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Claber, 50 anni di storia nel giardinaggio




Per Claber, azienda friulana ben conosciuta per la sua specializzazione nei prodotti e sistemi per l’irrigazione del verde, il 2019 è stato un anno molto importante. L’anno del giro di boa di mezzo secolo, 50 anni.

Claber è un’azienda che rispecchia perfettamente l’archetipo dell’industria familiare italiana, spina dorsale dell’economia nazionale. Come sempre accade per le imprese familiari esiste un capostipite che ha acceso la miccia e ha iniziato a costruire, lavorando duramente.

Nel caso di Claber il capostipite si chiamava Oliviano Spadotto, classe 1931, nato in una famiglia di panificatori e laureatosi in giurisprudenza all’insegna dell’alfieriana “volli, volli, fortissimamente volli”.

In piena scalata verso il successo nella carriera forense in qualità di avvocato, accadde che alla fine degli anni ’60 gli fu affidato il fascicolo relativo alla successione di una piccola azienda, a seguito della prematura scomparsa in un incidente stradale del titolare e amico Claudio Bertoli (è dalle prime tre lettere del nome e del cognome che prende vita il marchio Claber).

I mitici anni ’60

L’azienda all’epoca era molto piccola e produceva e commercializzava accessori per le gabbiette degli uccellini (abbeveratoi, ossi di seppia, vaschette, ecc.). Oliviano Spadotto si appassionò al caso dell’azienda dell’amico, tanto da rilevarla reinventandola.

Gli anni del dopoguerra, tra il 1950 e il 1970 furono straordinari. La voglia di ricostruzione e di raggiungere rapidamente un livello di qualità della vita il più elevato possibile portarono ad uno sviluppo economico veloce e arricchito di nuovi prodotti e nuovi impieghi. È negli anni ’60 che in Italia cominciamo a trovare nelle ferramenta i primi trapani adatti all’uso “familiare” (la prima linea di trapani consumer fu proposta negli U.S.A. dalla Black+Decker nel 1946) e i primi rasaerba dotati di motore in alluminio quindi leggeri e adatti al mercato hobbistico (è del 1953 la nascita di questi rasaerba in casa Briggs&Stratton).

Per quanto riguarda in particolare l’economia italiana possiamo ricordare come, all’inizio degli anni ’60, una giuria internazionale interpellata dal Financial Times, aveva conferito alla Lira l’Oscar della moneta più stabile e sicura tra quelle delle economie occidentali.

È in questo contesto che Oliviano Spadotto ebbe modo di analizzare le necessità delle persone, dei professionisti e delle famiglie, indirizzando la propria creatività imprenditoriale verso un mercato emergente come quello dei moderni sistemi per l’irrigazione. Ricordiamo che l’invenzione del raccordo rapido risale al 1968.

Erano anni in cui nel concetto di qualità della vita si cominciavano a comprendere il giardino di casa, il piccolo o grande orto, le piante in vaso sul balcone. Naturalmente la prima necessità da affrontare e risolvere nella maniera più agevole possibile era l’irrigazione di tutto questo verde.

La crescita di Claber tra qualità ed etica

Per 50 anni Claber è cresciuta velocemente, ponendosi oggi come un brand di riferimento mondiale, su tutti i fronti: quello della qualità, della sostenibilità e dell’etica di rapporto sia nei confronti dei consumatori che degli uomini e donne che lavorano negli stabilimenti e negli uffici.

Valori perseguiti da sempre: dal fondatore Oliviano Spadotto prima e dai figli, Gianluigi Spadotto, oggi presidente, e Dario Spadotto, oggi amministratore delegato di Claber Spa. Per questa sua spiccata volontà di ricerca della qualità su tutti i fronti Claber è stata la prima azienda italiana del settore ad aver ottenuto la certificazione di Qualità Totale ISO 9001.

“Siamo consapevoli – diceva Oliviano Spadotto – e pensiamo che sia nella nostra missione, di contribuire alla conoscenza nella società del valore insostituibile della sempre più rara acqua e creare una cultura nell’impiego e nel risparmio di questo elemento vitale”.

Un pensiero che si concretizzò, alla fine degli anni ’90, con la nascita del centro di ricerca e formazione aziendale “La Scuola dell’Acqua. Nata dal recupero paesaggistico e funzionale di una centrale idroelettrica in disuso, la Scuola dell’Acqua è oggi centro di molte attività: è un laboratorio di ricerca; è una scuola di formazione; è un laboratorio per il monitoraggio dello stato di salute idrogeologico e della fauna ittica; è un punto d’incontro tra la ricerca scientifica e gli operatori culturali, industriali e politici per una gestione sempre più responsabile dell’acqua.

Non solo, come abbiamo detto il recupero della vecchia centrale elettrica è stato anche funzionale, infatti essa è tutt’ora funzionante e contribuisce a fornire a Claber una quota dell’energia necessaria al suo funzionamento. La restante quota di energia proviene anch’essa da fonti rinnovabili, riducendo così l’impatto ambientale dei propri processi produttivi.

In sintesi, qualità, sostenibilità, etica e trasparenza sono i valori, irrinunciabili per Claber e per l’intero team aziendale, sui quali si fonda il successo dell’azienda, che nel tempo è diventato un punto di riferimento credibile per consumatori privati e professionisti.



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