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Retail sostenibile: generazioni a confronto


sostenibilità
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La pandemia ha sicuramente contribuito a influenzare enormemente il nostro modo di vivere in società, costringendoci a ridisegnare le abitudini. Nella Nuova Normalità sono tante le questioni che abbiamo capito di non poter più trascurare.

Una di queste è la sostenibilità, che rientra appieno nel novero dei topic più impellenti che dobbiamo affrontare al più presto. Mai come al giorno d’oggi, infatti, il tema della sostenibilità è sentito come vitale da parte delle persone. Specialmente dai giovanissimi, portatori come sono di valori nuovi.

Sostenibilità? La percezione varia di generazione in generazione

Le nuove generazioni sono cresciute con una diversa percezione delle tematiche ambientali. È innegabile che il salto sia stato immenso. Se pensiamo al fatto che già nel 2015, stando a un rapporto Nielsen, il 73% dei Millennials si diceva disposto a pagare di più per avere prodotti sostenibili e consumare beni che fossero attenti all’ambiente, capiamo bene il tipo di mindset che i giovanissimi di oggi hanno ereditato dai loro predecessori.

Un trend duraturo o una moda passeggera?

Essendo la sostenibilità un tema assolutamente di primo piano al giorno d’oggi, si è verificato ciò che sempre accade all’apparire di un nuovo trend: il cosiddetto effetto moda. D’un tratto, una dopo l’altra tutte le aziende di consumo hanno inserito prodotti biologici all’interno dei propri negozi. La parola “green” è finita in tendenza come uno dei termini più popolari e i brand hanno fatto a gara a chi si dichiarava più eco-friendly. Ad ogni modo, come per ogni cosa, non basta dichiarare di essere a favore della sostenibilità, per cambiare davvero la situazione. Specialmente se dall’altra parte del bancone troviamo i giovanissimi della Gen Z, la cui caratteristica principale sta nel fatto di essere pragmatici e di volere le prove di quanto si afferma.

Sostenibilità e accessibilità

È chiaro però che la sostenibilità, per essere universalmente accettata, dev’essere accessibile a tutti. I prodotti biologici, rispetto a quelli tradizionali, costano di più perché maggiore è il costo per produrli e trasportarli. Pur essendo a favore della sostenibilità, non tutti sono disposti a spendere qualche euro in più per acquistare dei prodotti eco-friendly. Questo atteggiamento si riscontra soprattutto nelle generazioni più vecchie, perché Gen Z e Millennial sono più che disposti a pagare per la qualità dei prodotti e dei beni, veicolati come sono dai nuovi valori che si sono imposti nel post pandemia.

Strategie di retail sostenibile: dal riciclaggio al re-commerce

La sensibilità nei confronti del nostro ecosistema è cresciuta a un livello tale che tutte le aziende, dalle grandi alle PMI, hanno cominciato ad adeguarsi. Specialmente in ambito retail. Ecco allora il proliferare di attività che plasmano e producono materiali provenienti da fonti sostenibili, iniziative di riciclaggio nel settore manifatturiero, non ultimo il “re-commerce”, una strategia di ri-commercializzazione di prodotti usati volta a ridurre drasticamente gli sprechi. Non per altro la gen Z e buona parte dei Millennials acquistano prodotti riciclati con molta maggiore frequenza rispetto ai Baby Boomer o alla Gen X. I rivenditori incoraggiano i clienti a riportare oggetti inutilizzati, che vengono poi recuperati per creare prodotti di qualità superiore. Le aziende stanno inoltre studiando delle strategie per creare nuovi packaging a impatto zero, spogli di orpelli e mirati a conferire valore ai prodotti stessi.

I progetti di idroponica e aeroponica

A oggi sono tante le start up innovative che si stanno muovendo in questa direzione. Ad esempio, nel mondo vegetale, sempre più piede stanno prendendo i progetti legati all’idroponica e all’aeroponica. Questi sistemi di coltivazione indoor hanno raggiunto negli ultimi anni una diffusione globale per via dei vantaggi che offrono: rispetto alle coltivazioni tradizionali queste produzioni non impiegano agrofarmaci e consentono di risparmiare fino al 90% di acqua. Non hanno problemi legati al mutare delle stagioni, e sono a chilometro zero. Per quanto riguarda i costi di illuminazione, irrigazione, gestione e raccolta delle piante, viene in aiuto la tecnologia. Infatti, grazie all’intelligenza artificiale, all’internet of things, all’automazione dei processi e alla blockchain si possono ovviare tutti i problemi che in origine connotavano la rivoluzione delle techno farm.

In futuro?

Che cosa dobbiamo aspettarci in futuro? Sicuramente un orientamento volto alla salvaguardia ambientale tanto da parte dei clienti quanto dei brand. Con la Gen Z che si appresta a diventare sempre più agguerrita nella difesa dei propri ideali, sempre più informata e consapevole e desiderosa di cambiamento, i rivenditori dovranno agire di conseguenza, allineando i propri modelli di business ai valori emersi nella Nuova Normalità.



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