DMO. Le 5 richieste a istituzioni e politica
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E’ di questi giorni la presentazione di un vero manifesto da parte di DMO, Distribuzione Moderna Organizzata (DMO), che fa parte di ADM, Associazione Distribuzione Moderna, all’interno della quale si trovano anche Federdistribuzione, Ancc-Coop, Ancd-Conad e circa 900 imprese di distribuzione che operano in Italia.
Un realtà caratterizzata da dati importanti come i 60 milioni di persone che acquistano ogni settimana nei punti vendita della Distribuzione Moderna Organizzata (DMO), il fatto che l’81% degli acquisti della DMO realizzato in Italia e il 91,5% dei fornitori di prodotti a Marca del Distributore (MDD) nel settore alimentare (Largo Consumo Confezionato) sono imprese italiane e tra queste il 78% sono PMI. Struttura con il 91% degli occupati con contratto a tempo indeterminato e il 72% del Valore Aggiunto redistribuito in remunerazione del personale.
Contributi importanti che possono implementarsi, a patto che si realizzino alcune condizioni per potere sviluppare tutti i suoi effetti positivi, anche alla luce delle nuove sfide che è chiamata ad affrontare: una domanda che stenta a riprendersi dopo essere crollata negli anni più bui della crisi, nuove abitudini e nuovi comportamenti d’acquisto dei consumatori, una digitalizzazione dei processi che impone grandi cambiamenti, la concorrenza degli operatori puri on line e di ambiti del commercio ancora opachi dal punto di vista del rispetto delle regole.
L’agire della DMO è guidato da alcuni principi: concorrenza e merito, rispetto delle regole, attenzione alla tutela del potere d’acquisto delle famiglie (con attenzione a quelle più in difficoltà) e uno sguardo al futuro. Sulla base di questi principi le “richieste” della DMO alla politica sono concentrate in 5 punti:
- una rinnovata centralità della concorrenza, che veda le norme locali coerenti con quelle nazionali a tutela dei principi di concorrenza previsti anche dalle regole comunitarie e sempre confermate dalla Corte Costituzionale, che garantisca stesse regole semplificate per chi è presente nel mercato con punti di vendita fisici e chi opera solo via e-commerce, che porti all’eliminazione di tutti i monopoli e le rendite e introduca effettiva concorrenza nei settori, come ad esempio nei farmaci e nei carburanti;
- pieno rispetto della legalità e certezza del diritto, portando ad una lotta alla contraffazione, a combattere il mancato rispetto delle regole nel mercato del lavoro, a contrastare l’abusivismo e a opporsi all’evasione fiscale;
- una politica di rilancio dei consumi, unica strategia per riuscire ad innescare un percorso stabile e strutturato di crescita. Oltre a scongiurare definitivamente l’applicazione delle clausole di salvaguardia sull’IVA, appare indispensabile varare misure volte ad assicurare sostegno alle persone e famiglie con i redditi più bassi e a quelle più colpite dalla crisi; una politica che, abbracciando un respiro più lungo di intervento, affronti anche seriamente il tema della bassa natalità;
- interventi mirati a rilanciare gli investimenti e la competitività, affrontando i temi del costo dell’energia, dell’iniquità di un’imposta come l’irap che penalizza le imprese “labour intensive” come quelle della DMO, degli incentivi per favorire investimenti in riammodernamenti e ristrutturazioni delle reti commerciali. Affrontando anche le questioni aperte nel mondo del lavoro, diminuendo l’incidenza del cuneo fiscale, favorendo le politiche attive, aumentando e rendendo strutturali nel tempo gli incentivi per le aziende che assumono in forma stabile e che sono a sostegno del lavoro femminile e giovanile.
- la necessità di avere regole semplici e chiare, riducendo gli adempimenti burocratici, accelerando l’attuazione delle leggi, armonizzando e coordinando i controlli a cui sono sottoposti i punti vendita, soprattutto alimentari, da una pluralità di organismi;
Lo studio sul “Valore Esteso” realizzato da ADM in collaborazione con EY è finalizzato proprio a dare una misura quantitativa del vero ruolo che la DMO svolge all’interno del quadro economico del Paese, prendendo in considerazione tre variabili fondamentali: la ricaduta occupazionale (diretta e indiretta), il Valore Aggiunto generato e il contributo fiscale per lo Stato. I numeri evidenziati nella ricerca sono rilevanti: la DMO
- sostiene 2 milioni di lavoratori (9% dell’occupazione complessiva del Paese),
- genera 101 miliardi di euro di Valore Aggiunto (il 7% del Valore Aggiunto nazionale),
- crea 30 miliardi di euro di contributi fiscali per lo Stato.
La capacità della DMO di attivare un forte “moltiplicatore” nel Paese è testimoniato dai numeri che determinano i risultati finali del “Valore Esteso”.
- 460.00 collaboratori direttamente impiegati
- 18 miliardi di euro di Valore Aggiunto generato direttamente
- 7 miliardi di euro di imposte e contributi versati allo Stato (sono i numeri che solitamente inquadrano la DMO)
- 1,1 milioni di posti di lavoro attivati indirettamente
- 63 miliardi di euro di Valore Aggiunto generato indirettamente
- 17 miliardi di euro di contributi versati allo Stato
l’ impatto indotto (generato dagli acquisti dei lavoratori direttamente e indirettamente coinvolti che a loro volta hanno attivato un indotto, escludendo gli acquisti fatti all’interno della DMO) evidenzia 396.000 posti di lavoro attivati, 20 miliardi di euro di Valore Aggiunto generato e 6 miliardi di euro di contribuiti versati allo Stato.
Scarica e Leggi Valore Esteso – I 5 punti del manifesto
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