Rapporto Coop 2025: inizia l’era del deconsumismo?
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La globalizzazione mostra segni di arretramento, con la metà delle imprese esportatrici italiane che prevede un calo dei flussi commerciali nel 2025.
L’anteprima del Rapporto Coop 2025 descrive uno scenario globale caratterizzato da conflitti, instabilità e trasformazioni economiche profonde. La spesa militare mondiale ha raggiunto i 2,7 trilioni di dollari nel 2024 (+17% rispetto al 2022) e il 78% degli opinion leader intervistati prevede un aumento dei conflitti nei prossimi anni.
La leadership statunitense appare in discussione, mentre cresce il peso di Cina e India, rispettivamente con tassi di crescita stimati al +5% e al +6%. L’Europa, pur mantenendo un peso economico rilevante, sconta una governance incompiuta, mentre gli italiani guardano con favore a difesa comune, unificazione fiscale e titoli di debito europei.
L’economia italiana e la produttività
Il quadro nazionale mostra segnali di rallentamento. Le previsioni indicano per il biennio 2025-2026 una crescita del Pil di circa +0,5% annuo, con stime ancora più basse da parte degli opinion leader (+0,1% nel 2026). A fronte di 840.000 nuovi occupati, la produttività per ora lavorata è in calo (-1,4%), evidenziando la carenza di settori ad alto valore aggiunto.
Il 10% della popolazione detiene il 58% della ricchezza del Paese e cresce il peso delle rendite rispetto al lavoro. I redditi delle famiglie si mantengono grazie all’aumento delle ore lavorate, pari a 2,3 miliardi in più negli ultimi cinque anni.
L’ombra del domani: preoccupazione e deconsumismo
Il Rapporto rileva un cambiamento significativo nello stato d’animo degli italiani. Crescono timore (dal 20% al 39%), inquietudine (dal 24% al 37%) e allerta (dal 16% al 25%), mentre calano serenità e fiducia. La guerra è percepita come rischio concreto e la richiesta di pace e diritti civili è al primo posto tra gli obiettivi di sostenibilità (64%).
Gli italiani si orientano verso uno stile di vita più sobrio: il 42% individua nel risparmio il driver primario e cresce il fenomeno del “deconsumismo”. Si privilegia il second hand, la riparazione degli oggetti e l’acquisto di beni essenziali. Anche nei consumi tecnologici si dà priorità all’utilità rispetto alla gratificazione.
L’intelligenza artificiale entra sempre più nella dimensione privata: il 49% degli italiani la utilizza nella vita quotidiana e quasi la metà si dichiara pronta ad affidarle compiti domestici.

Cibo tra tradizione e innovazione
Il rapporto degli italiani con il cibo si conferma centrale, con una crescente attenzione alla salute. Calano coloro che si identificano con un modello alimentare esclusivamente tradizionale (dal 34% al 22%), mentre aumenta chi adotta stili innovativi o ibridi. La spesa domestica cresce (+3,8% a valore e +2% a volume nei primi sei mesi del 2025), trainata da frutta, verdura e freschi, mentre arretra la ristorazione fuori casa (-2,2%).
Sette italiani su dieci dichiarano di leggere le etichette nutrizionali e si riduce l’appeal dei cibi ultraprocessati. Il biologico è in crescita, così come le scelte no-alcol, soprattutto tra i giovani. Parallelamente si diffonde l’uso di farmaci e integratori legati al controllo del peso, con un forte aumento delle vendite di bilance e prodotti iperproteici.
Le difficoltà reddituali mantengono alta l’attenzione al risparmio: il 40% dichiara di voler incrementare gli acquisti in promozione e il 18% quelli a marchio del distributore. Per la grande distribuzione italiana, le sfide future passeranno dall’innovazione di prodotto e di processo, dalle politiche per il personale e dall’integrazione dell’intelligenza artificiale.
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