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Covid-19, è emergenza per il comparto garden


Centro del Verde Toppi a Saronno (Va)

Assofloro e Coldiretti intervengono in seguito alla pubblicazione del decreto DPCM dell’11 marzo sulla chiusura delle attività commerciali.

Da una parte il senso di responsabilità di fronte all’emergenza sanitaria nazionale, dall’altra la quanto mai necessaria richiesta al governo di misure urgenti che possano tutelare, in una situazione che si fa sempre più critica, tutte le aziende del comparto florovivaistico.

Quella che si sta delineando è infatti una vera e propria emergenza per il comparto della produzione e vendita di piante e fiori, ma anche delle attività legate alla manutenzione, e l’epidemia di Coronavirus cade proprio sul periodo di maggior attività, rischiando dunque di produrre danni gravissimi. Non solo nell’immediato, ma anche quando progressivamente la situazione tornerà alla normalità, visto il carattere stagionale del settore. Non da meno i problemi di logistica, con le prime segnalazioni di carenze di mezzi da e per alcuni paesi europei. Il quadro insomma è fosco, e Assofloro si è unita a Coldiretti nel portare al governo le istanze delle aziende.

Nada Forbici, presidente di Assofloro, facendo appello all’unità della politica nel fronteggiare la situazione parla di “uno scenario complicato e preoccupante, perché da una parte ci richiama ad azioni collettive e unitarie per ridurre i contagi e dall’altra richiede misure economiche urgenti e immediate a salvaguardia del settore florovivaistico, che rischia di subire, più di altri settori, ripercussioni nel lungo periodo, anche dopo che l’emergenza sarà finita e quando le altre attività ripartiranno”.

Assofloro ha perciò deciso di sostenere l’azione di Coldiretti perché “riteniamo sia il soggetto che all’interno del settore con la forza e la rappresentatività più significativa per ottenere le urgenti forme di tutela e aiuto per le nostre aziende, riferendoci a tutte le aziende della filiera florovivaistica, siano esse artigiane o agricole, del comparto produttivo come di quello manutentivo”.

Tra le misure richieste nell’immediato ci sono il congelamento del pagamento dei contributi, a partire dal 16 marzo, a mantenimento di una maggior liquidità fin da subito e la possibilità di attivare la cassa integrazione per tutti i dipendenti.

“Il decreto dell’11 marzo – spiega la presidente di Assofloro – ci permette di lavorare ma estremamente contingentati e con grandi e severe precauzioni a tutela della salute nostra, dei nostri lavoratori e della collettività. Il Decreto ci permette di lavorare come filiera agricola, ma faccio appello al senso di responsabilità di tutti gli imprenditori: pensiamo che le aziende debbano da subito rallentare o fermare, dove possibile, la propria attività. Le piante e i fiori nei nostri vivai e serre vanno accudite, non possiamo lasciarle a se stesse ma tutte le attività manutentive non urgenti possono aspettare per il bene di tutti. Chiudere le aziende è un sacrificio enorme ma dobbiamo farlo perché siamo tutti in prima linea per contenere il contagio. Facciamo rete, dimostriamo di essere un settore maturo”.

Con la chiusura delle attività commerciali, anche se il comparto produttivo può continuare a lavorare, fiori e piante restano invenduti e già è cominciata la cancellazione di ordini. Il timore di Assofloro è che si assista a forti ripercussioni su pagamenti anche di lavori già eseguiti o in esecuzioni. “Per i serricoltori che producono vegetali con ciclicità di due o tre mesi – conclude Nada Forbici – occorre rimarcare il forte carattere di deperibilità e stagionalità del prodotto, che risulta invenduto e invendibile presso le strutture produttive, con ulteriori aggravi economici connessi ai costi di smaltimento”.

L’epidemia si sta verificando proprio in un periodo che per le imprese del comparto verde è quello di maggior fatturato, come fa notare anche Mario Faro, Presidente della Consulta florovivaismo di Coldiretti, che definisce l’emergenza “uno stato di calamità che sta provocando ingenti danni alle aziende con ripercussioni su tutto il tessuto economico diretto e dell’indotto, nonché sulla sopravvivenza stessa dell’impresa e di coloro che vi lavorano, dai titolari ai dipendenti”.

Oltre al problema dei prodotti invenduti nelle serre, nei vivai, nei garden center, si aggiungono quelli legati ai trasporti interni e verso l’estero. Dice Mario Faro: “Le compagnie di trasporti estere non inviano i mezzi a caricare il materiale. Abbiamo segnalazione per i seguenti Paesi: Belgio, Germania, Croazia, Montenegro, Slovenia, Romania, Bulgaria, Russia. Si segnalano problematiche anche per il trasporto navale, la caduta del prezzo del petrolio diminuisce il potere di acquisto dei mercati esteri. E poi l’impressione è che si parli delle problematiche di tutti i settori ma poco di quello agricolo e per nulla di quello florovivaistico, pur generando il 5% del PIL agricolo e occupando, comprendendo il mondo manutentivo, 200.000 operatori. Siamo al lavoro per monitorare con la massima attenzione la situazione relativa alla diffusione del Coronavirus e stiamo interagendo con il Governo e le istituzioni per la tutela del settore che necessita di risposte immediate per fare fronte alla crisi”.



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