaico, eolico e idroelettrico, diminuendo così drasticamente i consumi di carbone, gas e petrolio, prevede anche la possibilità di coibentare le abitazioni, impedendo il più possibile la dispersione del calore.

Ma l’Italia quali e quanti obiettivi ha raggiunto e come si colloca in un ranking di Stati virtuosi? Abbiamo girato la domanda a tutti gli intervistati. “Come Stato membro dell’Unione Europea, l’Italia ha preso importanti impegni per ridurre le emissioni di gas serra e aumentare la quota delle energie rinnovabili; in alcuni ambiti, come nell’utilizzo di fonti alternative alle fossili quali quella solare e quella eolica, il nostro Paese è uno dei più virtuosi ed è in linea con gli obiettivi europei, anche se burocrazia e carenze nelle infrastrutture rallentano la crescita in quest’ambito. Il Superbonus, d’altro canto, ha accelerato di molto la riqualificazione energetica degli edifici, anche se in Italia c’è ancora una grandissima quota del patrimonio edilizio, in particolare quello risalente agli anni 60-70, fortemente inefficiente ed energivoro” afferma Divina.

Opinione ribadita da Benvin che sottolinea come in Italia, siano stati fatti passi importanti verso la transizione energetica, anche grazie a incentivi come EcoBonus e CasaBonus e l’attenzione crescente verso la riqualificazione del patrimonio edilizio esistente. Però sono ancora tante le sfide da affrontare, soprattutto in termini di applicazione diffusa delle normative e di miglioramento delle performance degli edifici. In un ranking internazionale, l’Italia si posiziona in una posizione intermedia: la spinta legislativa c’è, ma occorre investire maggiormente in educazione e sensibilizzazione.

Pensiero diverso quello di Soravia, secondo il quale in Italia i risultati sono ancora insufficienti vista l’enorme mole di edifici da rinnovare. C’è però una crescente sensibilità verso l’efficienza energetica, sia tra imprenditori sia tra cittadini. Tuttavia, le procedure burocratiche scoraggiano molto più dei costi stessi, rallentando i progetti di riqualificazione.

Navello ammette che il nostro Paese ha compiuto progressi significativi nella transizione energetica, con obiettivi ambiziosi fissati dal Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC). Piano che mira a raggiungere circa il 40% di energia prodotta da fonti rinnovabili entro il 2030.

Però, come spesso capita, lo scenario è fatto di luci e ombre. Se da un lato si è fatto molto, sono ancora tantissimi gli impianti fermi in attesa di approvazione a causa di una lentezza burocratica che sembra impedire al sistema di correre alla giusta velocità.

Tanto che L’Italia non figura tra i sei Paesi che hanno investito almeno l’1% del PIL nel 2022 in questo settore, secondo il World Economic Forum. Concorda anche Rockwool che ritiene che la normativa EPBD Case Green costituisca un’opportunità per ammodernare il patrimonio edilizio in tutta Europa, Italia inclusa, facendo da volano per l’efficientamento energetico degli edifici più energivori e più impattanti dal punto di vista dei consumi.

Inoltre “una comunicazione efficace può educare i clienti ad adottare comportamenti più virtuosi. Per noi è importante far capire i vantaggi legati alla ristrutturazione. Ristrutturare un edificio vuol dire fare un investimento sul futuro poiché permette di abbattere i consumi energetici senza compromettere il comfort abitativo, rendendo la casa più sostenibile, con un aspetto estetico decisamente migliorato che ne fa apprezzare il valore commerciale”.

Inoltre “una comunicazione efficace può educare i clienti ad adottare comportamenti più virtuosi. Per noi è importante far capire i vantaggi legati alla ristrutturazione. Ristrutturare un edificio vuol dire fare un investimento sul futuro poiché permette di abbattere i consumi energetici senza compromettere il comfort abitativo, rendendo la casa più sostenibile, con un aspetto estetico decisamente migliorato che ne fa apprezzare il valore commerciale”.

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