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Ferramenta Sardi a Pavia

L’insegna della ferramenta Sardi è, da quasi cento anni, un riferimento per professionisti e bricoleur della provincia di Pavia. Nata nel 1917, dalla volontà imprenditoriale delle famiglie Sardi e Sacchi, alle quali si aggiunse più tardi la famiglia Breventani, la ferramenta Sardi era situata nel centrale Corso Cairoli a Pavia, come testimoniato dal catalogo d’epoca che abbiamo pubblicato nella Galleria Fotografica.

La ferramenta Sardi ha accompagnato il territorio e la sua gente per ben due ricostruzioni, seguite alle due guerre mondiali che funestarono tragicamente il secolo scorso, ed è forse per questo motivo che nella filosofia aziendale si consolidò, a fianco degli obbiettivi commerciali, anche quello spirito di servizio che ancora oggi caratterizza il rapporto della ferramenta Sardi con i propri clienti.

Se arriviamo rapidamente al presente troviamo un’altra famiglia, la Cremonesi, che ha guidato la ferramenta negli ultimi trent’anni. La storia è davvero curiosa e vale la pena di essere raccontata. Dobbiamo fare un salto agli inizi degli anni ’80, quando Giacomo Cremonesi, esperto stagionatore di Parmigiano Reggiano, decide di cambiare mestiere e costruire qualcosa che potesse garantire un miglior futuro alla propria famiglia e ai propri figli. Su quale settore costruire il proprio avvenire Giacomo Cremonesi non ebbe dubbi. Da sempre bricoleur, dotato di straordinario genio e manualità, conosceva ovviamente molto bene la ferramenta Sardi e Mario Sardi, in persona, di cui era, da sempre, affezionato e redditizio cliente. Una passione, quella per l’utensile e per la lavorazione dei più diversi manufatti, che non poté non influenzare la scelta riguardo al cambio di mestiere. Infatti, confidò le sue intenzioni a Mario Sardi e, nel giro di poco, entrò in società iscrivendo il nome Cremonesi nell’albero genealogico della storica ferramenta.

Il figlio Carlo, attuale titolare, iniziò da subito a lavorare a fianco del padre, anche se il suo insediamento definitivo sarebbe avvenuto nel 1983, dopo aver assolto il servizio militare e, in concomitanza all’uscita di Sardi dalla società, avvenuta nello stesso anno, con il successivo trasferimento nel 1986 del negozio da Corso Cairoli a viale Bligny, sule rive del Naviglio.

In quegli anni – racconta Carlo Cremonesila provincia di Pavia era a forte vocazione industriale. La nostra ferramenta, oltre a servire tutte le piccole imprese che collaboravano con la Necchi (celebre azienda di macchine per cucire – n.d.r.) negli anni 50 era anche ufficialmente magazzino Necchi per i ricambi. Ma non era l’unica, ricordo, per esempio la Neca, grande azienda produttrice di caldaie che dava lavoro ad un importante indotto di officine e piccole imprese. Purtroppo, intorno alla metà degli anni ’90, molte aziende sono entrate in crisi; una crisi così profonda da portarle alla chiusura o alla delocalizzazione”.

Oltre alla clientela professionale la ferramenta Sardi era anche frequentata da privati e hobbisti?

Ovviamente si. Negli anni ‘80 la grande distribuzione del bricolage praticamente non esisteva e anche i centri brico erano pochissimi, quindi la ferramenta era sostanzialmente l’unico punto di riferimento per chiunque, per hobby o per necessità, avesse bisogno di prodotti tecnici per riparare, manutenere o costruire manufatti fai da te.

Nel 2003 vi siete trasferiti dal centro cittadino a via Vigentina, in una zona sostanzialmente industriale. Fu per scelta o per necessità?

Diciamo per entrambe le cose. La scelta fu quella di specializzarsi nel servizio al professionista, quindi con una selezione ragionata di prodotti di alta qualità, pur se al miglior prezzo, e con una profondità di gamma che potesse garantire l’immediata soluzione di qualsiasi tipo di esigenza. Le necessità riguardavano quindi lo spazio – tenendo conto che oggi abbiamo oltre 20 mila diversi articoli a magazzino – e la comodità di accesso. Due esigenze molto difficili da soddisfare nel centro cittadino e che abbiamo risolto con soddisfazione, nostra e dei nostri clienti, nella nostra nuova sede di via Vigentina.

Quali contenuti bisogna dare alla parola “servizio” quando il cliente è un professionista?

Quando un professionista entra in negozio significa che deve risolvere un problema, subito e al meglio. E’ nostro dovere quindi fare di tutto per fargli trovare subito, e sottolineo “subito”, il prodotto che gli occorre per fare un determinato lavoro, sia esso un costoso elettroutensile o un semplice bullone. Ma non basta, è necessario anche garantire un servizio di post vendita sia in termini di ricambi sia di assistenza.

La scelta di specializzarsi nel servizio al professionista e non al privato è dovuta alla crescita dei centri bricolage?

Non direi. La nostra scelta è stata quella della specializzazione, dopo di ché la nostra esperienza, la nostra disponibilità e la nostra professionalità le mettiamo a disposizione di tutti i clienti, siano essi professionisti o privati. La mia clientela di privati è fatta di persone esigenti e informate che certamente non si troverebbero a loro agio in un negozio della grande distribuzione, seppur specializzata nel bricolage. Il cliente con la ferramenta instaura un rapporto di fiducia che la grande distribuzione molto difficilmente riesce a costruire. Inoltre la grande distribuzione, ancora oggi, ha un’immagine di prodotto di bassa qualità, di blisterino. Per questi motivi posso dire di non soffrire la concorrenza della grande distribuzione: trattiamo, in molti casi, articoli simili, ma il modo di vendere è estremamente diverso.

E allora chi sono oggi i concorrenti delle ferramenta?

Per quella che è la mia esperienza la concorrenza più fastidiosa è nel canale della distribuzione di prodotti per l’edilizia, centri edili, termosanitari e simili. Soprattutto negli ultimi anni, a fronte della feroce crisi edilizia, i centri edili si sono aperti a nuove merceologie, alcune delle quali tipiche della ferramenta, per esempio l’abbigliamento da lavoro oppure l’elettroutensile. Il problema è che tali merceologie vengono utilizzate come “prodotti civetta” con prezzi molto bassi, probabilmente in taluni casi senza alcun ricarico, per attirare clienti nel punto vendita.

La crescita di internet e dell’e-commerce può essere anch’esso una causa di eventuali, forse futuri, problemi per il mondo delle ferramenta?

Internet al momento non lo è però potrà diventare un concorrente importante. Allo stesso modo però devo anche sottolineare che può essere anche una grande opportunità per le ferramenta. Certamente dobbiamo crescere e imparare a utilizzarlo nel modo giusto.

Per concludere, ci sia concessa una domanda impertinente. Sono molte le aziende produttrici che manifestano la preoccupazione riguardo ai ritardi o addirittura ai mancati pagamenti delle fatture da parte delle ferramenta, escludendo ovviamente le presenti. E’ così?

Non so se sia vero o meno, anche fosse vero, non saprei quantificare l’entità del fenomeno, posso in assoluta tranquillità “escludere le presenti”… per ora (sottolinea con un sorriso ironico Cremonesi). Quello che posso dire è che le ferramenta sicuramente soffrono un livello di insoluti che, negli ultimi anni, ha assunto dimensioni preoccupanti. Un fenomeno che certamente accredito alla crisi, ma non solo. In molti casi, infatti, ci troviamo davanti a situazioni dove il cliente che non paga non lo fa per necessità ma per scelta culturale, o meglio subculturale. La logica secondo cui il furbo è vincente e l’onesto è tonto si è purtroppo radicata nel nostro Paese e in più la giustizia italiana non offre alcuno strumento per poter lottare contro questo fenomeno. Se un tuo cliente non paga una fattura da mille euro, che per una ferramenta non sono pochi, in Italia non è possibile fare nulla per cercare di recuperarli, perché il costo di attivazione dell’avvocato e i balzelli relativi alla registrazione di un’ingiunzione, possono addirittura superare la cifra da recuperare. Il problema degli insoluti credo sia più un problema per le ferramenta che non delle aziende fornitrici. Queste ultime, spesso, sono multinazionali strutturate in maniera funzionale ed economica per il recupero dei loro crediti, in più credo che una ferramenta che ritarda un pagamento non lo faccia per scelta ma per necessità, anche perché ovviamente si mette nella condizioni di non poter più trattare quel determinato prodotto perché il fornitore interrompe le consegne. Certo che, se anche noi ferramenta indipendenti avessimo lo stesso trattamento riguardo alle modalità e ai tempi di pagamento che le aziende produttrici riservano alla grande distribuzione molti problemi e molte lamentele sarebbero automaticamente risolte.

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