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Negli ultimi 11 anni ferramenta in calo del 34%

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Tra il 2012 e il 2023 nel nostro Paese hanno chiuso più di 111mila negozi al dettaglio, ai quali si aggiungono 24mila attività di commercio ambulante.

A lanciare l’allarme il report dell’Ufficio Studi Confcommercio, in collaborazione con il Centro Studi delle Camere di Commercio Guglielmo Tagliacarne, dedicato alla demografia d’impresa nelle città italiane.
Nell’arco di questi 11 anni, nel commercio, negli alberghi e nei pubblici esercizi si sono contratte dell’8,4% le imprese italiane, mentre sono aumentate del 30% quelle straniere. E metà della nuova occupazione straniera nell’intera economia (+242mila occupati) è impiegata proprio in questi settori (+120mila).


La ricerca “Demografia d’impresa nelle città italiane” sottolinea inoltre che la riduzione di attività commerciali è più accentuata nei centri storici rispetto alle periferie, un dato che accomuna sia il Centro-Nord che il Sud Italia. All’interno dei centri storici cambia anche il tessuto commerciale, con sempre meno attività tradizionali (come carburanti -40,7%, libri e giocattoli -35,8%, mobili e ferramenta -33,9%, abbigliamento -25,5%) e più servizi e tecnologia. Ad esempio farmacie (+12,4%), computer e telefonia (+11,8%), attività di alloggio (+42%) e ristorazione (+2,3%).

Segno più solo per pochi comparti

Più imprese edili, consulenti aziendali e bed&breakfast; meno imprese nel commercio, nell’agricoltura e nella manifattura. Una conferma dei risultati dell’analisi di Confcommercio arriva anche dai dati Movimprese sull’andamento della demografia delle imprese nel 2023, elaborati da Unioncamere e InfoCamere sulla base del Registro delle imprese delle Camere di commercio.

In uno scenario economico caratterizzato da inflazione, tensioni geopolitiche e cambiamenti tecnologici, il saldo 2023 per le imprese italiane resta positivo, ma non per tutti gli ambiti di attività. Oltre il 70% delle 42mila imprese registrate in più negli ultimi 12 mesi, infatti, opera in soli tre macro-settori: le costruzioni, il turismo e le attività professionali.

Il più dinamico, in termini di crescita imprenditoriale, è senza dubbio il comparto delle costruzioni grazie anche alla leva dei bonus edilizi. Bene anche le attività professionali, scientifiche e tecniche che a fine 2023 presentano un aumento significativo di 11mila imprese, trainate da un “boom” della consulenza aziendale e amministrativo-gestionale (saldo positivo di oltre 6.000 attività e una variazione relativa dell’8%). Positivo anche il bilancio del comparto vacanze, dove si contano 3.380 attività di alloggio aggiuntive (+5,13%) e 3.015 tra bar e ristoranti (+0,77% vs 2022).

A fronte di questi risultati positivi, i settori più tradizionali continuano a segnalare un calo della platea delle imprese. Per il commercio, il 2023 si è chiuso con una riduzione complessiva di 8.653 attività (-0,6% su base annua) ma, approfondendo l’analisi dei dati, si rileva come il processo di selezione in questo settore abbia riguardato essenzialmente il commercio al dettaglio che nel 2023 ha perso quasi 7.700 unità.

Avanza la desertificazione commerciale

Modificazione e riduzione dei livelli di servizi nei centri storici, dunque, rende sempre più eclatante la cosiddetta “desertificazione commerciale” delle città. Basti pensare che nei 120 comuni presi in esame dalla ricerca di Confcommercio, negli ultimi 10 anni sono sparite oltre 30mila unità locali di commercio al dettaglio e ambulanti (-17%). Mentre la densità commerciale è passata da 12,9 negozi per mille abitanti a 10,9 (-15,3%).


Cosa fare dunque? Secondo i ricercatori di Confcommercio, se il commercio di prossimità vuole sopravvivere deve puntare su efficienza e produttività, anche attraverso l’innovazione e la ridefinizione dell’offerta.

Fondamentale resta l’omnicanalità, ovvero l’utilizzo, accanto al canale “fisico” anche di un canale online ben funzionante. Negli ultimi cinque anni gli acquisti online sono passati dai 17,9 miliardi del 2019 ai 35 miliardi del 2023. Anche se la crescita dell’e-commerce è da considerare uno dei maggiori responsabili della riduzione del numero di negozi, tuttavia, questo canale rappresenta un’opportunità per il commercio tradizionale in presenza.

Il ruolo sociale ed economico del commercio

Oltre al canale dell’ecommerce, per contrastare la desertificazione commerciale servono progetti di riqualificazione urbana per mantenere servizi, vivibilità, sicurezza e attrattività delle città.

A ricordarlo il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, a margine della presentazione della ricerca. Sangalli ha sottolineato il progetto Cities, promosso da Confcommercio, e la rinnovata collaborazione con l’Anci “a conferma del nostro impegno per favorire uno sviluppo urbano sostenibile e valorizzare il ruolo sociale ed economico delle attività di prossimità nelle città”.

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