Mercatone Uno e fornitori. Un nulla di fatto?
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A seguito della chiusura dell’Amministrazione Straordinaria di Mercatone Uno, William Beozzo, fondatore e guida dell’AssoMUNO, l’associazione dei fornitori, ha rilasciato una serie di dichiarazioni fortemente contrariate sull’operato. Ora la speranza è nelle Procure di Bologna e Milano.
“600 milioni di debiti verso fornitori, 117 milioni di debiti verso l’Erario, 29 milioni di debiti verso lo Stato per contributi previdenziali non versati (attingendo a piene mani alla CIG): una cifra intorno agli 800 milioni a cui vanno aggiunti i debiti derivanti dalla scellerata vendita a Shernon”.
Questi i numeri che denuncia l’associazione, cui hanno aderito in 100 dei 500 fornitori totali, fortemente critico nei confronti del “comportamento dello Stato sulla vicenda, testimoniato dall’operato delle due Amministrazioni Straordinarie, (con un passaggio di vendita tra una e l’altra, oggetto di richiesta di annullamento ad opera del Tribunale di Milano) colpevoli di aver vanificato quanto rimasto dopo il crack della proprietà Cenni e Valentini”.
“Con queste premesse – prosegue Beozzo – la chiusura dell’Amministrazione Straordinaria, avvenuta ancora una volta in contumacia, poiché gli imprenditori che hanno sostenuto il Gruppo industriale, fedeli e fiduciosi nelle garanzie del loro Stato e dei suoi rappresentanti, non sono nemmeno stati interpellati, sembra la fuga di chi, dopo aver rotto il vaso, si allontana in tutta fretta sperando di non lasciare tracce.”
Nessuna considerazione, quindi, verso chi, al contrario ha “lavorato, dialogato e avanzato proposte”. Un’amarezza fortissima che però non ha ancora del tutto perduto le speranze e confida che “saranno le Procure a definire se si tratti di incompetenza o di altro, così come sarà loro compito giudicare se sia trattato del frutto di incompetenza o di altro; così come il fatto di trovare a più riprese gli stessi professionisti e studi professionali sia come consulenti di chi ha fatto e amplificato il buco, sia come consulenti di chi doveva controllare”.
L’Associazione AssoMUNO esprime piena fiducia nell’operato delle Procure di Bologna e di Milano, nella convinzione di ottenere giustizia: “sono state messe le mani nelle nostre tasche, si è giocato sul nostro lavoro e sul nostro future senza davvero pensare di pagarlo e, questo, con l’emblema del MISE sul petto.”
Ricordiamo, a tal proposito che sono state depositate pochi giorni fa le motivazioni della prima sentenza del tribunale di Bologna che ha visto l’assoluzione dei sei imputati dall’accusa di bancarotta fraudolenta per il crack del 2015.
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