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Mercatone Uno. La relazione dei Commissari non soddisfa i fornitori


Anche in periodo di Covid-19 non si fermano le attività relative all’insegna. L’ultimo atto della vicenda sono le Relazioni presentate dai Commissari dopo l’analisi di quanto fatto nel 2019.

In particolare, oggetto di dissenso da parte dei fornitori sono le “omissioni” delle Relazioni presentate dai Commissari Antonio Cattaneo, Giuseppe Farchione e Luca Gratteri.

A tal proposito l’Associazione fa rilevare che non si legge nulla riguardo alle vicende che hanno portato al fallimento di Shernon Holding, ” l’atto più rilevante di una lunga gestione commissariale, iniziata nell’aprile 2015, che ha distrutto valore per circa 500 milioni”.

“Parte del disvalore generato – continua l’associazione – è stato finanziato dai precedenti commissari mediante utilizzo del credito di fornitura, qualificato prededucibile, a tutt’oggi non onorato per circa 200 milioni (il dato è stimato in quanto non è ancora noto lo stato passivo del fallimento Shernon)”. Fallimento che, peraltro è ancora oggetto di attenzione da parte della procura di Milano.

Le obiezioni sulla relazione

Tuttavia, le Relazioni non contengono alcun riferimento alle precedenti vicende, ma si limitano a rilevare che:

  • Vi è stata un’opera di rettifica, da parte dei precedenti commissari, rispetto al documento di richiesta di ammissione al concordato di Shernon, in particolare sul ruolo svolto da Gordon Brothers e come tale società sia entrata nell’operazione (cfr. pag. 7). Ci si aspettava che i nuovi commissari, effettuassero almeno un’attività di verifica fattuale per assumere una posizione critica su base oggettiva sull’argomento;
  • La procedura (precedenti commissari) comunicava a Shernon l’intenzione di esercitare il proprio diritto di audit nell’aprile 2019 (cfr. pag. 6). Il passaggio nella Relazione conferma che da agosto 2018 fino ad aprile 2019 la procedura non si è preoccupata di analizzare l’andamento di Shernon alla quale erano stati ceduti i 55 negozi con riserva di proprietà, ma non viene assunta alcuna posizione di giudizio sull’operato dei precedenti commissari e sulla dovuta diligenza professionale che caratterizza il loro ruolo;
  • L’immobile adibito a logistica è stato oggetto di conferimento da parte di Shernon a Shernon Logistics (nel dicembre 2018) in violazione degli impegni assunti nell’agosto 2018. Nulla è stato posto in essere dal precedente collegio commissariale per rilevare l’illecito contrattuale che avrebbe permesso di rilevare lo stato di decozione, tra l’altro già noto, di Shernon.
  • Il precedente collegio commissariale ha inviato, il 5 agosto 2019 al Ministero la relazione ex art. 44 (relazione in caso di cessazione incarico) e art. 75 (bilancio finale della procedura sul quale il Ministero liquida il compenso dei commissari). Sono passati sette mesi ma non è dato sapere il contenuto dei documenti con la conseguente presa di posizione dei nuovi commissari.

E’ indicativo, prosegue l’Associazione Fornitori, dell’attuale contesto il fatto che il Comitato di Sorveglianza sia ancora costituito dai membri che non rilevarono alcuna eccezione (diversamente dall’ ex Ministro Calenda) sulla cessione dell’8 agosto 2018 e che pertanto possa svolgere, in maniera imparziale e critica, il proprio ruolo. Comitato di sorveglianza che era stato destinatario di una lettera circonstanziata da parte di un fornitore, nel mese di luglio del 2018, che anticipava in modo inequivocabile e deduttivo i punti critici della cessione dei punti vendita a Shernon.

Fornitori fuori dai giochi?

Nota dolente del documento è l’affermazione secondo cui “…allo stato non vi è evidenza della possibilità di integrale soddisfacimento dei crediti ammessi in prededuzione.. (cfr. pag. 25).

Diversamente i fornitori coinvolti si aspettano dai Commissari una “dettagliata analisi fattuale volta ad escludere comportamenti discrezionali non ammissibili. La differenza di trattamento tra i crediti prededucibili pagati al 100% dai precedenti commissari in forma corrente e quanto rischiano di ricevere analoghi creditori prededucibili che, per scelta dei commissari, non hanno invece potuto beneficiare del pagamento corrente si prospetta enorme e troppo ampia per poterla giustificare con un sopravvenuto e non previsto diverso andamento della procedura di AS”.

L’appunto di natura giuridica comunque non può distogliere l’attenzione sul fatto oramai noto che i pagamenti dei crediti prededucibili sorti per dilazioni di pagamento nelle forniture di merce e servizi alla gestione commissariale sia praticamente impossibile con tutte le conseguenze del caso.

Punti vendita e marchio

Le Relazioni evidenziano la chiusura dei punti vendita, alcuni in maniera definitiva perchè, di fatto, sfrattati dal proprietario dell’immobile per morosità nel pagamento degli affitti. A ciò si aggiunge la rimozione delle insegne “Mercatone Uno al fine di risparmiare sull’imposta di pubblicità.

Azioni, queste, sempre secondo quanto sostiene l’Associazione Fornitori, che sono prova di “un importante danno per perdita di avviamento e comunque di distruzione di valore della catena” e comunque l’evidenza del fatto che la gestione commissariale non è riuscita a conseguire gli obiettivi del Programma depositato al Ministero nel 2015 e il conseguente mantenimento della catena.

Anche su questo aspetto l’Associazione esprime contrarietà in quanto “i commissari non danno evidenza della conseguente attribuzione di responsabilità a chi ha causato il danno, né risulta una posizione dei nuovi commissari sulle effettive responsabilità del dissesto di Mercatone Uno da cui è derivata la procedura di AS, apparendo anch’essi ancora indicare le vicende oggetto della causa di Genova quale fonte del predetto dissesto oltre che quale fonte di future risorse da mettere a disposizione dei creditori, ignorando del tutto i recenti e netti esiti del procedimento penale (sorto dalla relazione dei precedenti commissari) presso il Tribunale di Bologna che (sulla base di una altrettanto netta Consulenza Tecnica d’Ufficio) hanno stroncato e smentito del tutto le tesi avanzate dalla procedura a tale riguardo”.

Infine, l’Associazione evidenzia che nel documento Rapporti A.S. e Fallimento Shernon non viene data nessuna indicazione circa la possibilità di considerare le insolvenze come parte di un’unica procedura.

“Sarebbe stato utile, sull’argomento, conoscere la posizione dei commissari sull’applicazione o meno dell’articolo 50-bis della legge Prodi-bis (cessione di azienda o ramo d’azienda nell’anno anteriore la dichiarazione di insolvenza), o in alternativa gli effetti della nullità dell’atto di cessione del 9 agosto 2018. E pertanto i fornitori restano, al momento, spettatori di una “giostra giuridica” fra le due procedure che si contendono spazi di magazzino, prestito di mano d’opera, cessione di merce, addebiti di utilizzo di locali, etc. il tutto in moneta fallimentare (ovvero inesistente)”.

Inoltre, sulla base delle prime considerazioni del Curatore del fallimento Shernon che sostiene il fatto che la società Shernon era già insolvente alla firma dell’atto di cessione del 9 agosto 2018, i fornitori si aspettavano il parere in merito del nuovo collegio commissariale.

La risposta dei Commmissari

A fronte di queste obiezioni i commenti dei commissari sono arrivate nelle dichiarazioni rilasciate a Il Sole24 Ore. Nella fattispecie replicando che “Siamo abituati a esprimere valutazioni su basi solide e dati definitivi, non a esternare opinioni. Dall’estate scorsa a oggi abbiamo concentrato il nostro impegno su due fronti: tutelare i lavoratori e salvaguardare il valore aziendale, tagliando i costi e accelerando la cessione degli asset”.

E, ancora, relativamente alla relazione della precedente gestione commissariale, commentando che ” non abbiamo rilevato anomalie contabili e sul merito della gestione aspettiamo ad assumere posizioni in base all’esito del procedimento sul fallimento Shernon aperto dalla Procura di Milano”.

La replica dell’Associazione non si è fatta attendere e dopo aver rimarcato circa le valutazioni dei crediti dei fornitori all’apertura della procedura commissariale e la gestione di Shernon Holding, nonchè l’accorpamento delle due procedure, ha evidenziato la necessità di “stimare il risarcimento danni ascrivibile a chi ha creato la procrastinazione del dissesto e da parte di chi non ha vigilato” e che resta ancora aperta ” la questione dei clienti rimasti insoddisfatti a fronte di acconti versati per circa 8 milioni di euro a Shernon “.

Senza tralasciare il fatto che ” al momento, sarebbe utile avere l’evidenza che gli attuali Commissari, avendo tutte le informazioni necessarie, abbiano messo sotto stretta osservazione i periodi di gestione sospetta“.

PS: Le Relazioni informano che lo svolgimento dei bandi prosegue fino al 23 maggio 2020 data oltre alla quale il Ministero dovrà concedere un’ulteriore proroga.



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