Mercato americano, il bricolage e l’edilizia condannano le politiche di Trump
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Nonostante la sospensione per 90 giorni dei dazi firmata da Donald Trump e la ripresa del dialogo con la Cina, l’home improvement guarda al futuro con incertezza perché ancora non è arrivata una soluzione definitiva e gli aumenti sulle importazioni si ripercuotono sull’economia interna.
Secondo una stima di Tax Foundation, nel lungo periodo gli attuali dazi al 10% potrebbero aumentare i costi per le famiglie in media di 1253 dollari e quindi tanti prodotti per la cura della casa potrebbero rimanere sugli scaffali.
Così, di recente i dirigenti di Walmart, Target e Home Depot si sono recati alla Casa Bianca per discutere delle nuove tariffe sulle importazioni dato che gli aumenti potrebbero ricadere sui prodotti in vendita in estate, nel periodo di inizio autunno e nel quarto trimestre dell’anno (Natale).
A marzo (con ancora in vigore i bonus energetici e il vecchio assetto fiscale) le vendite di materiali edili e di attrezzature e prodotti per il giardinaggio sono risultate in aumento su base annua e su base mensile: rispetto febbraio (31.798 dollari) il commercio ha raggiunto i 40.333 miliardi di dollari e a marzo 2025 il valore totale delle rivendite è arrivato a 38.696 miliardi di dollari.
Con i dazi e la conseguente inflazione il rischio è quello di vanificare l’attuale crescita e anche i marchi più piccoli dell’arredamento hanno manifestato la contrarietà verso le politiche di Trump.
Tiene il mercato di fascia alta ma il mercato ha bisogno di personale
Nel complesso settore delle costruzioni il mercato del fai-da-te rappresenta un’ampia quota e oltre all’eventuale aumento degli utensili desta preoccupazione anche la difficoltà a trovare materie prime.
Secondo uno studio di Nahb (National association of home builders, tradotto in italiano associazione nazionale dei costruttori), il 72% del legname importato proviene dal Canada e il 74% del gesso usato per la produzione di cartongesso proviene dal Messico.
Con i dazi del 10% per la costruzione di una nuova casa i costi potrebbero aumentare tra i 7500 dollari e i 10mila dollari. Tuttavia, anche se molti imprenditori e proprietari di immobili in zone ricche del paese come New York o Boston si sono dichiarati contrari ai dazi, ad oggi non si riscontrano problemi sulle vendite e sugli affitti nel breve periodo.
La situazione cambia nelle aree più periferiche, dove i redditi sono inferiori e tra i giovani si registra una carenza di alloggi anche perché i tassi di interesse rimangono fermi.
A questa situazione si aggiungono anche le politiche di immigrazione, che spaventano le piccole e medie attività dell’edilizia. La linea dura potrebbe rivelarsi un boomerang, perché buona parte dei lavoratori proviene da paesi stranieri e una riduzione dell’offerta di manodopera potrebbe, a cascata, produrre una riduzione negli investimenti per le ristrutturazioni e le costruzioni di nuovi edifici. Già a marzo le offerte di lavoro nel settore edile sono calate del 27,7% rispetto allo stesso periodo nel 2024.
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