Furti e differenze inventariali: perché il bricolage perde più della media?

Il “Barometro sui furti nel retail 2025”, realizzato tramite un’indagine online con i responsabili sicurezza delle maggiori insegne della distribuzione moderna (alimentare e non food), conferma che i furti esterni sono ormai la componente principale della perdita: 53% del totale.

L’indagine sui furti nel retail 2025 realizzata da Nielsen Consumer/Checkpoint Systems e presentata a Milano il 5 novembre 2025, mette nero su bianco un dato che il canale conosce bene: nel 2024 le perdite di origine sconosciuta hanno pesato sull’1,2% dei ricavi totali del retail italiano, ma nel bricolage l’incidenza sale all’1,4%, sopra la media di canale e seconda soltanto all’abbigliamento tra i settori monitorati (ristorazione a parte). Per il sistema-Paese la stima economica è di 4,12 miliardi di euro, pari a 107 euro per cittadino.

Oltre ai furti esterni, 53% del totale, seguono i furti interni (21%) e agli errori (fornitori 15%, amministrativi 12%). L’84% dei retailer dichiara un aumento dei furti esterni rispetto al 2023: un segnale di pressione strutturale che tocca anche il DIY.

La stagionalità incide meno di quanto si pensi: il fenomeno è spalmato su tutto l’anno, con una lieve concentrazione in inverno (28%). L’area di vendita è il punto più critico per il 95% degli intervistati, seguita dalla zona casse; in altre parole, l’escalation non avviene in back-office ma a scaffale, in corsia e nel passaggio alla transazione.

Il “paniere” del taccheggio nel DIY: piccoli pezzi, alta rotazione

Guardando alle famiglie merceologiche più colpite nel bricolage, l’indice piazza al top pile, lampadine, utensili (manuali ed elettrici) e prese: prodotti fisicamente compatti, ad alto turnover e facili da occultare. È il profilo perfetto della merce “a rischio”, che sconta anche un valore pezzo contenuto e quindi una barriera psicologica al furto più bassa. Per molte insegne intervistate, la dinamica 2024 è stata peggiorativa rispetto al 2023.

Il quadro per le altre categorie non food aiuta a leggere le logiche comuni: in casa soffrono candele/profumatori; nell’elettronica cuffie e accessori smartphone; nella cura persona skincare e lame da rasoio. Si tratta, ancora una volta, di item piccoli e portabili.

In generale, il profilo autore è a metà tra singoli non professionali e gruppi organizzati: circa il 50% dei casi per ciascun cluster. Poco più della metà dei furti esterni è attribuita a recidivi (almeno tre episodi l’anno). Età prevalente 18–50 anni; minori al 16%; ticket medio sottratto sotto gli 80 euro per 7 retailer su 10 (con range dichiarato 25–300 euro). È un perimetro che rende il fenomeno frequente, a basso importo e costoso da intercettare se i processi di presidio non sono chirurgici.

Che cosa fanno (davvero) i negozi: dotazioni e gap tecnologici

Oggi quasi 8 insegne su 10 dichiarano di adottare casse self-service. Tuttavia il 75% concorda che i furti aumentano rispetto alle casse presidiate; il 76% chiede misure deterrenti aggiuntive; solo il 57% ritiene adeguati gli investimenti attuali. Un terzo delle aziende (32%) sta già mettendo risorse extra sulle aree self, puntando in 4 casi su 5 su telecamere di sorveglianza, addetti dedicati, antenne/etichette EAS e personale esclusivo di presidio. Per il DIY, dove molte referenze “a rischio” transitano spesso in cesti e piccoli carrelli, la qualità del controllo visivo e delle regole d’uso del self diventa decisiva.

Sul versante della sicurezza fisica, la maggioranza dichiara telecamere e addetti (entrambi 95%) e sistemi antitaccheggio (89%). Dentro l’ombrello EAS, le soluzioni più comuni restano antenne/barriere, collari/spider-wrap e box in policarbonato; crescono ma restano minoritarie le soluzioni RFID, gli strumenti di analisi dei dati EAS e i meccanismi ad azione ritardata per gli espositori. Il DIY è tra i comparti che beneficerebbero di un salto di qualità proprio su item come pile e lampadine, dove i form factor consentono packaging protettivi e logiche di display controllato.

Resta un paradosso RFID: il 74% non la usa, ma il 74% delle aziende riconosce che l’RFID genera valore (e 79% la valuta utile anche come misura antitaccheggio). È un differenziale tra percezione e adozione che segnala spazio di miglioramento sul piano organizzativo e degli investimenti, specie dove il mix include molte piccole referenze e dove la precisione inventariale fa la differenza nei riordini automatici.

Quattro retailer su dieci dichiarano misure specifiche contro i gruppi organizzati (soprattutto telecamere e, in metà dei casi, vetrinette per contenere l’esposizione su item sensibili). Sul piano “sociale”, il clima peggiora: l’84% segnala un aumento di aggressioni (verbali/fisiche) verso il personale; cresce la formazione (68%) ma si fa sentire la difficoltà a reperire addetti alla sicurezza (53%). Per il DIY, dove l’assortimento è ampio e tecnico e l’assistenza al cliente richiede tempo, il trade-off tra servizio e presidio si fa più stretto.

Che cosa significa, concretamente, per i retailer del bricolage

1) Spostare il presidio dove nasce la perdita. Il dato del 95% sui furti in area vendita impone una combinazione di layout (ridisegno dei punti ciechi), display protetti per i piccoli elettrici e micro-referenze (pile, lampadine), video-analytics e presenza visibile di personale nei corridoi ad alta incidenza.

2) Hardening selettivo dell’assortimento “a rischio”. Gli strumenti EAS più diffusi – antenne, spider-wrap/collari, box – sono già disponibili e scalabili: applicarli granularmente sulle referenze più sottraibili incrementa l’effetto deterrente senza penalizzare l’esperienza d’acquisto.

3) Self-checkout sotto controllo, non sotto accusa. Il tema non è “abolire”, ma governare: addetti dedicati, telecamere, workflow (piani di coda, controlli casuali, regole per i carrelli “combo”) e messaggistica in corsia riducono l’“opportunità” che spiega il +75% di furti percepiti alle casse self.

4) RFID dove fa veramente la differenza. Se il canale riconosce il valore ma non adotta, il passo successivo è valutare piloti su micro-cluster (per es. batterie premium o utensili high-shrink), integrando inventario in tempo reale e allarmi di eccezione per agire prima che lo shrink compaia a inventario.

5) Persone, formazione, sicurezza. Con aggressioni in forte crescita, l’up-skilling del personale su de-escalation, procedure e uso degli strumenti è parte della strategia loss prevention tanto quanto l’hardware.

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