Produzione

Ceramica italiana tra prestigio e incertezze del mercato

Ceramica italiana tra prestigio e incertezze del mercato

Con un calo di vendite dell’1,8% nell’ultimo anno, il settore della ceramica pur mantenendo il proprio prestigio internazionale ha rallentato i propri ritmi.

Dagli ultimi dati di Confindustria Ceramica emerge che nonostante sia aumentano il fatturato la produzione è calata. Si tratta di una situazione preoccupante per le imprese del settore, perché significa riduzione dei margini.

Un esempio dell’incertezza riguarda le piastrelle di ceramica, con 122 aziende presenti in Italia che nel corso del 2024 hanno prodotto 369,8 milioni di metri quadrati (-1,1%) ed occupano 18.009 addetti diretti. Nonostante le vendite complessive siano state di 378,3 milioni di metri quadrati (+2,5%), con l’Italia che ha superato gli 84,7 milioni di metri quadrati (+0,4%) mentre l’export si è attestato a 293,5 milioni di metri quadrati (+3,1%), il fatturato totale delle aziende italiane di piastrelle ha sfiorato i 6,1 miliardi di euro (-1,8%), derivanti per 5 miliardi dalle esportazioni (-1,4%; quota del 82% sul fatturato) e per 1,1 miliardi di euro da vendite in Italia. Di conseguenza sono calati gli investimenti sono calati del 19,4%,  arrivando a a 382 milioni di euro.

Segnali misti da refrattari e stoviglie

Crescita misurata per le 30 aziende attive nella produzione di materiali refrattari che occupano 1.546 addetti, con una produzione di 270.500 tonnellate. Il fatturato totale è in leggero recupero rispetto allo scorso anno (348 milioni di euro; +1%) e deriva da vendite sul territorio nazionale per circa 160 milioni di euro, con esportazioni superiori ai 188 milioni.

Seppur del 3% è cresciuto il fatturato delle 8 aziende dell’industria delle stoviglie in ceramica, che occupano 668 dipendenti, per una produzione 9.600 tonnellate e con vendite di prodotto finito pari a 9.500 tonnellate.

Ad oggi non sono diminuite le richieste di cassa integrazione, segno che nonostante le crescite, l’industria della ceramica ha registrato delle perdite.

Import indiani e normative UE: le vere minacce

Ciò che preoccupa il settore della ceramica non sono solo i dazi imposti dal presidente americano Donald Trump, ma anche la crescita delle importazioni di ceramica indiana in Europa, con prodotti che incorporano aiuti di Stato, dumping economico, ambientale e sociale. Aumentate del 67% nel 2023, sono rimaste sostanzialmente stabili nel 2024 per poi riprendere a salire del 10% nel primo trimestre 2025. Un ulteriore segno di perdita del mercato europeo della ceramica è la chiusura di Cevisama, manifestazione che fino a febbraio 2025 si è svolta annualmente a Valencia, ospitando espositori da tutto il mondo.

Costi energetici e sistema ETS: un freno all’innovazione

Ma il settore della ceramica è uno di quelli che necessita di gas costantemente e, con il calo degli investimenti le bollette continuano a gravare sui bilanci delle imprese.  Il livello delle quotazioni ETS e il suo meccanismo applicativo rendono le quote pagate una pesante zavorra che, passando dai 10 euro del 2018 ai 75 attuali, vale 120 milioni di euro all’anno di extra costi. Valori che, secondo il presidente di Confindustria Ceramica, Augusto Ciarrocchi,  assorbono risorse agli investimenti nell’innovazione. A livello nazionale Confindustria Ceramica chiede di azzerare il differenziale tra PSV e TTF, che oscilla tra i 2 ed i 4/5 euro per MWh, e l’attuazione di una Gas Release adeguata alle possibilità operative, che risponda in modo strutturale alle necessità delle imprese.

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