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Distribuzione edile, Cerved fotografa il comparto


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Quando parliamo di distribuzione nel mondo delle costruzioni ci troviamo di fronte a un mondo non facile e poco studiato. Al momento solo Cerved ha provato a farlo guardando al settore del commercio all’ingrosso di prodotti per le costruzioni dove operano circa 46.700 intermediari commerciali.

Le merceologie trattate sono tante: si va dai materiali edili a quelli elettrici, dalla ferramenta al legname per arredo e pavimenti, agli idrotermosanitari, agli infissi, a sanitari e arredo bagno. Poco meno di 140mila gli addetti di un settore composto soprattutto da aziende di piccole dimensioni, spesso a conduzione familiare (ovvero con meno di 5 assunti) e attive principalmente in ambito locale. Infine il fatturato, che nel 2020 ha visto interrompersi l’andamento positivo che aveva caratterizzato gli ultimi anni, attestandosi a poco più di 29 miliardi di euro.

I punti vendita sono 27mila, dei quali poco meno di 8mila dedicati ai materiali edili in senso stretto, che sommano un fatturato che nel 2020 si aggira intorno ai 15 miliardi di euro. I gruppi e i consorzi sono 33 per poco più di mille rivenditori associati e quasi 1.500 punti vendita con 590 showrooom. Un comparto che ha registrato lo scorso anno un fatturato di 2,86 miliardi.

Quaranta le principali insegne multipoint – sommando edilizia e Its – per più di 700 negozi e un fatturato 2020 di 2 miliardi di euro. Le insegne della gds del comparto brico sono 29 con 795 punti vendita e un fatturato di 4,5 miliardi.

I top 100 fatturano 1,65 miliardi, anche se in realtà i fatturati per singola azienda sono inferiori. “Guardando ai numeri e alle dinamiche riguardanti i consorzi, c’è stato un allargamento della base, grazie al fatto che, forse, il mercato ha capito che consorziarsi è meglio – spiega Federico Della Puppa, coordinatore del Centro Studi YouTrade. Nel rapporto con il commercio online si vede che nei due mesi del primo lockdown abbiamo scoperto il lavoro a distanza e abbiamo capito che potevamo organizzarci in un modo diverso. E questo anche nel settore preso in esame. Un tema che fino a qualche anno fa era poco sentito con il 44% di gruppi/consorzi che non aveva nessuna piattaforma. Attraverso una riorganizzazione aziendale le aziende hanno scoperto ad esempio che la logistica è fondamentale”.

Cosa insegna l’estero

Un altro elemento importante in un anno difficile per le vendite è la tenuta della redditività. Ma non basta questo, ricorda Della Puppa, quello su cui bisogna impegnarsi è la crescita. “O meglio svilupparsi concentrandoci sugli elementi strategici.

L’estero ci insegna che siamo sempre i figli poveri di un’Europa ricca. Se guardiamo i numeri delle francesi Point P e di Groupe Samse, e di Vhg International (Spagna) vediamo fatturati molto alti e una reddittività altrettanto alta per addetto.

E ancora: nella Repubblica Ceca, Dek consegna in 15 minuti gli ordini online. Hanno inserito al loro interno i vecchi piccoli punti vendita sparsi sul territorio e li hanno brandizzati riorganizzando la logistica. Hagebau fa da solo 6,5 miliardi. E si tratta di reti di imprenditori, così come Eurobastoff, insegne entrambe tedesche”.

Se studiamo attentamente questi gruppi si scopre che esistono 3 elementi centralizzati da tenere presenti: logistica e piattaforme distributive iperorganizzate; marketing e comunicazione capillari; fatturazione e organizzazione.

Cosa ci insegna l’estero? A stare insieme e a pensare alla dimensione aziendale come sistema di aziende integrate e a gestire in modo centralizzato la logistica per avere risposte qualitative di alto livello. A essere presenti capillarmente sul territorio lasciando ai piccoli imprenditori il ruolo commerciale locale, ma giocando sul marketing id insegna a livello nazionale/globale”.

Un trend che continuerà?

Federico della Puppa ricorda che certo l’economia si è rimessa in moto, “ma l’importante ora è sapere non “quanto” cresceremo, ma quanto questa crescita “ci drogherà”. In altre parole dobbiamo capire se quello a cui stiamo assistendo è un momento che passerà velocemente oppure è un trend destinato a durare. C’è un effetto traino dove l’Italia sorprendentemente guida la crescita. Resta da capire perché il nostro Paese stia registrando performance – anche in questo secondo semestre – decisamente molto interessanti. Segnali positivi confermati da più parti”.

Dal punto di vista delle costruzioni la dinamica sia europea che italiana è decisamente positiva. La ripresa post Covid fa sì che l’Italia passi da una fase di discontinuità, che ha alternato momenti di crescita a momenti di stagnazione, a un consolidamento della crescita. Ma se gli ordini sono in ripresa, lo sono anche i prezzi delle materie prime e dei prodotti, con i problemi che ne seguono e ne seguiranno.

Il futuro a breve è positivo così come quello relativo all’occupazione. Buono anche il futuro della distribuzione che registra segno positivo non solo per il 2021 ma anche per il prossimo anno. (slide Distribuzione)

Il Superbonus inizia a ingranare

Le previsioni per il settore delle costruzioni hanno secondo della Puppa “un orizzonte del +9% e un +7% per il 2022. Voglio tenermi piuttosto basso, anche se Global Data stima una crescita anche più positiva”. Molto bene il settore residenziale e non residenziale che riparte trainato dal Superbonus.

A settembre il provvedimento Superbonus risulta aver ingranato e a procedere a pieno regime. Il numero totale degli interventi risulta aggirarsi intorno alle 46mila asseverazioni, con investimenti totali di 7,5 miliardi di euro, 5,1 dei quali già realizzati.

Il Superbonus sta iniziando a mostrare le potenzialità anche nel campo dei condomini, che risultano essere pari a quasi il 14% del totale delle asseverazioni. Sono poco oltre i 6.400 i condomini oggetto di interventi per 3,6 miliardi di investimenti e una spesa media pari a 557mila euro.

La regione più reattiva al Superbonus si sta dimostrando il Veneto. Infatti se in Italia si contano 1,76 interventi ogni mille famiglie, in Veneto gli interventi salgono al 2,75. In questa regione sono 5.780 gli interventi totali, pari al 12,5% del totale nazionale. Mentre gli investimenti totali ammontano a 731 milioni di euro, pari al 9,8% del totale nazionale. Di questi risultano già spesi 537 milioni.

Da sfatare, rimarca della Puppa, rimangono diversi luoghi comuni. A iniziare da quello che riguarda il Sud, dove la spesa media per intervento è maggiore di quella media nazionale: 182mila euro vs 162mila. Questo significa che nelle città meridionali si sta intervenendo più che in passato grazie proprio ai bonus fiscali.
Se guardiamo alle ristrutturazioni dei condomini se la media italiana si aggira intorno ai 557mila euro a intervento, quelle effettuate al Sud totalizzano in media circa 590mila euro.

Infine il Molise, regione da sempre considerata piuttosto marginale, ha una spesa media per ciò che riguarda le case unifamiliari di 125mila euro, una cifra più elevata se confrontata con la media nazionale di 101mila.

Conclude Della Puppa “L’efficienza della spesa – cioè quanto abbiamo speso di ciò che è stato asseverato – è buona. Si tratta di uno strumento complesso che sta dando i suoi frutti. Dal punto di vista delle imprese il superbonus è un affare per quelle più strutturate. Meglio mettere i soldi nei muri che in banca, dunque! Le opportunità sia sul lato eco che sul lato sisma sono importanti. Ed è proprio il lato sisma quello meno sfruttato, mentre potrebbe essere utilizzato meglio”.



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