Ormai ben lo sappiamo che le analisi di mercato, soprattutto se ad ampio raggio e in particolare in un mercato complesso e composito come il bricolage (che si compone di un’offerta proveniente da tanti diversi mercati), lasciano un po’ il tempo che trovano. Tuttavia sono sempre importanti per capire, se non i numeri assoluti, almeno le tendenze.
Confrontando quello che offre il mercato statistico sul bricolage possiamo annotare che la dimensione economica mondiale varia, a seconda degli istituti di ricerca, tra i 350 miliardi e i 400 miliardi di euro. Quello su cui però concordano un po’ tutti è che quella del bricolage è una pratica esercitata soprattutto nei Paesi occidentali più avanzati. Infatti il nord-America, costituito sostanzialmente dagli Stati Uniti e dal Canada, insieme all’Europa rappresentano ben il 93% del giro d’affari mondiale. Per la precisione il 59,8% il nord America e il 33,1% l’Europa.
Le regioni dell’Asia e del Pacifico sono sotto la quota del 5%, con un particolare dinamismo dimostrato da Giappone, Australia e Nuova Zelanda. Mentre la Cina, che promette interessanti sviluppi per il futuro, al momento si assesta intorno al 2% rispetto al giro d’affari mondiale.
Queste percentuali di penetrazione del bricolage nelle varie popolazioni del mondo sono interessanti perché, contrariamente a quello che si potrebbe pensare, cioè che il fai da te è una pratica a cui si ricorre nei momenti di crisi economica quando non si hanno soldi da spendere per gli artigiani, il bricolage risulta essere più significativamente importante nei Paesi ricchi, il nord America e l’Europa appunto.
Un dato che ci fa pensare che la pratica del fai da te va al di là delle condizioni economiche di chi la pratica ma, anzi, è un tavolo di sperimentazione delle proprie capacità e della propria creatività soprattutto per chi ha capacità di spesa e si può dotare della giusta attrezzatura.
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