Lucia Ullmann, Ullmann: ““Il ruolo della donna in ambito commerciale è più difficile da accettare “
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I nostri incontri con Donne Manager continuano con Lucia Ullmann, Responsabile Acquisti, Import e produzione di Ullmann sas.
Ullmann SAS è una consolidata realtà genovese nel settore della distribuzione professionale di utensili e materiali edili, operativa dal 1931. È un’azienda familiare, ora con struttura manageriale moderna, dove Gianfranco Ullmann è il presidente, Enrico Ullmann, responsabile esecutivo e Lucia Ullmann, responsabile acquisti, importazione e produzione.
Ten-diyandgarden l’ha intervistata per la rubrica “Donne e Home Improvement”.
Il percorso formativo e professionale

Ci racconta il suo percorso professionale? Quali studi ha intrapreso e come è arrivata a ricoprire la sua attuale posizione?
Mi sono laureata in Economia e Commercio presso l’Università di Genova e dopo gli studi ho maturato esperienze in contesti differenti, che mi hanno aiutato a comprendere meglio le dinamiche organizzative e il mio interesse per i ruoli decisionali e strategici, quelli in cui si può contribuire concretamente alla crescita e all’evoluzione di un’impresa.
Essere figlia del titolare ha creato difficoltà all’interno dell’azienda? Come hanno reagito i dipendenti storici?
La nostra è un’azienda familiare fondata nel 1931 e oltre a me ci sono mio padre Gianfranco e mio fratello Enrico, che ha ereditato il nome dal nonno fondatore. Proprio quest’anno l’Ufficio Italiano Brevetti e Marchi ha insignito Ullmann del Marchio Storico, un riconoscimento che ci rende molto orgogliosi. Ho assorbito fin da bambina la realtà aziendale — fatta di costi e ricavi, utili e perdite —, vivendo l’impresa di famiglia, anche se inizialmente in modo giocoso e inconsapevole. Mi capitava spesso di venire in ufficio, osservare l’ambiente e dialogare con le persone che vi lavoravano.
Come è stato il suo ingresso in azienda?
Il mio ingresso in azienda è avvenuto in modo graduale. Ho iniziato occupandomi degli acquisti, partendo dai fornitori minori e lavorando sotto la supervisione di una collaboratrice esperta. Questo approccio “soft” mi ha permesso di imparare sul campo, di comprendere le dinamiche interne senza forzature e soprattutto di costruire un rapporto di fiducia con chi già lavorava in azienda da tempo. Con il passare del tempo, e sempre affiancata da colleghi disponibili e competenti, ho assunto maggiori responsabilità, arrivando ad avere una visione completa dell’attività. Questo percorso condiviso ha reso più naturale e accettato il mio ruolo all’interno dell’organizzazione.
Ostacoli e discriminazioni di genere
Quali ostacoli ha incontrato come donna? Ritiene che nel mondo del lavoro la donna sia ancora discriminata?
La mia esperienza mi ha insegnato che non esiste un’unica realtà: il clima interno all’azienda è molto diverso da quello che si incontra all’esterno. All’interno della nostra struttura non ho incontrato particolari difficoltà nel farmi riconoscere come professionista, indipendentemente dal mio essere donna. I rapporti sono sempre stati improntati alla collaborazione e al rispetto reciproco. Diverso è il contesto esterno, dove, soprattutto in ambiti tecnici o a prevalenza maschile, le difficoltà esistono ancora. Ci si scontra talvolta con pregiudizi più o meno espliciti, e serve pazienza e determinazione per affermare la propria credibilità.
Essere donna porta le persone a mettere in dubbio il suo valore professionale?
Mi occupo di acquisti, non di vendite, e questo fa una certa differenza. Nel mio ambito ciò che conta davvero è la professionalità, la coerenza nelle decisioni e la puntualità nei rapporti. I fornitori con cui interagisco valutano questi aspetti, senza lasciarsi influenzare da considerazioni personali. Diversamente, in un ruolo commerciale, a contatto diretto con i rivenditori, potrebbe emergere con maggiore evidenza una forma di retaggio culturale che tende ancora ad attribuire l’autorevolezza a una questione di genere. È una dinamica presente in alcuni contesti, seppur in graduale evoluzione.
Qualità femminili nel management
Quali sono, secondo lei, i vantaggi e gli svantaggi per una donna rispetto a un uomo nel lavoro manageriale?
Tra le qualità che riconosco nelle donne è la capacità di essere pragmatiche e concrete, anche in contesti complessi. A questo si affianca una spiccata sensibilità relazionale, che permette spesso di cogliere sfumature importanti nei rapporti interpersonali e nelle dinamiche di gruppo. D’altro canto, può trovarsi a dover combattere contro stereotipi duri a morire e conciliare carriera e vita privata con più fatica rispetto agli uomini.
Nota un cambiamento nella percezione della donna manager da parte di colleghi, clienti e fornitori negli ultimi anni?
Assolutamente sì. C’è maggiore rispetto e attenzione verso le competenze, indipendentemente dal genere. La leadership femminile è sempre più riconosciuta come un valore aggiunto.
Quale consiglio darebbe a una giovane studentessa che si appresta a entrare nel mondo del lavoro?
Di non porsi limiti. Di formarsi costantemente, scegliere un mentore, credere nelle proprie capacità e pretendere rispetto e riconoscimento. Le difficoltà ci saranno, ma la determinazione le trasformerà in opportunità.

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