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Garden center, verso la regolamentazione


In questi primi mesi dell’anno si stanno tenendo le audizioni nella XIII Commissione (Agricoltura) delle associazioni di categoria per discutere la proposta di legge 982 presentata nel luglio scorso da Filippo Gallinella (Movimento 5 Stelle), presidente della XIII Commissione e da un gruppo di deputati omogeneo per appartenenza politica.

La proposta di legge riguarda le disposizioni per la semplificazione e l’accelerazione dei procedimenti amministrativi in materia di agricoltura e pesca e, per quanto ci riguarda, comprende nel comma 2 dell’articolo 8 un primo accenno di regolamentazione dei centri per il giardinaggio, forse più conosciuti come garden center.

Sono tanti anni che questo comparto della distribuzione attende una normativa che definisca e regolamenti l’attività dei centri per il giardinaggio a livello nazionale, contrariamente a quanto accade oggi dove le norme sono spesso inesistenti o fumose e in pochi casi (Veneto e Basilicata) chiare e sufficientemente efficaci.

Il comma 2 dell’articolo 8 di questa proposta di legge recita testualmente: “i centri di giardinaggio che forniscono beni e servizi connessi all’attività agricola sono equiparati agli imprenditori agricoli.” Una norma che deve necessariamente essere arricchita di contenuti per avere un significato preciso ed è per questo che i deputati hanno chiesto pareri e supporti alle associazioni di categoria.

In particolare sul tema centri di giardinaggio si sono espresse Coldiretti il 17 gennaio scorso, Confagricoltura e CIA il 22 gennaio, AICG (Associazione Italiana Centri Giardinaggio) il 6 febbraio e Assofloro Lombardia il 5 marzo.

Per come è stato scritto il comma 2 dell’articolo 8 cioè prevedendo un’equiparazione dei centri di giardinaggio agli imprenditori agricoli ha suscitato reazioni negative nelle associazioni spiccatamente agricole. Coldiretti ha voluto sottolineare che “equiparare all’impresa agricola soggetti che non si caratterizzano per l’esercizio neppure embrionale delle attività agricole, cioè la coltivazione, la selvicoltura e l’allevamento è obbiettivamente una presa di posizione che merita approfondimento”.

Più o meno sulle stesse posizioni la CIA che individua nella norma “il rischio di snaturare il perimetro dell’attività agricola”.  Mentre più aperta è apparsa Confagricoltura che giudica il tentativo positivo, a fronte però dell’impegno a “chiarire un po’ meglio che cos’è un centro di giardinaggio”.

Più articolato è stato invece l’intervento di Nada Forbici, presidente di Assofloro Lombardia, l’associazione di florovivaisti che più si è impegnata per il varo del Bonus Verde nel 2018 e la sua conferma anche per il 2019.

Nada Forbici, pur sottolineando la necessità di una normativa che regoli la definizione e le attività dei centri giardinaggio, ha evidenziato la necessità di differenziare con grande precisione e chiarezza chi produce per commercializzare, da chi ha nel commercio la sua fonte principale di reddito. Questo a tutela del florovivaismo italiano che, pur se di alta qualità e di assoluta eccellenza, soffre la concorrenza straniera. Quindi, anche secondo Nada Forbici l’equiparazione dei centri giardinaggio con l’imprenditore agricolo deve essere affrontata con grande cautela.

Più direttamente interessato è stato l’intervento della AICG (Associazione Italiana Centri Giardinaggio) che per voce di Silvano Girelli (presidente fino al 17 gennaio scorso, poi avvicendato da Stefano Donetti) e di Bartolomeo Dichio, segretario dell’Associazione, ha specificato le esigenze di un centro giardinaggio moderno, in primo luogo la multimerceologia e la multifunzionalità al servizio delle famiglie.

Per avere un’idea ancora più chiara della situazione e delle esigenze dei centri giardinaggio vi suggeriamo la lettura dell’intervista rilasciata da Silvano Girelli per il nostro Speciale Garden 2017, dove, ancora una volta viene sottolineata con forza la necessità di una normativa nazionale chiara e soprattutto precisa su quelle che devono essere le caratteristiche di un centro giardinaggio e le conseguenti merceologie che può trattare.

Perché maltrattare i centri brico?

Per concludere vorremmo fare un’annotazione su come l’onorevole Liuni e in parte anche l’onorevole Gadda, nei loro interventi abbiano dipinto i centri brico come realtà distributive che, al pari dei supermercati, maltrattano il verde abbandonandolo sui carrelli senza alcuna manutenzione e utilizzandolo come prodotto civetta a prezzi più bassi rispetto a quelli di mercato.

Questo tipo di atteggiamento fa parte delle considerazioni che esprimemmo in un editoriale del gennaio scorso intitolato “Non siamo politicamente interessanti”. In realtà i centri brico, grandi o piccoli che siano, a causa dello scarso numero di centri giardinaggio sul territorio nazionale (soprattutto al centro e al sud) sono un punto di riferimento fondamentale per molte famiglie che vogliono accudire il proprio verde in casa e in giardino autonomamente, per passione e piacere personale.

Banalizzare la loro presenza definendoli genericamente “Brico Center” (che peraltro è un’insegna ben precisa e non un generico canale distributivo) e svilire il loro lavoro senza tenere conto del successo che esso riscuote nelle famiglie italiane (il reparto giardino nei centri bricolage è uno dei più importanti in termini di fatturato) ci sembra francamente piuttosto ingiusto.

È evidente che l’offerta di verde vivo di un centro brico non è profonda come quella di un centro giardinaggio, però è altrettanto vero che nel centro brico l’hobbista può trovare quell’offerta multimerceologica (sementi, terricci, attrezzi, macchine, ecc.) che il centro giardinaggio non può offrire proprio a causa dell’assenza di una normativa precisa.

Nell’analisi dei canali distributivi del “giardinaggio per famiglie” non si dovrebbe poi escludere le ferramenta e i negozi specializzati in macchine per il giardino, che, soprattutto in provincia, sono dei riferimenti fondamentali per l’acquisto, la manutenzione e le riparazioni di rasaerba, decespugliatori, tagliasiepi e quant’altro occorre per curare in maniera agevole il proprio giardino. Merceologie e aspetti tendenzialmente non trattati, o trattati molto poco, dai centri giardinaggio.

In sostanza sarebbe bene distinguere il florovivaismo dal giardinaggio, in quanto mercati diversi, con caratteristiche diverse ed interpretazioni del verde diverse: il florovivaismo esprime un approccio professionale che mette al centro il giardiniere, il giardinaggio invece è in gran parte territorio delle famiglie che per passione curano autonomamente il proprio spazio verde.

Sarebbe opportuno che nella formulazione della normativa si tenessero in buon conto anche le esigenze dei tanti appassionati di verde che, secondo i dati Coldiretti rappresentano il 63% della popolazione.



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